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Cara micia ti scrivo...

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... così mi rilasso un po', siccome non posso condurti pel mondo alfin di goder dei tuoi favori in forma di fusa, che notoriamente posseggono poteri taumaturgici in fatto di cura dell'animo. Con questa mia, vorrei chiederti scusa per tutta la negatività che hai dovuto accollarti ed assorbire per causa mia: tu, esserino peloso e nero di appena 2 kg scarsi, te ne sei sobbarcati 50 e rotti di presomalismo pressoché costante. E da 11 anni ormai, dato che a breve sarà il tuo compleanno. Strano tu sia viva e non abbia appreso la sottile arte della bestemmia pesante. Eppure sembra ieri che entravo nel gattile con Viola ancor piccola. Lei avrebbe scelto il/la tuo/a compagno/a di cella dal vello bianco e nero, ma io ti avevo già adocchiata. E quando sei venuta verso di noi, come a dire "son io che vi scelgo", ho capito che eri tu. Così, con un semplice "... però anche questa tutta nera è bella" ho facilmente convinto Viola, che all'epoca era decisamen...

Giornate mondiali

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Oggi (che, quando deciderò di pubblicare quest'ennesima farneticazione, non sarà più ques'oggi) è la giornata mondiale del collaboratore scolastico. Del bidello insomma. È niente: mi sarei aspettata, andando a scuola, intanto di non dovervi andare, e poi, se proprio devo, di essere accolta da grandi festeggiamenti comprensivi di: servizio in camer... ops bidelleria, astensione dalla pulizia dei locali, valletto apri-porta, centralinista, manifestazioni d'affetto, performances a tema vario di maestre e bambini, omaggi e ossequi, per me e le mie colleghe. Invece niente. Ora, non voglio insinuare manchevolezze varie da parte delle maestre e dei pargoli: non è un problema imputabile a dimenticanza o mancanza di rispetto da parte loro nei confronti della nostra rispettabilissima figura. La questione è che, se si deve festeggiare qualcosa ogni giorno, si perde inevitabilmente il significato del concetto di "celebrazione". Ma andiamo a vedere nello specifico....

Vite rotte

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Essendo sempre più convinta che ciascuno di noi è malattia, dottore e cura di sè stesso, mi sono cimentata nella lettura del libro di cui parlerò, al fine di indagare, il più possibile in autonomia, le cause ed i sintomi della mia condizione di disturbata (da voi e di mio). L'autore ha grandi pretese: paragonare l'animo delle persone alla ceramica, materiale suscettibile di facili rotture. Egli ci accompagna, dunque, in un viaggio alla scoperta dell'antica arte giapponese del Kintsukuroi, che si serve di fogli d'oro o d'argento per ricomporre i frammenti degli oggetti in ceramica rotti. L'intento non è certo quello di mimetizzare o nascondere le riparazioni; al contrario, si tratta proprio di mettere in evidenza le crepe per rendere l'oggetto più bello e desiderabile, nella sua nuova veste lucente e preziosa. Insomma sembra l'arte delle seconde opportunità. Il libro crea un parallelismo con le persone: anch'esse, qualora si rompano, posso...

Darsi un tono

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Avendo preso la mano a tale indagine dei tratti che definiscono la mia specifica pazzia, ho continuato il ripasso degli appunti di psichiatria  con annesso ascolto esperti vari. Il tutto dopo aver attraversato ciascuna delle straordinarie fasi dell' "elaborazione del lutto". Che sono: 1) NEGAZIONE, ovvero "Ma che cazzo scrivono? Ah... Già gli appunti li ho scritti io... Va be... Che cazzo mi hanno fatto scrivere? Io non ho nessun disturbo. È il mondo che mi disturba. È la gente ad essere disturbata, non io... ". Oppure "Io sto benissimo. A patto di star da sola, non uscir di casa e aver nulla da dover fare...". A mano a mano che ci si avvicina alla seconda, ci si lancia in esternazioni quali: "Ok... Se ho un disturbo io, allora tutti gli altri?", che denota che si è maturi per la: 2) RABBIA. "È che cazzo! Spacco tutttooo. Di chi è la colpa? Cosa mi avete fatttooo, maledetttiii..." e, tanto per aver le idee confusamente c...

Do not disturb

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Stufa d'essere un malessere, ho deciso infine di andare a fondo (tanto più in basso di così...) in merito alla questione della tanto millantata unicità, particolarità, stranezza o pazzia che dir si voglia e che si attribuisce alla mia persona. Troppo a lungo mi son data a bere (a stomaco vuoto) la storia del "sono speciale"... Ma per fortuna giunge sempre, prima o poi, l'ora di mangiare la foglia. Foglia parecchio indigesta per altro. Così ho ripreso in mano i vecchi appunti del corso di psichiatria e ta-daaaaaaaa: c'ero. Dove? Nel 15/20% di persone che soffrono di disturbo della personalità. Tale patologia è suddivisa in tre macrocategorie le quali a loro volta comprendono 3/4 sottogruppi per un totale di dieci. La personalità degli individui che ne soffrono è rigida, pervasiva, poco adattiva e disagiante per essi stessi e per gli altri. Il fatto che abbia sempre pensato che il mio disagio si origini dal mondo, troppo pullulante di gente purulenta, fa...

Errori sul lavoro

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Nonostante abbia mai amato l'idea di "lavoro", ho avuto (ed ho) la fortuna di amare quelli che ho scelto. Ricordo ancora cosa pensai del mio primo lavoro vero, quello al centro di riabilitazione "G. Ferrero" di Alba: "Da qui non me ne vado più!". E in effetti poco ci è mancato: dopo 6 anni di quella professione, ero pronta per passare da operatrice a utente. In effetti quell'esperienza: mi ha regalato moltissime delle situazioni più arricchenti, divertenti, intense e terribili della mia vita; ha gettato luce sulle zone d'ombra che abitano ognuno di noi per quanto non lo si sappia o, se sì, si nascondano sotto il tappeto, come si fa con la polvere; tanto, tantissimo mi ha dato ed altrettanto mi ha tolto, e velocemente anche, visto che mi sono spesa tutta e subito, per poi rimanere senza manco l'energia di lasciarlo. Ci ho messo anni. Si sa: il primo amore non si scorda mai. Quasi fosse un innamorato, io l'ho amato ed odiato, ...

Dare i numeri

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Tanto per sentirmi ancor più disagiata di quanto già non sia, ho deciso di darmi alla matematica, materia i cui testi avrei dato alle fiamme ai tempi della scuola e fu responsabile della scelta, da parte mia, d'un indirizzo di studi che la escludesse il più possibile. Indirizzo che, col senno (e cosenno) di poi si direbbe sbagliato non tanto per via del mio nonsenso di orientamento e di penuria, negli anni '80/'90, di dispositivi quali smartphone e/o navigatori satellitari, quanto, piuttosto, per la mia tardiva passione per la fisica, le cui basi (× altezze : 2) poggiano su solide radici (non solo quadrate) decisamente matematiche. E niente... è un mondo tutto da scoprire e che mai manca di entusiasmare disagiati come me. Insomma, non era colpa della matematica in sé, e nemmeno della mia scarsa attitudine ad essa. Complici l'età acerba e la scuola che notoriamente fa di tutto per sopire interesse, passione e curiosità nelle giovani menti in virtù di valori m...