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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Do not disturb

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Stufa d'essere un malessere, ho deciso infine di andare a fondo (tanto più in basso di così...) in merito alla questione della tanto millantata unicità, particolarità, stranezza o pazzia che dir si voglia e che si attribuisce alla mia persona. Troppo a lungo mi son data a bere (a stomaco vuoto) la storia del "sono speciale"... Ma per fortuna giunge sempre, prima o poi, l'ora di mangiare la foglia. Foglia parecchio indigesta per altro. Così ho ripreso in mano i vecchi appunti del corso di psichiatria e ta-daaaaaaaa: c'ero. Dove? Nel 15/20% di persone che soffrono di disturbo della personalità. Tale patologia è suddivisa in tre macrocategorie le quali a loro volta comprendono 3/4 sottogruppi per un totale di dieci. La personalità degli individui che ne soffrono è rigida, pervasiva, poco adattiva e disagiante per essi stessi e per gli altri. Il fatto che abbia sempre pensato che il mio disagio si origini dal mondo, troppo pullulante di gente purulenta, fa

Errori sul lavoro

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Nonostante abbia mai amato l'idea di "lavoro", ho avuto (ed ho) la fortuna di amare quelli che ho scelto. Ricordo ancora cosa pensai del mio primo lavoro vero, quello al centro di riabilitazione "G. Ferrero" di Alba: "Da qui non me ne vado più!". E in effetti poco ci è mancato: dopo 6 anni di quella professione, ero pronta per passare da operatrice a utente. In effetti quell'esperienza: mi ha regalato moltissime delle situazioni più arricchenti, divertenti, intense e terribili della mia vita; ha gettato luce sulle zone d'ombra che abitano ognuno di noi per quanto non lo si sappia o, se sì, si nascondano sotto il tappeto, come si fa con la polvere; tanto, tantissimo mi ha dato ed altrettanto mi ha tolto, e velocemente anche, visto che mi sono spesa tutta e subito, per poi rimanere senza manco l'energia di lasciarlo. Ci ho messo anni. Si sa: il primo amore non si scorda mai. Quasi fosse un innamorato, io l'ho amato ed odiato,

Dare i numeri

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Tanto per sentirmi ancor più disagiata di quanto già non sia, ho deciso di darmi alla matematica, materia i cui testi avrei dato alle fiamme ai tempi della scuola e fu responsabile della scelta, da parte mia, d'un indirizzo di studi che la escludesse il più possibile. Indirizzo che, col senno (e cosenno) di poi si direbbe sbagliato non tanto per via del mio nonsenso di orientamento e di penuria, negli anni '80/'90, di dispositivi quali smartphone e/o navigatori satellitari, quanto, piuttosto, per la mia tardiva passione per la fisica, le cui basi (× altezze : 2) poggiano su solide radici (non solo quadrate) decisamente matematiche. E niente... è un mondo tutto da scoprire e che mai manca di entusiasmare disagiati come me. Insomma, non era colpa della matematica in sé, e nemmeno della mia scarsa attitudine ad essa. Complici l'età acerba e la scuola che notoriamente fa di tutto per sopire interesse, passione e curiosità nelle giovani menti in virtù di valori m

Del vuoto

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In un'epoca in cui è sempre più pervasivo (affermazione che non spiegherò), non posso esimermi dal dir la mia sul concetto di vuoto. Largamente dibattuto dai grandi della filosofia e della fisica, ha visto contrapporsi, nei secoli, gli atomisti di Democrito, convinti che il vuoto esista e sia l'indispensabile palco su cui gli atomi si muovono nella danza che tutto crea, agli aristotelici dell'horror vacui secondo cui la natura, che ha orrore del vacuo, si adopera alacremente a riempire ogni vuoto, laddove e qualora esso si crei nel vasto universo. Idea che resistette a lungo anche in virtù della religione: d'altronde Dio, perfettissimo creatore di tutto, non può aver dato alla luce qualcosa di tanto inutile (e buio) come il nulla. E poi lo diceva anche Parmenide: 1) ciò che è, è, dunque esiste; 2) ciò che non è, non è, dunque non esiste (tipo il vuoto). E non ha senso parlarne, zitti tutti! Dopo qualche secolo di silenzio, venne la volta della quantistica e