Non esiste proprio

Il libero arbitrio è uno di quei diritti naturali dal retrogusto di dovere. Un dono di Dio, dicono alcuni; non gradito né riciclabile, ho pensato io per anni. No, perché è difficile: condannata a scegliere questo, mi precludo tutto il resto, giusto? Sbagliando, può darsi. Irrimediabilmente, addirittura. Ma l'aspetto più tragico della faccenda è che la convinzione di autodeterminarmi, di decidere della mia vita (che mi piaccia o no), potrebbe essere una mera illusione: amara delusione... Tutti abbiamo sentito centinaia di volte parole come “destino”, “volere di Dio”, “fatalità”, “karma”. Concetti che contrastano, limitano il campo d'azione del libero arbitrio, lo rendono vano. 
Dunque mi domando: davvero detengo le redini della mia vita, o vengo guidata da una mano invisibile che indebolisce il mio ascendente sulle umane vicende? E se è vero il secondo caso, perché mai dovrei assumermi il rischio, la responsabilità e l'incombenza di decidere la direzione da imprimere alla mia traiettoria ad ogni svolta che l'esistenza presenta? Se poi ci aggiungiamo che io, per prima, ho trascorso lunghi anni a percepirmi sbagliata, inadeguata, non conforme alla vita... Insomma: se io stessa sono un errore, non potrò che errare per il mondo, col mio bagaglio di sbagli sistemati alla rinfusa. Confusa, di fronte a qualsivoglia decisione.
Ma per fortuna si cresce; di tanto in tanto il bagaglio va svuotato, i panni sporchi, lavati. Dato che spesso mi soffermo ad osservare l'oblò della lavatrice (pratica che trovo estremamente introspettiva), eccomi qui, ora, cullata dal ronzio del motore e ipnotizzata dal movimento rotatorio del cestello, a ripercorre le varie tappe del mio viaggio. E sono quasi certa di osservare che ciascuna di esse, soprattutto quelle in cui mi sono persa, altro non sono che strumenti  nella mani della Vita, che ha sapientemente cesellato ogni istante del mio tempo, affinché io divenissi esattamente chi sono, precisamente qui ed ora.
Amo questa nuova sensazione, seppur labile: mi capita spesso d'aver paura, schiava ancora d'una smania di controllo che si nutre di sicurezze. Ma sempre più mi convinco che quando saprò abbandonarmi totalmente alla fiducia che la Vita è un salto nel buio in cui nessuno viene dotato del paracadute della certezza, allora, e solo allora, avrò sbagliato a sufficienza.
Nel frattempo mi impegno con me stessa a sbagliare di più, e a farlo meglio. Ma a cuor leggero. Perché sempre più s'insinua il sospetto che l'idea di “sbaglio” sia tanto illusoria quanto quella di “sicurezza”. Così, mentre i panni vorticano al pari delle vicende e delle situazioni della grande centrifuga cui spesso la Vita somiglia, sempre più si fa sentire il sentore che l'errore non esiste.
Eccezion fatta per quel calzino nero in una lavatrice di bianchi.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

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