Darsi un tono

Avendo preso la mano a tale indagine dei tratti che definiscono la mia specifica pazzia, ho continuato il ripasso degli appunti di psichiatria  con annesso ascolto esperti vari. Il tutto dopo aver attraversato ciascuna delle straordinarie fasi dell' "elaborazione del lutto". Che sono: 1) NEGAZIONE, ovvero "Ma che cazzo scrivono? Ah... Già gli appunti li ho scritti io... Va be... Che cazzo mi hanno fatto scrivere? Io non ho nessun disturbo. È il mondo che mi disturba. È la gente ad essere disturbata, non io... ". Oppure "Io sto benissimo. A patto di star da sola, non uscir di casa e aver nulla da dover fare...". A mano a mano che ci si avvicina alla seconda, ci si lancia in esternazioni quali: "Ok... Se ho un disturbo io, allora tutti gli altri?", che denota che si è maturi per la: 2) RABBIA. "È che cazzo! Spacco tutttooo. Di chi è la colpa? Cosa mi avete fatttooo, maledetttiii..." e, tanto per aver le idee confusamente chiare, "Questa rabbia è uno dei sintomi dei disturbi o è quella della seconda fase dell'elaborazione del lutto? In ogni caso 'fanculo va!". Per fortuna: 3) MEDIAZIONE che no, non significa alzare il dito medio a raffica causa precedente rabbia. Significa scendere a patti con la propria sofferenza per tentare di porvi fine: "Eh va bene: io sono matta, ma voi, oltre che stronzi, lo siete ancor di più!". Poi, se tutto va (male) come deve, si entra di diritto nella magnifica ed agognata: 4) DEPRESSIONE, ovvero "Che vita di merda. Sono depressa perché disturbata e pure perché sto cercando di accettarlo in un processo la cui quarta fase la prevede. Pure la pazzia mi piglia per il culo". E si giunge stremati finalmente alla: 5) ACCETTAZIONE. No, non presso la reception del manicomio piu vicino... Tipo così: "Finalmente qualcosa che mi legittima dall'esistenza. Sono pazza? È vero... Pretendo dunque invalidità, pensione e la ragione sempre, grazie. Anzi grazie un cazzo, spacco tutto".
Ed è con questo bagaglio di consapevolezza che continuo la ricerca sul malfunzionamento della mia psiche. Perché una manciata di disturbi della personalità, "da soli", non bastano a spiegarmi tutta. E poi voglio un'invalidità più alta possibile.
Ed è così che scopro dei miei altri disturbi, più difficili da diagnosticare in quanto, se lievi, facilmente confondibili con esperienze normali e destinate a passare. Insomma "Siamo tutti tristi ogni tanto, no?". "Sì... ma non per giorni e giorni e giorni che si fanno settimane e poi mesi e poi anni e poi 'na vita". Pensare che colpiscono il 17% circa della popolazione mondiale e influiscono pesantemente sul buon funzionamento di chi ne soffre. Sto parlando dei disturbi dell' affettività, che sono tanti ma tutti caratterizzati dall'instabilità del tono dell' umore. Destreggiarsi tra i disturbi affettivi è più complicato rispetto a quanto non sia stato per quelli di personalità. Ho deciso che nel mio caso si tratta di disturbi dell' umore/disturbo depressivo, dato che mi par di avvisare, di tanto in tantissimo, sintomi quali: pessimismo (e fastidio a palate), tristezza tendente alla disperazione (tipo quando devo uscire di casa), scarsa autostima, senso di inutilità (son sicura che a voi non capita), sentimenti di colpa (neanche questo), vissuti di rovina, inadeguatezza, indegnità, apatia, incapacità di provare piacere o interesse per alcunché, sesso compreso. Ma noto anche: mancanza di volontà, debolezza generale, rallentamento psicomotorio, idee pervasive e persistenti, disturbi alimentari, deoersonalizzazione, insonnia/ipersonnia, disturbi digestivi. Per forza: chi vi digerisce è bravo. Almeno quando cascavo dal sonno, potevo dimenticarmi di voi per ore.. Bei tempi. Ovvio che, dormendo tre ore per notte, non ho un briciolo di slancio vitale, tutto mi fa schifo ed ho idee pervasive e persistenti di omicidio, no? Tanto se depersonalizzo non sono stata io. Devo solo decidere se mangiarvi, in maniera tale da soddisfare pure i sintomi da disturbo alimentare, oppure trovare metodi più veloci e indolori (non per voi). In ogni caso questa gamma di disturbi è riconducibile, come gli altri, a traumi infantili. Pare sia probabile che, per qualche motivo, io abbia smesso di richiedere cure perché intuivo che era inutile farlo. Infatti, in generale, io chiedo il meno possibile anche ora. Tant'è che ho cassetti ed armadi così pieni di richieste avanzate mai avanzate che neanche se piango ci stanno sogni e scheletri. Infatti non faccio sogni (se non di vendetta), bensì incubi. E i cazzi miei li racconto a tutti, soprattutto a chi sa abilmente servirsene per farmi del male. Dunque, dato che io non chiedo nulla, gradirei non chiedeste nemmeno voi a me, di abbassare i toni. Perché se mi gira il tono dell'umore, finisce che mi tocca allenare ulteriormente il tono muscolare e farvi neri. Tanto dentro lo siete già. Tono su tono, insomma.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

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