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Visualizzazione dei post da settembre, 2023

Pieno Vs Vuoto - part 2 -

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Ci sono due tipe dietro uno sgabiotto e, quella cui mi rivolgo, mi rimbalza prontamente alla collega a fianco, perché è ella quella che sa. La guardo, mi guarda, si guardano, mi guardano, quella che sa trova il coraggio di dirmi: "Non sa che le nomine non si fanno qua?". Io: "No...". Ella: "Aspetti, che faccio una telefonata...". Telefono: tu-tu-tu-tu. Io: ansia per probabile ritardo nonostante l'arrivo sul posto mesi prima, madonne e tutti i santi nella mente. Interlocutore sconosciuto: non risponde. Ella: "Aspetti, che faccio un' altra telefonata...". Telefono: "tu-tu-tu-sempretu". Io&interlocutoresconosciuton.2: ansiamadonneetuttiisantinonrisponde. Mentre la tipa posa la cornetta e prima che comoponga il terzo, inutilissimo n. di telefono, prendo in mano la situazione e le chiedo l'indirizzo del posto giusto, che saranno già le duemenodiecicazzo. Me lo comunica. Esco, mentre esse commentano quanto siano in

Pieno Vs vuoto

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Verso fine Agosto sono stata costretta al rientro forzato dalle mie liguri ferie causa convocazione, in quel di Cuneo, ai fini della scelta della scuola dove avrei voluto lavorare come a.t.a., acronimo di bidella. Perché averlo già fatto on line a Giugno non era sufficiente, sembra. È ovvio che ci vogliono determinati, noi bidelli... se no chi te li fa fare 92 km all'andata e altrettanti al ritorno. Se non ti perdi, ben inteso. Nera, non tanto per il ligure sole appena lasciato che filtrava dall'ombrellone e preso in acqua, quanto per l'incazzatura vista sfacchinata, mi accingo alla macchina con netto anticipo sull'appuntamento: sono le 12:00 e la convocazione è alle 14:00. Giro la chiave: niente. Di nuovo (ma poi perché? Che tanto sai benissimo che è la batteria e puoi stare lì fino a domani): infatti niente. Mentre rifletto sui segnali che l'universo pare inviarmi e vengo attanagliata da ben noti dubbi quali: "Sarebbe meglio rimanessi in disoccupa

Non esiste proprio

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Il libero arbitrio è uno di quei diritti naturali dal retrogusto di dovere. Un dono di Dio, dicono alcuni; non gradito né riciclabile, ho pensato io per anni. No, perché è difficile: condannata a scegliere questo, mi precludo tutto il resto, giusto? Sbagliando, può darsi. Irrimediabilmente, addirittura. Ma l'aspetto più tragico della faccenda è che la convinzione di autodeterminarmi, di decidere della mia vita (che mi piaccia o no), potrebbe essere una mera illusione: amara delusione... Tutti abbiamo sentito centinaia di volte parole come “destino”, “volere di Dio”, “fatalità”, “karma”. Concetti che contrastano, limitano il campo d'azione del libero arbitrio, lo rendono vano.  Dunque mi domando: davvero detengo le redini della mia vita, o vengo guidata da una mano invisibile che indebolisce il mio ascendente sulle umane vicende? E se è vero il secondo caso, perché mai dovrei assumermi il rischio, la responsabilità e l'incombenza di decidere la direzione da impri