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Visualizzazione dei post da dicembre, 2022

Aspettative

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Sono piena di aspettative. E non conta che vada blaterando a destra e a manca che non m'aspetto nulla di buono da niente e da nessuno, me compresa. In realtà, nel profondo, nutro speranze che andrebbero lasciate morire di fame, invece. Tipo quella di saper fare foto fighe (vedasi immagine allegata). Ed è dal seme della speranza che sboccia il fiore dell'aspettativa. Il quale, inevitabilmente, viene reciso dalla falce della disillusione, meglio conosciuta come delusione. E io sono piena di delusioni tipo la foto. Una per ogni aspettativa. Ad esempio ora mi aspetto che nevichi perché, in seguito alla prima nevicata di quest'inverno, ho scritto un post a tema, ma non ho avuto voglia di pubblicarlo, e certo non posso farlo adesso che s'è sciolto tutto. Ma non nevica. Infatti sto scrivendo questo. E m'aspetto, una volta postato, che voi lo leggiate. Dunque sarò delusa, perché qualora lo leggeste, io non lo saprei (sì, dietro questa affermazione si nasconde, n

Mi ruga (es tu ruga)

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Di recente mi son guardata allo specchio sotto la luce naturale e inclemente che filtra in pieno giorno dalla finestra della cucina. E mi sono spaventata: il mio volto pare una vecchia cartina geografica stropicciata, coi fiumi disegnati dai solchi delle rughe nei quali scorrono copiose lacrime salate che, tristemente, si gettano in laghi di macchie della pelle e abissi marini di nere occhiaie. E niente: è difficile fissare negli occhi l'immagine che porto in giro per il mondo e che, sempre meno, assomiglia all'idea che ho di me, senza distogliere lo sguardo per correre ad infilarmi un sacchetto di carta sulla testa. Perché non voglio vedermi mai più. Eppure devo, se voglio accettare questo processo naturale che tutti accompagna fin dalla nascita. È necessario, dunque, ch'io impari ad amare ogni singolo segno del tempo, per quanto si tratti di brutti segni. E se per amarla, una cosa, devi conoscerla, per conoscerla sei costretto ad osservarla. Con occhio clinico

L' a(i)uto

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L'auto è un bene mobile. Non la mia: essa si dà il caso appartenga all'altra categoria, quella dei mali mobili. Intanto, per come la tratto. Fa quasi tenerezza quel suo parabrezza zozzo in modo ignobile. Mi piacerebbe farvi credere che è una strategia, stile "vetro oscurato", affinché, dal "di fuori" lercio, non si possa scorgere l'ulteriore dissesto del "di dentro". Ma non sono brava ad arrampicarmi sui vetri fino a tal punto, tanto meno sui miei, sporchi come sono. Il fatto è che i tergicristalli non detergono. Il che è perfetto per l'effetto sorpresa: tu credi di salire sulla mia macchina, ma, quando apri la portiera, ti ritrovi nel bel mezzo d'un mercato. Cosa ti serve? Fogli? O forse cd, borse, ombrelli, maglie? O, ancora, oggetti perduti nella notte dei tempi, di cui nessuno più conosce l'utilizzo? E, a ben guardare, sotto i tappetini si possono trovare anche guai&disagi assortiti... Ma la cosa peggiore, tornan

La fortuna è cieca

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Temo di avere un ego smisurato. Perché solo un' egocentrica coi fiocchi come me, può credere di rivestire un'importanza tale da indurre le forze dell' Universo ad unirsi contro di lei. In fondo mi capitano disavventure del tutto normali. Infatti è piuttosto comune decidere di cambiare i vecchi, stanchi, logori occhiali, recarsi dunque da un ottico che non nominerò (anche se andrebbe eliminato), scegliere una nuova montatura, tornare per il ritiro e il pagamento (380 €), rendersi conto che le nuove lenti sono insopportabili, riportarle in negozio per far sì che possano essere sostituite, aspettare di nuovo, ri-ritornare, constatare che, anche rifatte, le nuove lenti danno fastidio, provare a ridurre le dimensioni delle suddette scegliendo una nuova montatura (aggiungendo i 20€ della differenza tra quella scelta in prima battuta e la seconda), riconstatare che, nemmeno così il problema si è risolto, consultare altri 2 ottici per venirne a capo, non venirne a capo,