Cara micia ti scrivo...

... così mi rilasso un po', siccome non posso condurti pel mondo alfin di goder dei tuoi favori in forma di fusa, che notoriamente posseggono poteri taumaturgici in fatto di cura dell'animo. Con questa mia, vorrei chiederti scusa per tutta la negatività che hai dovuto accollarti ed assorbire per causa mia: tu, esserino peloso e nero di appena 2 kg scarsi, te ne sei sobbarcati 50 e rotti di presomalismo pressoché costante. E da 11 anni ormai, dato che a breve sarà il tuo compleanno. Strano tu sia viva e non abbia appreso la sottile arte della bestemmia pesante. Eppure sembra ieri che entravo nel gattile con Viola ancor piccola. Lei avrebbe scelto il/la tuo/a compagno/a di cella dal vello bianco e nero, ma io ti avevo già adocchiata. E quando sei venuta verso di noi, come a dire "son io che vi scelgo", ho capito che eri tu. Così, con un semplice "... però anche questa tutta nera è bella" ho facilmente convinto Viola, che all'epoca era decisamente più malleabile. E così sei diventata "nostra". All'inizio, a casa, non perdevi occasione di imboscarti in ogni anfratto possibile e inimmaginabile, soprattutto se la situazione si faceva affollata. Ricordo la volta in cui, cerca di qua, cerca di là, per la disperazione ci siamo messi a guardare letteralmente ovunque finché, aprendo la borsa di mia madre per puro scrupolo, ti ci abbiamo trovata rannicchiata. Che tenerezza. E quante volte sei rimasta chiusa negli armadi... Ai tempi ti chiamav... ehm... non ti chiamavamo Maramea (vedi quel mio problema coi nomi propri), ma era evidente che non ti si addicesse. Poi, a poco a poco, vivendoti, siamo giunte alla conclusione che non potevi che essere Malù. Ricordi? "Malù-Malù-Malù-Malù vieni un po' su, vieni anche tu..." quando venivo a recuperarti dopo una nottata di follie feline chissà dove. A proposito: tu mi sei servita da allenamento imponendomi la necessità di saper gestire l'ansia da genitore esaurito che attende, a casa, il ritorno del figlio sano e salvo. Quante volte, quando non ti trovavo subito fuori casa al mattino, impazzivo all'idea che ti fosse successo qualcosa. E quanta gioia, quando, invece, dopo l'ennesimo giro di ricerca, ti vedevo zampettarmi incontro miagolando. Credo tu sia stata la migliore delle addestratrici per la gestione di quel tipo di ansia genitoriale. E per fortuna sei sempre tornata. Avrebbe potuto essere perfetto tra noi: tu che ti dividevi tra la vita pantofolaia tipica del gatto e quella altrettanto felina di cacciatrice di vittime ed avventure; io che imparavo a gestire il rischio di lasciarti la libertà che meriti. Fino alla volta in cui sei sì tornata, ma non del tutto integra: 4 cm circa di coda erano del tutto privi di pelo, che era stato sradicato per lasciare solo carne viva e rossastra. Coda che, a causa d'errore umano (non mio) ha dovuto subire un intervento di amputazione. E che adesso ti rende unica, come fosse un segno particolare. Ci è voluto del tempo per capir che si trattava di iperestesia felina, patologia i cui sintomi sono noti, a differenza delle cause che la scatenano (che novità eh?!) e che porta l'animale che ne soffre ad aggredire parti di sé, autopraticando un'epilazione così radicale da lasciar scoperta la pelle e, se non sedato, addirittura la carne viva. Dopo l'ultimo attacco non ti sei più ripresa, per cui vai monitorata giornalmente e, al bisogno, vai trattata con un particolare psicofarmaco, dato che la malattia pare rientrare nei disturbi di comportamento (...). Ed è qui che voglio chiederti scusa: se è vero che gli animali prendono a somigliare, nel tempo, al loro umano di riferimento, ebbene, allora è colpa mia di tutti i tuoi mali: son cintura nera di autolesionismo, io. Certo, non tanto fisicamente (non mi procuro tagli, ma comunque mi maltratto con stili di vita poco sani quali, ad esempio, la tendenza ad ignorare i segnali di un corpo delicatissimo che imporrebbero riposo laddove io continuo a praticare yoga): il mio è per lo più un autolesionismo psicologico. Insomma mi bistratto con pensieri e parole perché non mi amo a dovere, facendo sì che, anche gli altri, mi trattino come io mi tratto. Ossia dimmerda. Dunque è per te e per le tue guance guanciute che ho deciso di smettere di odiare parti di me: affinché tu smetta di martoriare le tue. Ti direi che avrei voluto "incontrarti" prima, ma come? Non eri ancora nata. Ti dico, invece, che mi strazia il pensiero la tua storia che pur non conosco; ma se ti trovavi in gattile... So che non posso pretendere tu stia con me fino alla fine dei miei giorni: in linea di massima i gatti raggiungono i 15 anni. In alcuni casi 20. I miracolati anche 25. Tu sei per me il primo animale domestico, se escludo Viola, che pur essendo più vecchia di te ai tempi in cui ti adottammo, ad oggi è più giovane. Non so come affronterei la tua dipartita, per cui non ci penso. E, se sì, bado bene di scacciare il pensiero orrendo. Quindi procedo a goder del fatto che ci sei ancora e che sei proprio tu: 2 kg di palla di pelo nero, con 2/3 di coda non sempre provvista della usuale peluria, due guance paffulose (paffute e pelose: chiamate la Crusca), quintali di fusa già emesse ed altrettante ad attendermi. Nella speranza che, nonostante tu provveda anche troppo alla tua depilazione... ebbene, rimanga sempre la mia bella gatta da pelare.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

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