Una malattia chiamata adolescenza
Carissima,
non ci crederai ma anche io, che adesso ho 46 anni e potrei essere tua madre, una volta ero come te. E pensavo, esattamente come te, che gli adulti, in particolare i genitori, non capissero un cazzo e fossero, addirittura, dei nemici. Come te soffrivo e non capivo perché. Ma invece di parlarne con qualcuno, ho preferito chiudermi in me stessa. E ho smesso di mangiare. Cercare di raggirare le attenzioni di mia madre, che ovviamente si accorse del vertiginoso calo del mio peso in poco tempo, era diventata la mia missione quotidiana. Il mio chiodo fisso. Sapere di avere il controllo su di me e sulla mia fame (sono sempre stata molto golosa) mi dava un senso di potere così inebriante che, spesso, nelle corsie del supermercato, mi fermavo appositamente a guardare i dolciumi con aria di sfida pensando: "Tanto non vi mangio!". Eppure la voragine del cuore aumentava di pari passo con il vuoto dello stomaco. Ma non sapevo ancora che crearsi problemi ulteriori per combattere quelli che già si hanno (o si crede di avere) non è mai una soluzione.
Alla tua età pensavo di essere la classica sfigata e guardavo alle altre con invidia, pensando fossero stelle in confronto a me. Una volta adulta, parlando con una di loro, ho scoperto che anche lei guardava me con ammirazione. Magari, se ci fossimo confrontate all'epoca avremmo capito che ognuno ha le sue qualità, i suoi punti di forza, le sue debolezze. In fondo basta parlarsi per scoprire che gli altri, probabilmente, ci guardano con occhi molto più amorevoli ed indulgenti rispetto a quelli ipergiudicanti che rivolgiamo a noi stessi. E qualora non sia così e dall'esterno giungano critiche e giudizi, ricorda che molto spesso le definizioni che gli altri ci affibiano, descrivono in realtà proprio loro perché proiettare i propri difetti sugli altri è la pratica più diffusa al mondo. Solo che nessuno se ne rende conto. In ogni caso non è mai bene affidare la responsabilità del proprio benessere alle persone che ci circondano ed agli eventi che si presentano. Io so che se cerchi bene dentro di te troverai un luogo sicuro al cui interno è custodita tutta la forza che ti occorre per essere serena indipendentemente da tutto il resto che, è vero, spesso è deludente. Ma sono convinta che la felicità è una decisione. Che va presa ogni mattina ancor prima del caffè. Buona vita... dipende da te.
P.s. E sappi che l'adolescenza, come tutto, prima o poi passa.
Che bella
RispondiElimina