Nuvol&Messico


Se dovessi dire, così su due piedi, se preferisco le stelle o le nuvole, non avrei dubbi: le nuvole. Per questo, credo, ho lasciato gli occhi del cuore nel deserto del Messico. Là ho capito che per un cielo così, farei a cambio persino col mare. Perché quel cielo, lo senti vicino. Tanto immenso,  pesante di nuvole e imminente che persino un bambino, tendendo la mano, può rubarne una e nasconderla in tasca. Nuvole, sculture animate di ghiaccio e acqua finemente cesellate dai venti, maestre di caducità. Transitano, mastodontiche creature di mondi di sogno: solo per poco, solo per pochi. Nuvole come figurine d'animali, da scambiare tra collezionisti: ciel'ho-nonciel'ho... Che sognano, da grandi, d'essere montagne o imitano il mare quando ribolle di schiuma. Nuvole vestite di pioggia o investite di sole che, zigzagando, cerca: vuole la più bella. E quando l'incontra è un incanto d'incendio. Nuvole nel cielo come pensieri nella testa: passano, non bisogna dar loro troppo peso, anche quando nere. Leggere.
Vorrei saltellarci su scalza, farmici un vestito o una parrucca . Vorrei mangiare le più spumose, usarle come panna sul caffè. Vorrei abitarle, ma per questo dovrei essere più leggera. Per ora mi accontento di starci solamente con la testa, tra le nuvole.

P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare! 

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