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Visualizzazione dei post da novembre, 2022

A Natale puoi

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Se davvero il Natale fosse magico come dicono, io gli chiederei questa magia, questa soltanto: sparire. Perché è dal lontano 1998 (anno del mio diploma), che tal festività ha smesso di essere motivo di gioia per via delle 2 settimane di vacanza dalle lezioni. Da quando sono entrata nel mondo del lavoro e, sotto le feste natalizie, sono in "ferie" esclusivamente nei "giorni rossi", ecco che la ricorrenza ha perso tutto il suo charme. Vi lascio immaginare la felicità di scoprire che, quest'anno, il 25 cade (senza né rompersi, né farsi male mai) di Domenica (giorno in cui non lavorerei comunque). E, va da sé, pure il primo Gennaio. Insomma, una settimana come le altre. E niente: delusioni&amarezze sotto l'albero, per me. Con questo post, vorrei dunque lanciare un appello ai miei innumerevoli lettori, affinché mi rendano edotta sui sicuramente validi motivi per cui amano-adorano-attendono il Natale trepidanti. No, perché io, per capire, ho voluto

Mi fa un baffo

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Dati per certi i seguenti, brutti aspetti: 1) mi sveglio sempre nel cuore della notte, senza apparente motivo e all'incirca alla stessa ora, per girarmi e rigirarmi fino a riaddormentarmi poco prima del suono della sveglia; 2) le mie ascelle han preso a puzzare ogni 3×2 (e stile fossero 3 pur essendo 2), come non mai in vita mia, manco dopo ore di palestra, ai tempi; 3) ho cicli mestruali sempre più ravvicinati; 4) ho sbalzi d'umore di così lunga durata e, come da punto 3, cicli così brevi che, praticamente, piango-m'incazzo-m'incazzo-piango senza soluzione di continuità, posso, dunque, affermare che: sono in pre-menopausa. Dove pre- mi sta per precoce. Per forza, cazzo! Insomma, sono quasi ufficialmente fuori dal periodo "età fertile". Che peccato, eh!? Per peccato intendo che è una sciagura poter smettere finalmente di mantenere la Clear Blu (a suon d' acquisti compulsivi di test di gravidanza, causa ossessione ingiustificata/delirio da gravi

A volte ritornano

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Dite la verità: quante volte, soprattutto a Natale, avete scartato un regalo non gradito, da scartare insomma, dunque da etichettare (a proposito: mai togliere subito le etichette!) come "riciclabile", che di 'sti tempi fa pure politically correct. Come quella volta che, sotto Natale, uno dei miei più cari amici di gioventù, pensò fosse giunto il momento di farmi visita dopo la nascita di Viola, in Agosto, prendendo così due piccioni con una fava e, soprattutto, cavandosela con un regalo invece di due. Teneva in mano, fiero, il classico cesto che si compra già fatto per il prozio verso cui non si nutre particolare affetto. Di quelli che, nelle feste, affollano gli uffici in entrata e in uscita e che, secondo me, sono sempre gli stessi: dal venditore al cliente, dal cliente al prozio, dal prozio al venditore da cui è partito, di cui lo zio è fornitore. Avete capito, no? Quelli con il Grand dessert - spumante dolce - che di grande c'è solo deserto che si crea qu

Liguria

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Mi piace la Liguria. Perché c'è il mare. E l'aria di mare. Perché tutto è un po' arrugginito, come me. E poi, di notte, ci son le finestre accese, appiccicate tra la macchia sulle colline, che par d'essere in un presepe tutto l'anno. Per non parlare delle nuvole appoggiate all'orizzonte o appese al cielo, che di notte lasciano il posto alle stelle. È indescrivibile la strada che la luna, quand'è piena, disegna sull'acqua con gocce di diamante incastonate nell' argento vivo. Amo i vetrini colorati modellati dal mare e dalla sabbia: non me ne sfugge uno. E adoro le pietre, piccoli miracoli di forme, colori e disegni, ataviche entità, silenti testimoni del tempo. Del mare mi piace il sole d'inverno e l'aria fresca d'estate; il volo elegante dei gabbiani, padroni del cielo e "predoni" del mare. Mi culla la voce delle onde, quand' è solo un lieve sciabordio e m'intimorisce quando romba come un tuono. E camminare s

Voce del verbo gattara - part 2 -

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Grat-gratta la gatta dinnanzi la porta: la vuole aperta. Maliarda mi guarda: miliardi le volte  che m'alzo a pie' scalzo e poi non esce.  Come adesso... fa lo stesso.  Disinvolta, con un balzo,  va alla ciotola del pesce: lo rimbalza (è un avanzo). Pazienza, sta senza, 'ché botola... To'... rotola. Poi si lava (ma che brava!) e senza fretta zampetta alla porta un'altra volta.  Grat-gratta (che matta!), ma non cedo,  fingo, anzi: "non ti vedo". Ma attacca col sonoro L' ignoro.  Vigliacca: vuol m' alzi  di nuovo per niente. Non mi muovo,  ma insistente è il miagolio. Mi commuovo,  chiamo Viola,  non mi sente, m' alzo io,  "omioddio quant'è freddo  il pavimento, termo spento". Apro e aspetto,  come non detto...  Mi guarda, bastarda, sta un po' lì, miagola,  poi va a fare la pipì (ci va 300 volte al dì) e ogni volta che scava nella sabbia (che rabbia!) ne butta dappertutto: "Ho la schiava, ne approfitto - penserà

Quanti pezzi di me (cantatela sulle note di Levante)

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  Ecco, oh mio Dio, al solito un fottìo, le evito ma so che ne calpesterò, ma dove vo'? Vo' da l’Idea; ma dove vo'? È domenica. Capisci tu, che non se ne può più, svilupperò di certo a breve un’allergia, come si fa? sempre così; come si fa? Ma guarda lì… Un giorno qualunque si ricorderan che vanno buttate dentro il cestinooooo... RIT.: Quanti pezzi di me, dappertutto ce n’è, quanti pezzi de me bleah-ah-ah-ah-ah (2 volte). Fortuna si, si pensa sia così, ma io sinceramente dico “anche no!” Alano no? Sì sì ce l'ha, e questa qua? Di un boxerin… secondo me benissimo non sta, ‘na visita da Bo gliela consiglierei: è d’un color così-così, boxer, ok, ma il pannolin? Un giorno qualunque si ricorderan di andarsene in giro col sacchettinooooo... RIT.: Quanti pezzi di me, dappertutto ce n’è, quanti pezzi de me bleah-ah-ah-ah-ah (2 volte). Scivola come esser sul sapone lo giuro, me lo sento: adesso cado qua, ne va del mio charme e non mi va

La settimana tranne martedì e mercoledì

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  Il Lunedì è una montagna da scalare, ed io son sempre stata più incline al mare. Ma la cosa peggiore è che esiste la Domenica. Immagino che la gente normale trascorra il giorno di festa per eccellenza godendosi il meritato riposo. Ebbene, io no! A me piace trascorrerla nutrendo il magone per la fine del fine settimana e conseguente impellenza del Lunedì. Che palle! Va già bene che soffro di una sindrome da "Sabato del villaggio" così marcata che comincio a risorgere di Giovedì, ossia il giorno prima del giorno prima dei giorni di festa. Peccato che 'sta famosa "smana di tre giobia" non mi sia mai capitata: coinciderebbe di sicuro con quella in cui il Lunedì non mi sveglio incazzata! Fatto sta che di Giovedì mi son sempre sentita come la donzelletta che, dalla campagna, si sposterà nel week end in città con la sua erba, tutta in ghingheri per le notti danzanti di Torino. Poi sopraggiungono Venerdì e Sabato, in cui invece vesto i panni della vecchiaz

Shit happens

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Viola sta crescendo velocemente e, piano piano, come tutti,  si trova a doversi confrontare con le difficoltà legate ai legami, su fronti sempre piu ardui. I primi dissapori con le amiche, i litigi, i "non ti faccio più amico", le delusioni e i difficili primi passi sulla via della riconciliazione. Altro che invidiare i giovani, mi fa pena: ha appena cominciato con 'ste menate. Tuttavia, a differenza mia, lei sembra più stile "non ti curar di loro, ma guarda (che stronzi) e passa". A meno di non essere un' abilissima dissimulatrice dei suoi stati d'animo, sfoggia davvero un'imperturbabilità invidiabile. E meno male, che se aspettava me. Io ho sofferto moltissimo per le amicizie. Le ho sovente subite, fin da piccola. Forse perché, da insicura, sono naturalmente attratta dai caratteri forti. Mi sono lasciata manipolare e plasmare; ho permesso mi si giudicasse e sminuisse in pubblico; ho accettato si dicessero cattiverie alle mie spalle; ho

Grazie

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È grazie al cielo se sono viva.  Ed alle nuvole se ricordo che sono passeggera,  quando scordo d'esser leggera.  Le volte in cui scorgo fugaci forme,  che in silenzio scorrono,  o con borbottio sordo,  risorgo a nuova vita.  E mi accorgo che il maestoso cielo è maestro: imperturbabile seppur di fronte alle peggiori  perturbazioni.  Dunque  ad esso assurgo  con animo sollevato. P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare! 

Esami

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Ho sempre odiato gli esami. E in questi giorni di ripetizioni a mia cugina, che deve sostenere a breve quello di latino, ho rimembrato perché. Etimologicamente il termine significa "ago della bilancia" e deriva dal verbo exigere che si traduce con "pesare". Appunto: conoscete una donna cui piacciano bilance&pesi? A parte gli scherzi, ho davvero un problema con le famigerate prove finali. Prendiamo, per esempio, l'esame di 5° elementare, interrogazione di matematica: "di quanti lati è composta la figura geometrica con meno angoli?" "Ehmmmquattro?" "Sei sicura? Pensaci bene..." "Due-ehm?" "Dai che ci sei quasi..." e invece panico, lacrime, scena muta. Però Renato Zero si ispirò a me quando scrisse il testo de "Il triangolo no". E son comunque soddisfazioni. All'esame di 3° media, invece, pensai di esordire direttamente piangendo per evitare che le mie parole potessero essere usate cont

03:30 e dintorni

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Sono lenta,  sonnolenta dacché mi sveglio  alle 03:30. Sbadiglio, non mi ripiglio,  a un bradipo assomiglio.  Dal cuscino mi trascino con fatica al tappetino  per lo yoga,  che mi sfoga,  ma a me serve della foga se mi pesa,  appena scesa,  questa vita...  Meglio stesa, se non fosse che son scosse le mie membra dalla tosse: par si sedi se sto in piedi,  con che forza?  Non son Jedi! To' una sedia...  Quest' inedia di riposo: che tragedia! Manco un caffè, moka da tre,  mi da grinta per il bidet.  Tazza in mano lotto invano per scollarmi  dal divano. Poi mi vesto,  viso mesto,  si può dir "vivere" questo? Che a farla corta, io, sulla porta,  scendo tra i vivi già mezza morta: vo' dal nonno casco dal sonno e dalle scale,  piango e smadonno: "cazzo che male!" trauma craniale,  però son sveglia... Ma è normale? Ossa rotte a suon di botte per riprendersi dalla notte? Non l'accetto, anzi smetto: vivete voi,  io resto a letto nel tepore d'un

La gita

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Viola è in gita. Cazzo, sembra ieri che ci andavo io. Come dimenticare la volta in cui, a Roma, la mia compagna E.C. ed io ci perdemmo in San Pietro. Come non rivivere quegli attimi di panico da teenager imbranato anni '90 mai uscito dal Roero, che si perde a Canale e si trova smarrito nella capitale senza smartphone e GPS. Un panico ottenebrante che ci impedì di realizzare che avevamo la possibilità di approfittare d' un' inaspettata libertà per farci i cazzi nostri, e di far passare, inoltre, un brutto quarto d'ora ai prof. responsabili di noi minorenni, vendicandoci di tutte le angherie subite in classe.  Come non ricordare la gita ad Atene, il primo volo. La mattina in cui partii da Montà pensai bene di litigare duro con mia madre durante il tragitto verso Alba, forte della certezza che per 5/6 giorni non l'avrei rivista. Intanto la cometa Hale Bopp solcava il cielo di quell'alba del 1998. Salii sul pullman che mi avrebbe portato a Milano senza pensi

Quando sei morto

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Quando sei morto, ho scelto io la foto per il ricordino a lutto. Non è stato difficile: ho capito che era "lei" appena m'è capitata in mano. Sai? Quella che ti ritrae intento al lancio d'una boccia durante una gara delle olimpiadi tra borghi, come succedeva alla Sagra di Settembre anni fa. E con la maglietta verde dell' "odiata" Madonnina per giunta... W Borgo Nuovooo. Ho scelto io pure le parole da scrivere sul retro: quelle della poesia di Mary Elizabeth Frye che così recita: "Non restare sulla mia tomba. Non piangere. Io non sono qui, non dormo.  Sono mille venti che soffiano..." e continua così meravigliosamente, che vorrei averle scritte io per te. Con "per te" intendo affinché fossi tu a dirmele, con la tua voce:  "Sono nelle tue mani, in particolare nelle dita che hai storte, come le mie. Sono nel rotolio colorato delle bocce di plastica sul prato, quando giochi con Bubu. Sono nel fumo delle sigarette che accen