Humanum est


Riflettendo sul verbo "errare" non può sfuggire che, nella meravigliosa lingua quale l'italiano è, esso significhi tanto "sbagliare" quanto "vagare". Lo trovo orribile, dunque rappresentativo del pensiero comune imperante in questa (a)società. Perché l'andar per il mondo senza mete e senza scopi dovrebbe essere accostato al concetto di errore?
Forse perché, ad oggi, se non sai chi/cosa vuoi diventare già a 3 anni (sorvolo sul fatto che l'antico monito "conosci te stesso" ossia diventa ciò che sei, è stato sostituito dal perigliosissimo "be what you want"...), sei un fallito. Devi avere un obiettivo (adesso va bene anche con due "b"... rafforzative). Devi sapere dove stai andando. Non importa se tutte le strade portano a Roma. Tu devi seguire il percorso più breve, scorrevole, possibilmente sorpassare gli altri (non importa se con manovre scorrette) ed arrivare prima di tutti. Altro che perdersi per le strade del mondo: "cazzo sei, un vagabondo? Guarda che mentre contempli il creato, c'è qualcuno pieno di scopi che già si gode beato la sua meta. Insistere nell'errare è un errore..."
Chissà sapessero che io consapevolmente erro tra gli orrori del mondo alla ricerca di nuovi e più entusiasmanti sbagli. Perché ho bisogno di crescere, sono una pianta: vado irrorata a gocce d'errore ogni tot ore. Che poi, come faccia ad essere sbagliata una cosa che ti rende imparata...  E io devo imparare, devo sbagliare, devo imparare a sbagliare di più e meglio.
Voi continuate pure sulla strada giusta, impostate il navigatore su scopi&mete sicure... Io seguito ad errare: voglio restare umana.
P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare! 

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