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Visualizzazione dei post da settembre, 2022

Una risata mi seppellirebbe

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  Io non rido. Tuttalpiù sorrido. Non c’è risata contagiosa che tenga. Probabilmente son vaccinata per la risolia. Mi han detto che si può ridere sotto i baffi. Allora me li son fatti crescere, ma non ho riso neanche così. Ho fatto ridere di sicuro, però. Poi, sapendo che ride bene chi ride ultimo, ho fatto in modo di essere sempre l’ultima della fila. Quando ci ho provato al supermercato però, dopo quattro o cinque ore in cui ho lasciato passare avanti mezzo paese, niente, a parte i sorrisi compiaciuti di chi ne ha approfittato. Però son stati tutti carinissimi. Passando mi incoraggiavano: “Dai, stringi i denti”... Ci ho provato, ma nemmeno a denti stretti ci son riuscita.  "Massì" , mi dico spesso: se è vero che il riso fa buon sangue, io che non lo pratico sono al sicuro da zanzare e draculi vari. E se è altrettando vero che abbonda sulla bocca dello stolto, bhe... mi diventa fondamentale astenermici: dovrò ben preservare il proverbiale mio buo

Fatti in là!

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  Affinché il motore della vita giri bene ci vuole tanto olio di gomito… il mio dev’essere esausto. Per forza: a fatica sopravvivo alla fatica di prepararmi un caffè. Anche perché sopraggiunge subito dopo la difficoltà di scender dal sonno a sogno ancora in corsa. Ragioniamo: se la fatica mina la vita, la vitamina non basta: io son sotto Supradyn e, v’assicuro, mi sembra d’esser sotto un treno! Forse “ci vuole un altra viiiiiiiitaaaaaaaa”, come canta Battiato: na na na na na na na, na na na na na na na… No: posso averne pure 10, 1000, 100.000 o 1.000.000.000: le vivrei tutte uguali e, alla fine, sarei solo più stanca… se già per una, sono esaurita! Se è vera la storia della reincarnazione, forse sto vivendo le fatiche di chissà quante me. Altro che Ercole... ed è probabile che l’eco di questa ancestrale spossatezza possa esser giunta, di vita in vita, fino a quella attuale… solo il pensiero

Not you

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  Riflettendo sul fatto che non ho mai soppoprtato l’inglese, ho capito perché odio il mondo: siamo circondati, attaccati, invasi da questa lingua. L’ho realizzato ieri mentre distribuivo i flyer per la serata live, il prossimo weekend, nel locale del mio amico. Una serata piuttosto trash rivolta ad un target adulto, tanto che manco è stata pubblicizzata sui social network, per tenere alla larga i teenagers. Basta con ‘sti giovinastri dall’arrogante pelle liscia-e-compatta che ci fan sentire out! Ad un certo punto sento il beep dello smartphone. Controllo: è un collega cui non ho dato il numero che mi perseguita per e-mail. A proposito, secondo voi, è un caso di mobbing o stalking, questo? Nel frattempo mi s’aprono pagine di viaggi all inclusive che non posso permettermi, per via del mio lavoro part-time: figuriamoci… manco un bed&breakfast col budget di cui dispongo. Mi consolo, dunque, con l’all you can eat. Mentre aspetto il cibo spulcio Aranzulla, (salvatore i

Ego al cubo

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  In linea di massima, i poeti mi stanno sul culo. Perché se la tirano un casino. Giuro: una volta, uno che conosco, m’ha detto che gli artisti DEVONO essere arroganti… Ma de che? Perché mai darsi delle arie per il solo fatto di aver ricevuto in dono un talento!? È un po’ come la bellezza, no?! Ci si nasce!! Dunque, dove sta il merito? Oh voi, che dispiegate, dall’alto dei vostri pulpiti,  l’intensità dei vostri sguardi sull’infimità del mondo pullulante di mortali, di che vi lamentate se la poesia non si legge? Per forza: state sulle palle a tutti con ‘sto incessante parlare di voi (che il più delle volte si capisce un cazzo oltretutto)... un po’ troppo auto-celebrativo, non credete? E poi, suvvia, parlate come mangiate, o meglio mangiate e basta, che almeno con la bocca chiusa dovete stare zitti. Dai su, fatevene una ragione: son ben altre le persone da ammirare… Chi fa un lavoro da incubo, per esempio, perché quello dei suoi sogni è chiuso in un cassetto,

Vicino, ma...

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Da bambina fantasticavo molto sugli arcobaleni. Nella storie che leggevo, erano passaggi verso ricche lande, sentieri di luce e colore che collegavano Terra e Cielo, scivoli verso tesori preziosi e nascosti.  E Ii sognavo spesso. Ho scoperto che, nei sogni, simboleggiano il successo dopo la "tempesta", la forza di affrontare e resistere ai cambiamenti, la pace e la serenità. Ecco... ora sono qui davanti al "mio" arcobaleno personale con le scarpe quasi rotte durante il cammino e molto, molto meno entusiasmo di quello che avrei avuto a sette anni (in fondo, per quanto affascinante e suggestivo, ora so che è solo un fenomeno ottico atmosferico, no?). Che faccio? Lo guardo e passo oltre? Oppure vado a scoprire dove conduce? E se dovessi seguirlo, quale sarebbe la direzione migliore? Insomma: mi butto? Perché non so se reggerei il tuffo al cuore derivante da un eventuale salto nel vuoto. E poi ho scarpe vecchie e stanche. C'è, inoltre, da considerare che non è l'

Io speriamo che

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  Sinistra. Come un' impronta spaiata. La mia solitudine ha una marcia in più. Oh voi, che andate per il mondo alla vana ricerca della vostra metà, consolatevi: io manco della metà di me. Per questo saltello per la vita con una gamba sola, alla ricerca dei frammenti che ho perduto. Perché sì... sono a pezzi. Mi aspetta un duro lavoro per raccattarli tutti. E una volta ritrovati, mica è finita: dovrò redigere le istruzioni  per il montaggio e il corretto uso di me stessa. Infine basterà incrociare le dita, le braccia, le gambe, gli occhi e tutte le armi del mio arsenale, e sparar...ops sperare che (io) funzioni. Voi, nel dubbio, maneggiate con cura. P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare!

Quest'anno non lavoro -part. 2-

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  M'affanno  se penso che non lavoro quest'anno (part.2). M'impongo tabelle di marcia forzata e piani di lavoro che s'inclinano sotto il peso di pensieri grevi d'ansie, e scivolo... scivolo più giù. Che dite? Sono grave?! Sì, cioè no, sono UN grave, e come tale cado di moto rettilineo uniforme. Pensare che io le odio le uniformi (eccezzion fatta per quelle scolastiche, stile cartone giapu anni 80/90. Quelle mi piacciono). Ma torniamo a noi: sono lì, stesa faccia a terra sul fondo d'un vuoto senza forme, vittima di una guerra intestina che mi lacera, cervello al macero nel sangue dei pensieri, oggi più cupi di ieri, accendo un cero. Un coro di voci nella testa: "ma ti sei chiesta se non fosse una follia 'sta cosa della poesia, ormai sei grande, suvvia..."  "No, ma È UN LAVORO, davvero, lo giuro: devo scrivere il blog, creare post, postare fot... ttutissima tecnologia! Ma cos'è? Ma basta!! Dovrei passeggiare nei boschi (senza cadere), scrive

Bene, immobile

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  Immersa in un immenso stare d’un mondo di niente da fare. Mi agito se cogito, ma immobile resto: non è troppo tardi né presto. Tenìa que hacer…? Ah sì, me acuerdo…recuerdo...bo! e un attimo dopo mi perdo. Bien, despues lo... Oh ragaaah, come si dice lo faccio in spagnolo? lo hacio? Lo hago? Lo hazo? Comunque sia, ahora no… Ahora col cazo! P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare! 

Scusa se non ti chiamo

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  Ho un problema con i nomi propri di persona: non riesco proprio ad usarli. Non importa quanto corti siano: io ci provo, mi sforzo, li chiamo persin per nome, ma niente. Ce li ho lì, sulla punta della lingua, pronti a spiccare il grande salto, ma immancabilmente fan dietro front, e non c’è verso di cavarmeli di bocca. Quindi, se devo chiamare qualcuno, me ne esco con: “Senti...” o peggio: “Ehi...” Diverso è se, all’interessato, è stato appioppato un soprannome: quello, anche in caso non sia dei più eleganti, supera sempre la selezione all’uscita. Basta una sola lettera in piùo in meno o diversarispetto al nome vero: “Ely” no, “Nely” si, per esempio. E non importa nemmeno se il nome mi piace o no. Basti pensare a Malù, nome che ho scelto per la mia gatta e,che all’occorrenza diventa Malla, Mallona, Marrana, Marruni, Maremma e Bes-cia grama. E quello di mia figlia subisce la stessa sorte. Solo che nel suo caso mi sbizzarrisco. Per esempio nel periodo

Cerco bar-lumi

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  Chiedo al barista di barattare il mio baratro per qualche bicchiere di barbaresco barricato, nientemeno. Ma è un baro: alla fine diventano un barile, almeno. Manco di baricentro. Barcollo fino all’orlo del bar-atro. Cado… "Male?" "Eh… più o meno: ho toccato il fondo". Mi barcameno tra barracuda, mi dimeno, ma mi menano: sto come una barca in un bosco. Mi sbarazzo di 'sti energumeni, infine, e mi ritrovo menomata, ma neanche troppo. Menomale. Mi allontano dalla bar-uffa che barba... son nulla più di una barzelletta da bar, e di quelle barbose pure, anzi: meno. Domani baracchino di barbiturici, quantomeno. Sognavo la Barbie, invece ho la barba. Cercavo il noumeno, e son diventata un fenomeno da baraccone. È inutile che me la meno: sbarello, mi avvicino alla menopausa e, man mano, vengo meno. Mi ci vuole un piano b-ar. Prediligo barbera questa volta, ma in bocca sapor di dopobarba. E nemmeno alcolico. Tutto ciò avrebb

Chef-fatica

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Cucinare, per me, è una guerra. M'afferra ognor lo sgomento nell'atto di dispormi, armi alla mano, in quel campo di battaglia conosciuto comunemente col nome di cucina. Pasto dopo pasto, so ch'è necessario affronti svariati nemici, e su più fronti. Il primo attacco  alla mia persona viene sferrrato dalla padella, dardeggiante d'olio  ardente, che mi lacera fino alle budella. Poi è la volta del forno che spalanca le sue fauci roventi: sembra l'entrata dell'Ade, ma dov'è Caronte? che io c'ho paura a levar le carote... questo digrigna i denti, fa resistenza... e immancabilmente mi marchia fuoco senza clemenza.  Sobbalzo all'indietro già dolorante, barcollo qualche passo per lo stordimento, quando la gamba del tavolo, strategicamente posizionata sempre allo stesso posto, carica il mio dito mignolo esclusivamente calzato di vera pelle (la mia), facendomi perdere l'equilibrio. Ma tranquilli: riesco a non cadere e a salvare pure (quasi tutte) le carote.

Cor-aggio

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 Ogni volta che la Vita ti mette di fronte ad una sfig... ops, sfida, data l'apparente dualità dell'Universo, appunto due sono le soluzioni adottabili: scappare o combattere. Ebbene io scappo. Scappo e mi nascondo. E mi nascondo talmente bene da non ritrovarmi più. È che il nascondiglio che ho scelto è così buio... non si vede nulla, mi ci son persa... e poi è così rassicurante... non vedo perché lasciarlo. Anzi, quasi quasi mi metto a dormire: ci son giusto degli allori, lì. E sto quasi per addormentarmi, quando: "Loiiiis... Loooiiiis... oh Lois...ma'ndo cazzo sta oh?" Oddio... chi sarà... mi sto zitta-zitta, blu di paura: non so chi mi stia cercando e, in ogni caso, non voglio essere trovata. Eppure questa voce ha un non so che di famigliare, quasi rassicurante. Forse varrebbe la pena di ascoltare cosa dice, di capire: "chi sei? Cosa vuoi da me?" "Sono te!".  "Magari fossi me! Ma purtroppo no: io sono me. Comunque non ti ho mai visto, no

Non sono brava con le porte

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 "Mal di denti, mal d'amore"... ok, senti: a te il primo a me il secondo, che io c'ho già l'appendicite, milioni di ferite... Entonces, que pasa? Nada: devo accettare che mi piace, lasciarmi dilaniare dal primo che passa. Ricordi? La prima volta fui io ad aprirti. All'inizio ci riuscivo disinvolta. Poi, stolta, intrapresi una lite con quella porta. Mi dicevo: "hai tempo, che importa?", dunque con pazienza, e anche molta: chiave in mano-chiave nella toppa-girata-non gira-s'inceppa-tolta-rimessa capovolta-ritolta-ritorta-ma porca-vacca-porta! La odiavo quella chiave: sognavo di vederla morta, o per lo meno storta nella serratura (vera colpevole della seccatura) di quella bastardissima porta difettosa... schifosa! Che ogniqualvolta mi lasciava stravolta. Ed è così che, sconvolta, quasi sciolta dal sole e semi-sepolta dalla polvere, mi accingevo a bestemmia aperta di fronte alla porta chiusa, ad annunciare, a mo' di campanello: "c'è Lois

Non è un problema mio

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 "Nonèunproblemamiononèunproblemamiononèunproblemamio...". A furia di ripetermelo, forse un dì me ne convincerò.  Che poi andrebbe anche bene, se la cosa fruttasse... Fatemi capire: perché Johnny Depp ha diritto ad un risarcimento ed io no? Cos'è lui? Più bello... (so cosa state pensando: "Noooo, più bello non direi. Forse è leggermente più carino, ma solo di profilo... tu però hai un non so che di... davvero...ehm...". "Si lo so, lo so: maledetto doppiomento cadente dimmerda". Ok dai, mi son data la zappa sui piedi. Infatti ora zoppico. E non posso neanche mettermi in mutua, essendo disoccupata. Per questo quei 10.000.000 $ mi farebbero comodo. Se poi pensiamo che io, a differenza del bel John, di psicoproblematidisagiati ne ho beccati più di uno... Ma non voglio essere avida: mi basterebbe essere risarcita per l'ultimo dei miei insani legami. Quello che credevo potesse funzionare nonostante Lui. Ma Lui vince sempre. Lui fa promesse che poi non ma

Quest'anno non lavoro

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   "Bella la vita eh!? Due mesi in Messico... tornata finalmente... già ripreso a lavorare?" "Ehm... quest'anno non lavoro..." "Ah... eeeehm... come mai?" "Mah, non so... Vorrei dedicare tempo alle cose trascurate da sempre, me stessa in primis. Voglio capire chi sono, cosa voglio, dove sto andando. Devo imparare a padroneggiare lo spagnolo, per esempio. Chessò...non mi dispiacerebbe diventare istruttrice yoga. E poi, soprattutto, ho scritto un libro e l'ho pubblicato SENZA PAGARE di tasca mia. Insomma, credo che ora dovrei venderlo...no?!" "Aaaaaah... sìiii... bhe... ma non hai paura d'andar fuori di testa non lavorando?" "Io?! Ah ah ah ah... no... è sufficiente stilare una tabella di marcia giornaliera tentando di non disattenderla, senza agitarsi nè "sedersi" troppo nella nuova condizione... e poi, comunque, tentare di vendere il proprio libro È un lavoro" "Sì, sì... hai ragione... in bocca al lu

La Casetta torna a casa

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 Finalmente c'è l'ho fatta. Ho pubblicato la mia prima raccolta di poesie a tema amore e senza dover tirare fuori il becco d'un quattrino. Affinché non vi scandalizziate per la scabrosità dei contenuti (😈🤣), dato che SICURAMENTE LO ACQIUISTERETE&LEGGERETE, è necessario che ricordi che, come l'immortale De André cantò: "... i poeti, che strane creature: ogni volta che parlano è una truffa..."  P.s. Compratelo così la smetto di scassare