(De)pressione alta
La depressione depriva di tutto, come la più silenziosa delle ladre. A poco a poco, non vista, fa man bassa di risate e sorrisi, si appropria indebitamente di desideri e volontà, intasca la capacità di stare al mondo, ruba allo sguardo i colori che rendono gradevole il mondo e, al palato, il gusto della vita. In compenso, però, lascia lacrime a fiumi e un solo, inconfessabile, vergognoso pensiero fisso: morire. Ma senza il coraggio di farlo con le proprie mani. Così ci si trascina da un minuto all'altro con il peso di sé stessi e del mondo tutto addosso, lungo giornate vuote di senso, eccezion fatta per il senso di colpa derivante dalla propria condizione. Perché, in fondo: "Che cazzo c'è che non va? Hai tutto!". Ebbene, io non vado. Non vado bene affatto. Perché c'è qualcosa che mi lacera, una bestia feroce tutta zanne ed artigli che mi dilania, mi mastica, mi consuma come fossi io un pasto succulento. Certo che vedo le brutture del mondo! Certo che sento le pessime situazioni "reali" in cui versano persone anche a me vicine! Tutto ciò dovrebbe consolarmi? Dovrebbe farmi stare meglio stile "mal comune mezzo gaudio?". Ma neanche per idea! È vero: non sarò certo la più fortunata del mondo, ma non si può nemmeno asserire che io sia la regina degli sfigati. Dunque, perché questo male di vivere insito dentro di me da sempre, per quel che ricordo? In tutto ciò, poi, la cosa peggiore è il disgusto verso se stessi, la certezza di essere patetici, la vergogna per i pensieri di morte che invadono ogni centimetro di cervello, l'imbarazzo per essere caduta vittima di una malattia invisibile che dai più, son convinta, è ancor considerata una serie di menate per gente che non ha problemi reali e seri. Chi è davvero nei guai non ha tempo di deprimersi no? Non lo so... io so solo che non ho piacere della compagnia di nessuno, mi manca l'energia per farmi persino un caffè e, a volte, ho addirittura paura di uscire. Però scendo dal letto tutti i giorni e mi sforzo di assolvere meccanicamente a tutti i miei doveri. Forse, invece, dovrei trovare la forza, il coraggio di lasciarmi andare a questa condizione, entrarci dentro con tutte le scarpe, nel tentativo di indagarne e comprenderne le cause. Perché finché seguiterò a fare finta che questo malessere, cui ormai sono assuefatta, sia normale, non ne uscirò mai. Nel frattempo, da "fuori" giungono consigli tutti uguali: "Fatti aiutare!!". Ma da chi? Dico io... come può uno sconosciuto qualunque smazzarsi la mia merda? Al di là del fatto che io non mi fido di nessuno in generale, ritengo poco probabile, nello specifico, che un estraneo possa capire cosa mi devasta e perché. Se non ci riesco io... "Aiutati che il cielo ti aiuta" dicono. Ma oggi il cielo è grigio e non aiuta un cazzo. Però s'intona al colore triste che ho negli occhi e che vado posando su d'un mondo altrettanto mesto. E, in questo devasto, resto.
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