Vite rotte
Essendo sempre più convinta che ciascuno di noi è malattia, dottore e cura di sè stesso, mi sono cimentata nella lettura del libro di cui parlerò, al fine di indagare, il più possibile in autonomia, le cause ed i sintomi della mia condizione di disturbata (da voi e di mio). L'autore ha grandi pretese: paragonare l'animo delle persone alla ceramica, materiale suscettibile di facili rotture. Egli ci accompagna, dunque, in un viaggio alla scoperta dell'antica arte giapponese del Kintsukuroi, che si serve di fogli d'oro o d'argento per ricomporre i frammenti degli oggetti in ceramica rotti. L'intento non è certo quello di mimetizzare o nascondere le riparazioni; al contrario, si tratta proprio di mettere in evidenza le crepe per rendere l'oggetto più bello e desiderabile, nella sua nuova veste lucente e preziosa. Insomma sembra l'arte delle seconde opportunità. Il libro crea un parallelismo con le persone: anch'esse, qualora si rompano, possono essere aggiustate. Rimane da capire cosa fare con quelle che rompono... Comunque... La regina delle rotture, su cui il testo maggiormente vuole concentrarsi, è la depressione. L'autore parte col descriverne le caratteristiche, insistendo su di una di esse: la mancanza (o il forte indebolimemto) dello slancio vitale. In effetti, io, ho più slanci mortali, soprattutto se mi tocca uscire e incontrarvi. A fare la differenza, in condizioni tali, è la capacità della persona affetta da questa malattia, di generare entusiasmo in maniera autonoma. Esiste un segreto, oltre all'alcol, per attuare tale difficile processo: non cedere all'abbattimento. Però... Consiglione proprio... Un po' come dire: "Per ovviare alla sete che ti attanaglia, impedendoti di pensare ad altro, è necessario bere". Insomma: se non hai voglia di vivere, trovala. Un po' come dice il proverbio: se non lo sai, sallo. È incredibile: 244 pagine di verità così elevate che segreti di Fatima levatevi. Proverei imbarazzo per l'autore se non dovessi inchinarmi al suo genio: riesce a vendere enormemente più di me, dicendo in centinaia di pagine ciò che potrebbe in due righe. Ossia che il problema dell'essere depressi è la tristezza, laddove ci vorrebbe, invece, del sano entusiasmo. Per farlo, basta cambiare il modo di pensare. Ma pensa un po'... Chi avrebbe mai detto che, qualora si abbia la tendenza a formulare pensieri ripetitivi, dannosi e negativi, ci si dovrebbe sforzar di pensare positivo? O che, per superare un lutto devastante, bisognasse tornare a vivere? O che si potessero scrivere tali e tante ovvietà riuscendo non solo a pubblicarle per Giunti (alla frutta), ma anche a venderle? Sono certa che, se spulciassi l'internet, salterebbe fuori che l'autore di cotanta saggezza è pure l'inventore dell'acqua calda. Chissà se, alla fine (sì, si, mi ostino a leggere fino all'ultima parola anche le vaccate come questa) svelerà il segreto per sconfiggere malattie e morte: buona salute e vita eterna. Ok, sono ipercritica fino alla crudeltà: esistono, infatti, buone probabilità che questi siano concetti triti e ritriti solo per me, che sono un'avida lettrice ed ascoltatrice di conferenze. Un sacco di gente potrebbe, al contrario, trovare questo testo illuminante. Ecco perché 'sta mattina l'ho rifilatops infilato nella cassetta dei libri, anche se, mi tocca ammettere, in dirittura d'arrivo, qualcosa di utile, foss'anche solo come consolazione, è saltato fuori. Dall'alto della sua autorità in materia, egli tranquillizza tutti i depressi che si colpevolizzano per non impiegare abbastanza impegno nelle cose della vita. Egli, anzi, ci chiama eroi, data l'immane sforzo che ognuno di noi deve compiere ogni mattina per aprire gli occhi e metter giù i piedi dal letto. Sempre saputo d'essere una supereroina. Tra gli altri, il mio superpotere preferito è l'Imprecazione, che mi permette di sopportare maggiormente il dolore (sia esso fisico, sia psicologico) e spaventare nemici temibilissimi. Già Freud faceva riferimento al potere magico della parola, per non parlare della Bibbia secondo cui "In principio era il verbo" cui seguirono, nei secoli, soggetti, avverbi, preposizioni, complementi e articoli&improperi vari. E se una parola può creare, allora una delle mie bestemmie può radere al suolo intere galassie. Fossi in voi spererei che io decida di rivolgere tutta questa rabbia, verso me stessa, in maniera tale da lasciarvi vivere. Ma poi penso che non vi mancherei, data l'ottima mia mira, quindi... Giuro: vorrei davvero risparmiarvi, ma amo troppo spararops...sperperare.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare!
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