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M'illudo d'immenso

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Nella vita faccio la delusa. Non solo: faccio anche la mamma, la bidella, la collega, la casalinga, la poetessa, la figlia, la scrittrice, la (pessima) cuoca e, di tanto in tanto, la bambina. Perché faccio ancora i capricci anche io, come tutti voi, del resto. Mi rendo conto che, nel mio essere costantemente delusa, sono del tutto banale e pure un po' patetica: chi, da giovanissimo, non si è sentito speciale e, di conseguenza destinato a grandi cose? Provate a tornare con la mente a quando vi sentivate invincibili, padroni del mondo e misura di ogni cosa, e ricorderete anche la sensazione di cui parlo. Ebbene è capitato anche a me. Senonché, gli anni a venire mi hanno smentita, e non poco. Altro che "speciale"... alla faccia delle "grandi cose"... A meno che, per "speciale" non si intenda l'eufemismo con cui la gente mi si rivolge quando non ha abbastanza faccia tosta o confidenza per chiamarmi con i più realistici "particolare...

Bidello è bello

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Il lavoro di bidella non è così diverso da quello di educatrice professionale. E io, che credevo di aver cambiato per sempre settore, mi ritrovo, invece, ad aver a che fare nuovamente con la relazione. Con un' utenza diversa, certo: i bambini in luogo degli anziani, ma pur sempre di utenza si tratta. Essere bidella però ti solleva dalla fatica e dall'usura che comporta lo svolgere mansioni di ambito sociale. Perché si sa: relazionarsi costa fatica sempre, figuriamoci se diventa un lavoro. Ma nel mio ruolo, in cui il rapporto coi bambini è limitato ai caotici ingressi ed uscite, ai pochi minuti di intervallo, ai frangenti in cui uno di loro sta male ed aspetta l'arrivo del parente di turno in bidelleria o ai fugaci incontri in corridoio davanti alla palestra, ebbene nel mio ruolo non esiste lo stress derivante dal lavoro a stretto contatto con loro per ore ed ore. Mi piace incontrarli quasi esclusivamente nei bagni, alle 11:00, quando arrivano in branco rischiand...

(De)pressione alta

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La depressione depriva di tutto, come la più silenziosa delle ladre. A poco a poco, non vista, fa man bassa di risate e sorrisi, si appropria indebitamente di desideri e volontà, intasca la capacità di stare al mondo, ruba allo sguardo i colori che rendono gradevole il mondo e, al palato, il gusto della vita. In compenso, però, lascia lacrime a fiumi e un solo, inconfessabile, vergognoso pensiero fisso: morire. Ma senza il coraggio di farlo con le proprie mani. Così ci si trascina da un minuto all'altro con il peso di sé stessi e del mondo tutto addosso, lungo giornate vuote di senso, eccezion fatta per il senso di colpa derivante dalla propria condizione. Perché, in fondo: "Che cazzo c'è che non va? Hai tutto!". Ebbene, io non vado. Non vado bene affatto. Perché c'è qualcosa che mi lacera, una bestia feroce tutta zanne ed artigli che mi dilania, mi mastica, mi consuma come fossi io un pasto succulento. Certo che vedo le brutture del mondo! Certo che s...

Dio disegna

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La scienza è sempre stata scettica sull'esistenza di Dio. Alcuni dei suoi più grandi esponenti si sono dati veramente molto da fare per dimostrarne la non esistenza. Uno fra tanti Howking. Tuttavia fu proprio lui, in seguito, ad affermare: "(...)L'universo che osserviamo sembra essere il frutto di un disegno". Che non è come dir "Dio esiste" ma poco ci manca. Il disegno sarà ben stato realizzato da qualcuno, no? Il fatto che il cosmo sia sopravvissuto alla sua violenta nascita per dimostrarsi, miliardi e miliardi di anni dopo, straordinariamente adatto alla vita, ha instillato, anche nelle menti più scettiche, il dubbio che "Qualcosa" ci sia. E questo perché tutta una serie di cose (veramente tante cose e tutte insieme) è andata esattamente come è andata. Le probabilità che tutto ciò accadedesse erano così basse che persino gli scienziati dubitano sia merito di coincidenze fortuite. Un esempio tra tanti? La forza di gravità: se fosse st...

La nullità del Nulla

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Se ti incontrassi oggi non so cosa farei. Sarebbe difficile esprimersi con la bocca piena di parole colorate d'una rabbia che non demorde, mi divora anzi, dacché mi dimora. Ma vorrei comunque provare a spiegarti nei dettagli la malvagità condita di mendacia, viltà e distacco con cui mi hai maneggiata, con cura di farmi il maggior danno possibile. Se ti incontrassi oggi dovrei ostentare un'indifferenza che non so trovare in nessun dove, nell'oceano di rancore in cui ancor navigo. E non hai idea (d'altronde senza cervello come sei) della rabbia che provo nel covare tutta sta rabbia nei tuoi confronti. Manco fossi una gallina. Però la frittata è fatta davvero. "Bisogna andare avanti, superare, andare oltre..." mi si dice. Io, invece, sono sempre qui con i piedi ben piantati nell'odio. Il che non sarebbe un problema se la cosa nuocesse a te. Peccato che tutto questo livore, invece, non fa che male a me. Dunque va analizzato. Ebbene: da dove nasce? ...

Supereroi

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Secondo me siamo tutti eroi. Invisibili, certo, rispetto a quelli dei fumetti e dei film holliwoodiani nei loro sgargianti e scenografici costumi che ne esaltano le silhouettes perfette. Sicuramente meno apprezzabili nelle divise che tanti di noi devono indossare quotidianamente nelle rispettive mansioni. Infatti quelli dei film sono i supereroi, noi invece siamo quelli di tutti i giorni, gli eroi del quotidiano. Noi con le sveglie eternamente puntate alle 06:00 del mattino che prima di recarci a lavoro abbiamo già vissuto una quasi-giornata. Noi che, nonostante la sveglia prima dell'alba, voliamo durante il tragitto casa-lavoro, perché sempre a rischio ritardo. Noi che, una volta raggiunto il posto di lavoro, tiriamo un sospiro di sollievo per aver bollato in tempo, se è una giornata sì, se no pensiamo: "Ma che cazzo ci faccio di nuovo qui?". Siamo gli eroi di tutti i giorni, i cui occhi e le cui orecchie, che sarebbero state pensate per godere dei prodigi de...

Solo incisa non basta

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È scivolato via così tanto tempo che temo sia vicino il momento in cui comincerò a scordare i particolari con cui modulavi le note delle tue parole. Dicono succeda. Dev'essere un po' come con le voci dei bambini una volta che son cresciuti: non ricordi più come trillavano quando erano piccini. Le mamme che ci sono già passate tentano di mettere in guardia le altre in merito al fatto che dimenticheranno. Ma nessuna ci crede mai: come pensare che la voce di tuo figlio, che conosci dalla nascita, possa finire nel dimenticatoio? Invece è proprio così: provare per credere. E va da sé: mi viene da pensare che la stessa malasorte possa toccare anche alle amate voci di chi più non c'è. Ad oggi, per quanto mi sembri di non aver scordato ancora la tua, comincia a serpeggiare in me il dubbio di non ricordarla esattamente. Potrei averne perso le sfumature, le inflessioni, la cadenza. Ognuno di noi è convinto che quel timbro che è stato suo e solo suo, che abbiamo sentito fi...