Abito lontano


Ci sono volte in cui perdo il filo dei pensieri e mi ritrovo di nuovo nella tua città. Ci sei anche tu, che cammini veloce davanti a me, che, per starti dietro, arranco (chissà se ti manco...). Per starti a fianco dovrei fare il passo più lungo della gamba. E, aggiungo a rischio di sembrare stramba, che mi piace seguirti senza mai raggiungerti: ho un debole per l'irraggiungibilità. E poi, di tanto in tanto, tu ti volti ed ogni volta è un incanto. Lo so che controlli ch'io ci sia, che sai della mia mania per la fotografia per la quale troppo spesso mi pianto in mezzo alla via, che ho il passo lento, un nonsenso dell'orientamento, il telefono spento, (io, comunque, ti sento...).
Sai di cosa mi pento? Di non averti trascinato in uno dei tanti negozi d'abiti da cerimonia. Sai quelli stile ballo delle debuttanti, tutti svolazzanti, seta e organza, di certo pure coi guanti. Magari, prima, per sentirmi più ganza, avrei proposto 2 Metzcal (a testa): eravamo (sigh) o non eravamo in vacanza? Poi, li avrei indossati per te, e sarebbe stato bello fare finta per davvero; avremmo riso all'idea che, alla mia età, più che debuttare son da buttare...ma già, la battuta viene solo in italiano e tu sei... così lontano che a volte il pensiero (mi manchi davvero...) mi dà la vertigine. 
E, con gli occhi velati di liquida caligine, mi rendo conto di quant'io ancora scleri, rifletto sull'origine dei pensieri di quando c'eri (mi sembra ieri...), o meglio: c'ero io. Penso all' addio "ma vedrai, ci rivedremo...". Chissà s'è vero o facevi lo scemo... 
Non so, ma se ci penso, oddio... tremo. 

P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare! 

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