A volte ritornano

Dite la verità: quante volte, soprattutto a Natale, avete scartato un regalo non gradito, da scartare insomma, dunque da etichettare (a proposito: mai togliere subito le etichette!) come "riciclabile", che di 'sti tempi fa pure politically correct.
Come quella volta che, sotto Natale, uno dei miei più cari amici di gioventù, pensò fosse giunto il momento di farmi visita dopo la nascita di Viola, in Agosto, prendendo così due piccioni con una fava e, soprattutto, cavandosela con un regalo invece di due. Teneva in mano, fiero, il classico cesto che si compra già fatto per il prozio verso cui non si nutre particolare affetto. Di quelli che, nelle feste, affollano gli uffici in entrata e in uscita e che, secondo me, sono sempre gli stessi: dal venditore al cliente, dal cliente al prozio, dal prozio al venditore da cui è partito, di cui lo zio è fornitore. Avete capito, no? Quelli con il Grand dessert - spumante dolce - che di grande c'è solo deserto che si crea quando qualcuno ha il coraggio di stapparne una, i panettoni Maina-gioia, i cioccolatini quasi Novi e il salame Negroni invece che gli ingredienti per il cocktail. Ma non era tutto: il mio amico, capace di vendere uno stock di alberi di Natale al coniglietto Pasquale (uno per figlio), aveva allegato al cesto una coperta, sottolineando più volte, col suo fare brillante: "E' una coperta per neonati, non usarla tu, ne! Ahahahah!". Ovviamente non ispezionai subito il regalo, ma appena se ne fu andato, volli sbirciare, avendo da sempre un debole per le coperte. Fu lì che l'asino cascò. Subito saltarono all'occhio le dimensioni, che avrebbero tranquillamente accolto i frutti di un parto plurigemellare, e lì ti dici: "va bè, è un uomo. si sa, le taglie...", ma pochi secondi dopo, ecco da un angolino far capolino la spiegazione. Se ne stava là, nel suo elegante corsivo maiuscolo, l'iniziale di un nome. Peccato non averla ispezionata di fronte al mio amico. Gli avrei detto, sorvolando sulla stazza della copertona a tre piazze e mezza: "volevi stare sul vago? La V di Viola vìola la privacy? Meglio la più generica F di fiore, eh Fabrizio? Oppure 'sta F sta per figlia?". Ah Fabrizio, Fabrizio! Bel pacco di regalo riciclato. Anzi, doppietta. Massì, così è la vita: oggi a me, domani a te. Pure io ho riciclato regali, anche perché trovo la cosa etica e normalissima. Il problema nasce quando sei asociale e son trent'anni che frequenti le stesse tre persone. Mi è successo con una berretta di lana comprata di fretta, che si è poi rivelata pungere. Pensando di non far testo perché, alla fine, mi piacciono tutte, ma ne sopporto nessuna, credetti bene di riciclarla a Natale con una amica non così stretta. Questo 8 anni fa. Lo scorso anno me la sono ritrovata tra i regali di Viola. Ho provato a tracciare i possibili passaggi: da me alla mia amica, dalla mia amica  a sua cugina, da sua cugina ad un' amica della cugina, dall' amica della cugina alla sorella dell'amica della cugina, nonché madre dell'amichetta di Viola, appunto. E' proprio vero che: 
1) tutto torna;
2) le colpe dei genitori cadono sulle teste dei figli (trattandosi di berretta, poi...);
3) pungeva proprio 'sta cazzo di berretta. 
Ma dico io: perché dannarsi per il regalo a tutti costi (e che costi!), per il "e se poi me lo fa?" o l' "oddio mi son scordata di..."? Comunque, se proprio dovete farli, regalate me. Voglio entrare anche io nel giro del riciclo.

P.s.: Comprate il libro così la smetto di scassare!

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