Pieno Vs vuoto

Verso fine Agosto sono stata costretta al rientro forzato dalle mie liguri ferie causa convocazione, in quel di Cuneo, ai fini della scelta della scuola dove avrei voluto lavorare come a.t.a., acronimo di bidella. Perché averlo già fatto on line a Giugno non era sufficiente, sembra. È ovvio che ci vogliono determinati, noi bidelli... se no chi te li fa fare 92 km all'andata e altrettanti al ritorno. Se non ti perdi, ben inteso. Nera, non tanto per il ligure sole appena lasciato che filtrava dall'ombrellone e preso in acqua, quanto per l'incazzatura vista sfacchinata, mi accingo alla macchina con netto anticipo sull'appuntamento: sono le 12:00 e la convocazione è alle 14:00. Giro la chiave: niente. Di nuovo (ma poi perché? Che tanto sai benissimo che è la batteria e puoi stare lì fino a domani): infatti niente. Mentre rifletto sui segnali che l'universo pare inviarmi e vengo attanagliata da ben noti dubbi quali: "Sarebbe meglio rimanessi in disoccupazione?", "Non devo accettare l'incarico di a.t.a.?", "Cosa devo fare della mia vita?", "Chi sono: educatrice, poetessa o bidella?", telefono a mia madre per chiederle l'auto. Ma la sua, se si scalda, una volta spenta non riparte finché non è di nuovo fredda. Raggiungo la casa di mia madre, la quale nel frattempo ha sentito il meccanico per accertarsi che non si spenga quando è in moto, se calda, dunque parto. Con il serbatoio già prossimo alla riserva, perché sono fedele al famoso proverbio: "Non fare oggi quello che puoi fare il più tardi possibile, fingendo fino ad allora che non esista, anche se sai che peggiorerà la situazione, ma ora non hai voglia di pensarci". Quindi, incurante del fatto che fosse meglio fermarsi per la benzina subito fuori dal paese, a macchina non ancora calda, piuttosto che in itinere, sono partita. Con il leggero dubbio che sarebbe stato meglio fare la pipì a casa, ma ormai... A circa metà strada, quando il dubbio sulla pipì è ormai un'ingombrante certezza, mi s'illumina la maledetta riserva, spia di merda. Cerco di pensare a cosa fare mentre risuonano in testa le note di "Giuanin Pet Pet sigala, fasìa l'aviatur, mancaje la bensina, ha pisaie an'tel mutur...". In loop. Che per carità, sarebbe una soluzione, se solo potessi fermare questa macchina. Decido di utilizzare una piazzola di sosta per non doverla spegnere, perché non posso farla addosso e mi servono le energie psicofisiche al completo per pregare di non restare a secco con la benza prima di raggiungere il posto. Arrivo a destinazione con largo anticipo (40 minuti minimo), senza perdermi o tribolare a parcheggiare. Mi piazzo in un blu, davanti a quello che sembra l'ingresso principale, ma per non pagare 60 € di parcheggio, decido di attendere in auto fino alle 13:50 circa. Sì, perché, in tutto ciò, ho pure pochi soldi (7,20 € se ne sono andati nell'autostrada che non avrei voluto fare, ma si sa: la vita, a volte, ci conduce per strade che non avremmo immaginato. E anche Google Maps) e devo pure mettere benzina. Prima o poi. Ma più prima, adesso. Intorno alle 13:45 decido di buttare 2 €, valevoli per il parcheggio fino al giorno dopo, e cerco di introdurmi nell'edificio, incredula che sia andato tutto bene, per quanto non benissimo. Spingo la porta: chiusa. Spingo tutte le porte e non porte che vedo: chiuse. Sbircio dentro (sono di vetro): buio. Circunnavigo l'edificio da tutti i lati, tranquilla ma non tanto, finché scovo un varco penetrabile della fortezza...
TO BE CONTINUED... 
P.s. Comprate il libro NUOVO, così la smetto di scassare! 

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