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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

Chi non dorme

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Non c'è nulla al mondo che mi procuri più gioia del dormire. L'ho sempre messo alla cima, nella scala dei miei bisogni personali, così da trovarlo subito senza buttare tutto in aria. E, fin da piccola, ho sempre dormito della grossa. Praticamente, uno dei principali motivi per cui mi sbrando al mattino, dopo gli improperi di rito, è che so che nel giro di "poche" ore tornerò a dormire. Durante la giornata mi ritrovo spesso a farlo in piedi. Alcune volte dormo pure sugli allori. Come dite? Non ho ancora conseguito risultati tali da permettermi di rimanere, inoperosa, a godermeli? E allora? Io sono così avanti che prima mi adagio, poi dormo e solo dopo otterrò il mio meritato successo. Adagio adagio, non c'è fretta. Tuttavia, ultimamente, mi par di dormir sui chiodi, dacchè ho preso a svegliarmi nel cuore della notte. Per nessun motivo particolare. E sempre alla stessa ora: 03:30. A quel punto non c'è verso (e dire che son poetessa) di riaddormentars

L'oblò

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Non pensavo fosse così illuminante e introspettivo osservare la lavatrice in funzione. No, non sono impazzita all'improvviso: il mio, è un processo d'insanità mentale in corso da tempo: lento, graduale, ma costante. Fatto sta che, prima, me ne stavo lì, nel bagno, a fissare l'oblò della lavatrice, quando, cullata dal ronzio e dal movimento circolare degli indumenti, vengo colta da un caldo oblio. Sospesa in una sorta di quiete meditativa, in cui il mormorio del motorino si accorda perfettamente con l'om che mi vibra nella gola, inaspettatamente scorgo, col terzo occhio (miope anche lui), un calzino nero in mezzo ad un mucchio di vestiti bianchi. Incastrato in un umido, candido e vorticoso abbraccio, non sembra risentire in alcun modo del suo status di minoranza derivante dal suo diverso colore di "pelle". Pare, invece, godersela come il tondo nero nella metà bianca del simbolo Yin yang. A tratti, l'insieme rotante, assume le sembianze delle gal

Parole, parole, parole

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Oggi sono pervasa da un senso di vacuità. Che poi, come faccia ad esser piena di vuoto, non lo so nemmeno io. So solo che questa cavità, che avverto dentro, all'altezza dell'ombelico, risuona, percossa ai bordi dal martelletto dell'irrealtà. Come una campana tibetana. Che non ha nulla di armonico, però. È come se tutto fosse privo di significato: un grande nonsense interattivo in cui le giornate si susseguono seguendo sempre lo stesso copione d'una commedia dell'assurdo. E ogni azione sembra inutile. Sarà che da piccoli ci siamo illusi un po' tutti di essere speciali e destinati a qualcosa di grande, per poi scoprire, cresciuti, che, di grande, troverai per lo più delusioni&batoste. C'è forse qualcuno fuori dalle scuole che spaccia ai bambini sogni di vite adulte piene di soddisfazioni personali e paradisi artificiali zeppi di gratificazioni? Non lo so, ma vorrei provare ora a sistemare le cose, nell'unico modo che mi è congeniale: giocan

I nonni

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  I nonni sono i papà e le mamme delle mamme e dei papà. Sono un dono lucenti fiamme, grazie a loro se siamo qua. I nonni hanno mani grandi e cuori anche di più; la vita sanno: se gli domandi, la impari un po' anche tu. Nonni stanze, per noi, per sempre aperte, rifugio nelle avversità; con dita stanche rimboccan le coperte, consigliano la via: “è di là!”. Nonni radici, legami col passato, semi che hanno dato buoni frutti; nostre matrici, chi li ha è fortunato, ed io che non ne ho più… vi scelgo tutti.   P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare!

Alla ricerca del baricentro perduto

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  Ho bisogno succeda qualcosa di bello, mi sento una preda, bestia da macello triturata dal karma cui non vado giù, mi punta l’arma d’un eterno déja vu. Ho bisogno ed aspetto, chessò, un segnale: non è scritto, non è detto debba andar sempre male. Ma che, crederai mica d’appuntarti all’addome una tara antica col tuo nome e cognome? Mi scorre il lamento dentro e trapela dai pori irruento, appiccicosa ragnatela. Martire di me stessa vivo alla mercé, tutto mi stressa, pure farmi un caffè. Vegeto aspettando che mi sbrani il buon sonno, al mattino mi sbrando e subito smadonno. Son malata, e grave, credo cerebropesa, leggerezza sottochiave, gravemente vilipesa. Che poi la stessa vita che maledico ora come fosse una ferita, domani è un’aurora e tutto va bene… ma niente, è fugace ce l’ho nelle vene ’sto male vorace: spaiata passeggera d’altalena-dondolo, da mattina a sera tra su e giù ciondolo; sola, ad imprimere la spinta verso l’alto, da illusi

Stay calmo

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La tecnologia ci rende la vita più semplice. Devi solo essere armato di tempo e pazienza; di calma e sangue freddo; di PIN, password, username, e, a seconda dei livelli di difficoltà, SPID, CIE, C.F. e NFC attivo; di 4 mani per utilizzare contemporaneamente altrettanti dispositivi smart; della capacità di compiere miracoli e/o esorcismi, o almeno di un amuleto magico/cero acceso nella chiesa più vicina. Dopo il doveroso pellegrinaggio sulla pagina di San Salvatore Aranzulla per incominciare a capire di che morte morire e dove, ci si reca sul sito incriminato e si effettua il login. Ti piacerebbe. Immancabilmente password in scadenza, dunque ti serve quella vecchia che va inserita comunque... Ma lì non te la fa vedere, perciò lasci la pagina, vai su Chrome-impostazioni-pw, scorri l'elenco fino a quella giusta, la clicchi, ti chiede l'impronta digitale, no non quella del medio, ok copia, esci, tenti di tornare alla pagina precedente ma... scaduta la sessione. Pure! De

Ciao Lele

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Oggi, più che mai, spero sia vero tutto il discorso della reincarnazione, tra le cui implicazioni vi è anche l'idea che la morte corrisponda ad una rinascita, esattamente come la nascita ad una morte, ad un livello superiore, "più sottile". In quest'ottica viene messo da parte il significato di morte come fine, per lasciare spazio a quello di morte in quanto trasformazione. D'altronde la legge di Lavoisier afferma che "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". Vero è, che è un principio chimico, ma cosa siamo noi se non chimiche in movimento? O comiche, più spesso. Ma non oggi. Oggi proprio no. Perché, poco più di un mese fa, mi hai scritto su WhatsApp: "ci rivedremo presto, te lo giuro, un abbraccio e buon viaggio...". Invece no. Invece "buon viaggio" a te, e non "ci rivedremo". Non in questa forma, per lo meno. Adesso tu sei più "sottile"... Pensare che eri già così esile che mi viene di

Naturo(a)patia

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Ieri son stata dal naturopata. Di noto anche alle pietre è uscito che: 1) devo amarmi di più; 2) ho un eccesso di mente; 3) devo "sentirmi", "ascoltare il mio corpo.  Di inaspettato, invece, è saltato fuori che: 1) il tipo è un gran figo; 2) devo fare più fatica fisica...  Fatica fisica IO? Allora significa che respirare, farsi il caffè al mattino e via dicendo non contano come fatiche? Ma è una tragedia! E io che credevo d'essere una novella Ercole. Io che sogno di dormire pure mentre dormo, e conto di imparare a sognar di dormire e sognare di dormire per aver l'illusione di dormir di piu. Solo il pensiero della fatica mi sfinisce. Così gli ho detto: "io faccio yoga ogni mattina!", ma secondo lui questa disciplina è troppo statica... Forse non conosce la tipa del sito di yoga cui sono abbonata... O forse, per lui, stare su una gamba sola, sporgere il busto in avanti e sollevare contemporaneamente l'altra gamba affinché entrambi siano pa

Cadute

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Cado spesso. Da sempre. Cado da ferma, salendo le scale, dal letto. Cado camminando, da seduta, scendendo le scale o stazionandovi. E sbatto, anche. Non c'è porta che imbrocchi al primo giro. Una bella spallata non gliela leva nessuno. Dev'essere un problema di scarsa percezione di sé. Tipo quando non hai ancora le misure della macchina nuova. È che io, più che nuova, son da rottamare. Com'è che non ho ancora capito bene dove finisco io e inizia il resto del mondo? E non dico tutto... almeno gli ostacoli. Ricordo quando, a 5 anni, inciampai nelle gambe di mio padre e ci misi la faccia procurandomi un taglio da 3 punti pur di non buttare le braccia, poiché reduce da pochissimo da una pessima frattura all'omero (15 gg di H + non so più di gesso + settimane di torture riabilitative dopo), che a sua volta avevo rotto per non andar di ginocchia, causa di un recentissimo trauma estivo. Siamo al mare e io cado sui miei giovani menischi&rotule un dì sì e un dì n

Gli educatori sono tutti uguali

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Evvvaiii. Casa di riposo nuova, problemi di vecchia data: ero appena riuscita a convincere tutti e 60 gli ospiti della residenza per anziani in cui ho lavorato 11 anni che sono una femmina, e già mi tocca ricominciare da capo con una settantina di nonni nuovi. E va già bene che, qui, non c'è un collega maschio con cui confondermi. No, perché con l'unico che ho avuto ci si somigliava parecchio: per stazza, statura, colore e taglio spettinato di capelli (quando li tenevo più corti), forma del viso e miopia. E come non bastasse, indossavamo la stessa divisa. Per questo l'anziano medio mi rimaneva confuso: alcuni pensavano fossimo gemelli, di cui lui la femmina ed io il maschio, altri che fossimo la stessa persona dal sesso intercambiabile a piacere ("Senti un po'... Ma tu preferisci essere un uomo o una donna?" mi domandò un dì la fantastica L. B. vedendomi in abiti civili anziché in divisa). Solo la voce ci distinugueva: la mia era nettamente più bas

Quest' anno non lavoro part. 3 - Era una bugia -

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Alla fine "quest'anno non lavoro" è andato a farsi benedire. È incredibile come l'universo conosca sempre la mossa giusta per metterti in crisi (=opportunità), che già costa molto effettuare scelte, figuriamoci mantenerle... Tocca chiedere un prestito alla Banca della Coerenza&Risolutezza, ma mi leggerebbero in faccia che, di Bond, io ho solo il doppio zero e che, le azioni di cui sono titolare, sono tutte inconcludenti. Fatto sta che "se Lois non va al lavoro, il lavoro va a Lois", e ok che alla montagna ho sempre preferito il mare, però... Comunque eccomi: dopo ben 3 mesi di duro far niente trascorso nel tormento per la mia condizione di disoccupata (da me voluta e creata) e nell'incapacità di godermi il meritato riposo, mi vedo passare dall' entusiasmo della proposta ricevuta, transitando per il sospetto di aver disatteso la scelta iniziale e il conseguente pentimento per aver accettato il lavoro, fino alla precoce preoccupazione p

Chi sono io?

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Sono sempre stanca. Al mattino rotolo a fatica fino a bordo letto e con estrema lentezza mi butto giù: sono a terra, le gambe pesanti come avessi corso la maratona di New York ed a New York fossi andata a piedi e ritorno. Poi scendo la scala ad occhi chiusi dietro gli occhiali, con entrambe le mani appoggiate sulle pareti laterali perché ho una gatta che, quando non fa il soprammobile, tenta di uccidermi ogni volta che metto piede su un gradino. E anche questa cosa mi stanca. Dentro. Per non parlare del caffè: lo sforzo di svitare la moka mi è quasi insopportabile. Se penso che poi va anche riavvitata... Mi consolerei pensando che un buon caffè (anzi 4: tengo moka grande), mi ripiglierebbe di sicuro, senonché, l'idea che subito dopo dovrò: dar da mangiare alla gatta sorvolando sul fatto che ha appena attentato alla mia vita, pulirle la lettiera ignorando le ferite dell'orgoglio che son comunque meglio di un osso del collo rotto, lavare i piatti della cena di ieri (l

United colors of Autumn

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Voglio imparare dall'autunno. Non è affatto semplice vibrare come i colori affissi ai rami con contratti d'affitto a tempo determinato, senza tremare. Ogni anno si rinnova il particolare effetto che producono i mutamenti, muti e lenti quanto costanti, 'ché non è per mancanza d' affetto se l' albero lascia cadere le foglie dopo averle illuse di poter toccare il cielo. È per restituirle alla Terra, che di vita le ha nutrite, e della loro stessa vita ora si nutre. Terra vestita di umide spoglie che seccano al vento o marciscono, sepolte, a mano a mano che ogni albero si spoglia. Foglie che scaldano il nudo suolo, ma non lo soffocano. Solo lo proteggono e preparano affinché sia terreno fertile. Voglio somigliare all' autunno in bianco e nero delle colline, evanescenti, come isole fantasma galleggianti sulla bruma rischiarata dal sole mattutino. Voglio scoprire i misteri delle castagne chiuse nei loro ricci, come segreti da difendere finché non siano pron

Tecno(il)logica

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Sono vittima di un sogno ricorrente, nel quale ho assoluta necessità di usare lo smartphone che, però, non vuole saperne di obbedire ai miei comandi, gettandomi così in uno stato di ansia e frustrazione: tocco wathsapp e si apre rubrica,  poi non si chiude, uff che fatica; provo di nuovo, ma parte la sveglia: il gioco si fa duro, comincia la battaglia; clicco contatti: "chiama Beatrice" invece mi s'apre l'app calcolatrice. Tempo al tempo, vado su Chrome: mi ritrovo su Facebook e comincio con "oooohmmm". Ok mi son persa, Google maps è sparito, in compenso youtube canta "Despacito".  Faccio un respiro, posizione del loto,  riprovo a wathsappare, ma mi scatto una foto. Non resta che la mail, lì andrà meglio, ma ecco il calendario... Quando mi sveglio? Stupido smartphone, maledetto Android, davvero, mi chiedo, che ne direbbe Freud?... Al risveglio sono più stanca di quando sono andata a dormire. Ed è grave, quasi quanto lo stato di spossate

Smart

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La scienza dibatte da anni sul significato di intelligenza. E stata smembrata, sezionata, analizzata e sottoposta allo studio delle più competenti discipline in materia, e ognuno dice la sua. Fin troppo... forse perché una società sempre più smart, esige membri sempre più dotati. Ultimamente poi, fioccano articoli secondo cui, eminenti scienziati d'ogni angolo del globo, individuano, ogni 3 per 2, sempre nuovi caratteri per designare il profilo dei fortunati detentori di tale, grande pregio. Tra i quali avremmo: chi fatica ad alzarsi al mattino, chi beve troppo, i mancini, chi parla abitualmente dialetto, chi dice molte parolacce, che va a letto tardi, gli ansiosi, i dormiglioni, chi ha pochi amici e poca memoria, gli amanti dei gatti, gli infognati di corsa, gli spiritosi, i primogeniti, le mamme (rispetto ai papà), i disordinati, i ritardatari. Stando a quest'elenco, il mondo parrebbe invaso da gente d'ingegno: io stessa mi riconosco in molti punti. Ma qui, da

Voce del verbo gattara

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Appollaiata sul cuscino,  occhi a palla.  Immobile la gatta,  in botta sul mobile,  non vuol che la tocchi.  Rivolta alla Mecca,  rifiuta bistecca,  sempre più secca...  Manco si lecca.  Si morde la coda,  per l'amor del cielo, qualcuno mi aiuti  prima che esploda,  già vittima il pelo  degli artigli acuti. Per questo la sedo  coi medicinali,  accanto mi siedo e...  male la vedo  (saranno gli occhiali?).  Mai più animali! Non so cosa fare, le metto il collare.  Così mi fà pena, allora lo levo.  Mi piscia il divano,  divento una iena,  adesso l'ammazzo  'sta gatta del cazzo.  Ma poi rifà pena, le lavo il cuscino, mica è un dispetto, è matta col botto, o meglio, la botta: fusa, cotta, fatta, pupilla dilatata, fissa,  non vibra vibrissa,  più non fa le fusa. Ma la mia palla di nero pelo resta,  e guanciuta,  che l'avessi avuta prima,  nella vita  (il dubbio c'è, e resta)  avrei forse capito  più cose degli altri, di me  (chi ha un gatto sa perché,  che sono

Nuvol&Messico

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Se dovessi dire, così su due piedi, se preferisco le stelle o le nuvole, non avrei dubbi: le nuvole. Per questo, credo, ho lasciato gli occhi del cuore nel deserto del Messico. Là ho capito che per un cielo così, farei a cambio persino col mare. Perché quel cielo, lo senti vicino. Tanto immenso,  pesante di nuvole e imminente che persino un bambino, tendendo la mano, può rubarne una e nasconderla in tasca. Nuvole, sculture animate di ghiaccio e acqua finemente cesellate dai venti, maestre di caducità. Transitano, mastodontiche creature di mondi di sogno: solo per poco, solo per pochi. Nuvole come figurine d'animali, da scambiare tra collezionisti: ciel'ho-nonciel'ho... Che sognano, da grandi, d'essere montagne o imitano il mare quando ribolle di schiuma. Nuvole vestite di pioggia o investite di sole che, zigzagando, cerca: vuole la più bella. E quando l'incontra è un incanto d'incendio. Nuvole nel cielo come pensieri nella testa: passano, non bisogna

Figli delle stelle

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Il "decidere" è uno di quei diritti dal gusto di dovere (quante volte ci diciamo o sentiamo ripetere "devi decidere!"). Il libero arbitrio, sostengono alcuni è un dono di Dio. Io mi trovo più d'accordo con chi lo interpreta come un dito nel culo, indice del Demonio. Sì, perché è difficile: condannata a scegliere questo, mi precludo quest'altro. Sbagliando, può darsi. Irrimediabilmente, addirittura. Mi chiedo, dunque, se decidere sia davvero indispensabile, dato che, parlandone, m'è sotto un dubbio: detengo le redini del mio destino? Son davvero al comando della mia vita? O è debole il mio ascendente sulle umane vicende, dacché guidata, mio malgrado, da un piano siderale? Nel qual caso, perché dovrei prendermi il disturbo e la responsabilità di scegliere la direzione da seguire nella vita? Tanto vale lanci un dado... Ma no, dai, non ci credo: decido io! Sono io che guido, mica le stelle! Ecco, a proposito di guidare: non so più dove sono... Ok

L'accendiamo?

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Dovremmo prestare più attenzione agli accendini. Essi la sanno lunga. Per esempio: casa mia ne è invasa, eppure io mai comprato uno. Dove guardo guardo ne trovo: solitari, a coppie, a gruppi di 4 o 5. A volte li riunisco dividendoli per forma, colore, marca e dimensioni, ma immancabilmente tornano a mescolarsi, tipo carte da gioco. Come? Mistero. Così come quando ne ho bisogno. È allora, che, in un bic, si smaterializzano, cambiano dimensione, diventano invisibili, si nascondono, esplodono (li temo quelli), non lo so, fatto sta che, dove sono sono, manco l'ombra. E mi tocca mettere a ferro e fuoco (...) la casa. Ma ecco che, appena ne scovo uno, anche gli altri si palesano nei posti che: "cazzo, son sicura che, prima, lì ho guardato!" Ho sempre sospettato vivessero di vita propria: già quando avevo una vita sociale succedeva di uscir di casa con 3 accendini: un bic rosso piccolo, uno bianco tondo con disegni, uno arancione trasparente, e tornare con quello bia

Humanum est

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Riflettendo sul verbo "errare" non può sfuggire che, nella meravigliosa lingua quale l'italiano è, esso significhi tanto "sbagliare" quanto "vagare". Lo trovo orribile, dunque rappresentativo del pensiero comune imperante in questa (a)società. Perché l'andar per il mondo senza mete e senza scopi dovrebbe essere accostato al concetto di errore? Forse perché, ad oggi, se non sai chi/cosa vuoi diventare già a 3 anni (sorvolo sul fatto che l'antico monito "conosci te stesso" ossia diventa ciò che sei, è stato sostituito dal perigliosissimo "be what you want"...), sei un fallito. Devi avere un obiettivo (adesso va bene anche con due "b"... rafforzative). Devi sapere dove stai andando. Non importa se tutte le strade portano a Roma. Tu devi seguire il percorso più breve, scorrevole, possibilmente sorpassare gli altri (non importa se con manovre scorrette) ed arrivare prima di tutti. Altro che perdersi per le s

Al di là

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  Oggi avrei bisogno che fossi ancora qui. O meglio: ne avrei bisogno sempre, ma oggi di più. Sarà che va tutto storto: la gatta peggiora, ho rotto il pc, le lenti dei nuovi occhiali  minano una stabilità ed un equilibrio già precari, e sono sempre  più confusa. Tant'è che ho deciso di tornare al lavoro dipendente, nonostante la mia decisione di dedicarmi interamente al libro, dimostrando che: 1) non sono indenne dalle influenze del pensiero comune dominante per cui, dalle mie parti, puoi avere anche un freezer pieno di cadaveri, MA se saluti e lavori sei di sicuro una brava persona; 2) sono vittima del giudizio altrui, anche se sostengo il contrario, per ciò, il fatto che tutti ritengano irresponsabilmente idiota la mia scelta, fa tentennare la mia determinazione; 3) ho bisogno delle odiate certezze&sicurezze anche se so che sono un'illusione. Sarà colpa dell'autunno, che segna l'inizio della fine del ciclo delle stagioni se ripenso alla "tua fine" , quan

Vi vedo male

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  Ho cambiato gli occhiali. Li adoravo, quelli che tenevo da 3 anni, infatti a malincuore sono entrata dall'ottico per cercarne un paio che fosse all'altezza. E puntualmente non li ho trovati. Voi chiederete: "quanti ottici hai fatto impazzire prima di trovare quelli giusti? (che poi si sono rivelati sbagliati, ma ci arrivo tra un attimo). E io risponderò:" nessuno, perché dopo un'ora che il tipo ti sta dietro, voi vi osate ad uscirvene con 'ci penso, grazie' e prendere la porta come nulla fosse?" Allora voi esclamerete con sicumera: "sicuramente! ", oppure, odiosamente: "ovvio!", e con chissà quanti punti esclamativi. Al che io non ribatterò. Tutt'al più sbatterò la faccia contro un palo e non solo per la rabbia di aver scelto la meno peggio tra le montature possibili (tondi oltretutto, quando era mia ferma intenzione escludere occhiali di siffatta, odiosa forma), ma anche, e soprattutto perché... ci vedo un cazzo. È difficile

Segni di sogni

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La scorsa notte eri di nuovo nelle stanze del mio sogno. Sei entrato, nonostante sulla porta abbia affisso il monito "non disturbare". Che poi, per intenderci, mica disturbi tu. Affatto, anzi... Disturbante è il fatto che, al mattino mi tocchi sbattere la faccia contro lo spigolo della realtà. Realtà in cui mai mi hai baciata così. Mi hai mai baciata proprio. Disturbante, pure, è il fatto che, per lo meno, vorrei ricordare ogni singola lettera che esce dalla tua bocca di sogno, ogni millimetro della tua pelle versione onirica che viene a contatto con la mia. Ok... non pensare male: quelli con te sono sogni pudicissimi, infatti ci baciamo e basta, solitamente. Sì, perché sei un sogno che ricorre spesso. D'altronde son anni che ti rincorro. Questa volta però, hai anche cercato di dirmi qualcosa: "Non posso stare con te, perché..." perché... perché... niente: non c'è verso di ricordare 'sto perché. Cos'è, è che sono più vecchia di te? Non ti

Abito lontano

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Ci sono volte in cui perdo il filo dei pensieri e mi ritrovo di nuovo nella tua città. Ci sei anche tu, che cammini veloce davanti a me, che, per starti dietro, arranco (chissà se ti manco...). Per starti a fianco dovrei fare il passo più lungo della gamba. E, aggiungo a rischio di sembrare stramba, che mi piace seguirti senza mai raggiungerti: ho un debole per l'irraggiungibilità. E poi, di tanto in tanto, tu ti volti ed ogni volta è un incanto. Lo so che controlli ch'io ci sia, che sai della mia mania per la fotografia per la quale troppo spesso mi pianto in mezzo alla via, che ho il passo lento, un nonsenso dell'orientamento, il telefono spento, (io, comunque, ti sento...). Sai di cosa mi pento? Di non averti trascinato in uno dei tanti negozi d'abiti da cerimonia. Sai quelli stile ballo delle debuttanti, tutti svolazzanti, seta e organza, di certo pure coi guanti. Magari, prima, per sentirmi più ganza, avrei proposto 2 Metzcal (a testa): eravamo (sigh) o

Qui gatta ci coda

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Ho una bella gatta da pelare. O meglio, ci pensa da sè: con le unghie e con i denti strappa peli a ciuffi dalla sua coda, fino a estirpazione completa avvenuta. Se lasciata agire indisturbata, lavora così a fondo da lasciare solo carne viva. Evviva: la prima volta che capitò, quasi son morta. E ora ha la coda più corta (storia lunga). Comunque, un fenomeno come estetista...  Ma da chi avrà preso? Donde le deriva questa malsana ossessione per la depilazione? Chi mi conosce bene, sa che non può essere colpa mia: io pratico questa forma di barbarie autoinflitta ad anni alterni, se va bene. Altro che superfluo, il pelo... quasi me lo farei super-fluo, cosi che si veda anche di notte. Comunque non sta bene ed io mi sento responsabile del suo grave fastidio: trattasi, pare, di un disturbo comportamentale che la costringe all'autolesionismo, pratica in cui, modestamente, eccello. Ma mentre lei si ferisce fuori, io mi lacero di dentro. E più si tortura, più mi tormento, più mi

Fisica bestiale

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Adoro la fisica. Seguito a capirci un cazzo come ai tempi del liceo, però, adesso, con amore. Pur mancandomi le basi e avendo scordato il famigerato teorema di Pitagora, indispensabile per calcolarle, mi diletto in sogni di gloria nei quali formulo teorie straordinarie, in primis quella capace di conciliare le incongruenze tra infinitamente piccolo e infinitamente grande: l'agognata e corteggiatissima "Teoria del Tutto". Ovviamente ne esistono molteplici, ma quella che mi colpisce di più risponde al nome di "teoria dell'universo olografico". Sostanzialmente prevede un Universo non-locale in cui tutto, Passato, Presente e Futuro coesistono in un solo punto. Tutto è irrimediabilmente connesso a tutto, in un unico, eterno istante. Affascinante è affascinante, ma anche no. Io sarei tutt'uno con Tutto e, peggio ancora, con tutti? Ma proprio tutti-tutti? Direte voi: "Uno è Tutto e Tutto è Uno..." schifo l'idea, io che schivo tutto ciò

Ammazzare il tempo

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  Ciao. Scusate… ho perso tempo ed ora vo’ cercandolo. Per caso è passato di qui Presente? Come? È qui giusto ora, ma non si ferma? Come mai? Non ha tempo? Ho capito… fugge: giusto l’attimo di realizzarne la presenza, e già svanisce. Allora, magari, è presente Futuro... no? Non c’è ancora? Sicuri non sia già passato? E se non arrivasse mai? E se, con l’aiuto di Presente, avesse costruito or ora una macchina del tempo per viaggiare verso Passato e ad esso ricongiungersi in chissà quale luog ops… tempo remoto? Sì, come in quell’affascinante teoria secondo cui l’Universo è non-locale: tutto avverrebbe in un unico punto, in cui Passato, Presente e Futuro coesistono. Insomma un’unione di fatti, in un luogo senza fine né inizio… stile toogether always and forever. Ciò spiegherebbe perché, continuano a succedermi le stesse cose&persone, pur cambiando cose&persone. Tradotto: la mia vita è sempr

Teste di ca...

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 Gran bella cosa le opinioni. Soprattutto per chi, di questi (buissimi) tempi è riuscito a trasformarle in una professione. Eh sì... opinionisti a perdita d'occhio (ma mai di favella), colmi di pareri da elargire "gratis"et amore (...). Ed è, forse, perché è diventato un lavoro che la gente si sente non solo in diritto, ma anche, sembrerebbe, in dovere di esprimere il proprio pensiero su tutto&tutti. La cosa più divertente da osservare è che, essendo per lo più quasi tutti laureati all'Università della Saccenza, con specializzazione in internettologia e, in alcuni casi, master in tuttologia, persone che la pensano in maniera diametralmente opposta tra di loro, si combattono al suono delle stesse, identiche citazioni colte. Pazzesco. Ma forse neppure troppo: così come il calabrone vola perché non sa di non poterlo fare, almeno secondo le attuali leggi della fisicah, parimenti l'opinionista a tutti i costi, comunica al mondo qualunque cosa gli passi per la mente