Cadute

Cado spesso. Da sempre. Cado da ferma, salendo le scale, dal letto. Cado camminando, da seduta, scendendo le scale o stazionandovi. E sbatto, anche. Non c'è porta che imbrocchi al primo giro. Una bella spallata non gliela leva nessuno. Dev'essere un problema di scarsa percezione di sé. Tipo quando non hai ancora le misure della macchina nuova. È che io, più che nuova, son da rottamare. Com'è che non ho ancora capito bene dove finisco io e inizia il resto del mondo? E non dico tutto... almeno gli ostacoli.

Ricordo quando, a 5 anni, inciampai nelle gambe di mio padre e ci misi la faccia procurandomi un taglio da 3 punti pur di non buttare le braccia, poiché reduce da pochissimo da una pessima frattura all'omero (15 gg di H + non so più di gesso + settimane di torture riabilitative dopo), che a sua volta avevo rotto per non andar di ginocchia, causa di un recentissimo trauma estivo.

Siamo al mare e io cado sui miei giovani menischi&rotule un dì sì e un dì no, riaprendo croste fresche fresche. Al traboccare del vaso causa ennesima goccia (di sangue), mia madre vede rosso (sangue) e, con una certa decisione (e certi improperi!), mi trascina a mare per disinfettare e pulire. Io sconvolta: "come puoi Tu farmi questo?". Risultato: trauma + omero rotto + 3 punti al mento.

Negli anni la cosa è andata scemando. Credevo quasi di essermene liberata quando ricompare sotto le sembianze di mia figlia che, come nelle migliori famiglie, ha raccolto (da terra) i miei migliori difetti e li ha perfezionati, facendone quasi un' arte. Così ho ripreso a cadere. Forse perché quando hai dei figli devi (di tanto in tanto) tornare bambino un po' anche tu. Addirittura c'è chi sostiene che tutti dovremmo. E infatti se ne vedono: chi fa capricci per il traffico, per un telefono, perché vuole aver sempre ragione e non è mai colpa sua, chi vuole sempre ciò che ha già un altro, chi è tutto un "io... io... io"... Ebbene mia figlia ed io... noi, eterne bambine... noi cadiamo.

P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare!