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Vasa inania multum strepunt

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'Sta mattina mi son son svegliata incazzata . Ok, ok, è vero: il fatto, di per sé, non costituisce una novità (sto pubblicando con una differita di 10 gg circa rispetto alla stesura del post, ma la situa è la stessa...). Mettiamola così allora: sono riemersa dal sonno più incazzusa del solito. E quando, come nel mio caso (disperato), non ci sono motivi particolari per nutrire l'astio che mantengo dalla nascita, quando, insomma, ti girano le palle per nulla in particolare, è un po' come girassero per tutto. Ora sarà sufficiente sostituire "tutti" a "tutto" per avere chiaro il quadro della faccenda. Ma procediamo con disordine. Se non ricordo male, il primo pensiero vibrante d'ira delle prime ore dell'odierna giornata, s'è involato alla volta della nutrita (per quanto andrebbe affamata) categoria di persone che ritengono il loro parere sulla qualunque così determinante per il destino della Terra da doverlo per forza esternare, seppu...

#SoloCoseBalle

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Basta parlare di cose (e persone) brutte: sto diventando monotematica al punto di annoiarmi da sola. Spalanco, dunque, porte e finestre alle pulizie di primavera di queste 4 mura che, da un po' di tempo, assomigliano alle mie prigioni. Forza: diamo fuoco alle polveri (o aspirapolvere come al solito?). Ok, seriamente... Mmm... sì... un attimo e sono sssubito da voi... Allora, vediamo... cosebellecosebellecosebelle... Eh. Uhm... Ecco: ci son... Ah, no, questa no... È che non so da che parte cominciare... Forse devo solo guardarmi intorno... Toh, trovato: Malù. Scovata in gattile, essa è entrata a far parte della famiglia ben quasi11 anni fa. Da allora, un susseguirsi di gioie, a partire dalle fusa, optional di serie di cui ogni gatto è dotato, ma di cui la nostra amata scienza non sa dare spiegazioni. Non credo sia il caso di dilungarmi in spiegazioni: chi ha, almeno una volta, accarezzato un felino, è a conoscenza del potere curativo che dalle sue fusa promana. E come no...

I mille volti del disagio

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Nel dubbio che il materiale per la seconda raccolta di versi (e non) dedicati ai miei amori tristi (e non) non sia del tutto sufficiente, mi accingo, controvoglia, a sprecare la mia arguta penna all'essere più insulso, inutile e dannoso che la disgrazia ha voluto incontrassi: tu. Nel farlo sono combattuta: scrivendo ancora di te, corro il rischio che tu ti senta investito (...) d'un importanza immeritata. È meglio sottolineare che parlo di te in questi termini perché effettivamente sono quelli che ti descrivono, non perché sono ancora emotivamente coinvolta (un limone è giallo, che sia o meno incazzato chi lo descrive, no? Ecco: anche le amebe sono amebe indipendentemente dal livello di rabbia di chi le guarda disgustato). Comunque... il libro s'ha da fare. Quindi lo farò. Sia mai che, scrivendone ancora, possa interiorizzare, incarnare, metabolizzare ciò che già m'è ben chiaro a livello mentale. Ossia che è solo colpa mia. Perché segnali ne hai dati. Oh, se...

Ma che alzare il gomito?

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Quando sopraggiunge un dolore in qualche parte del corpo, le persone normali sospendono le attività che potrebbero aggravare la situazione fino a completa guarigione, dimostrando di sapersi prendere cura di sé. Io no: fingo che vada tutto bene, fino allo schianto finale ed annesso stop forzato. Come adesso col gomito. E avendo molto più tempo del solito da scialacquare in inutili, dannose e folli elucubrazioni, sono giunta a conclusioni tanto illuminanti quanto destinate al dimenticatoio, non appena la situazione critica rientra. Del tipo: "Chi avrebbe mai detto che un gomito sinistro fosse implicato a tal punto e in cotante azioni apparentemente semplici, quotidiane ed innocue tipo muovere le dita della mano o starnutire?". Non c'è niente di meglio di un infortunio per toccare con mano (ovviamente quella sana) che ogni cosa è collegata. Talmente collegata che, dal male di partenza, in breve tempo si autogenera tutta una serie di dolori collaterali in punti de...

24 e 25 Febbraio

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Ciao. È da un po' che non ci sentiamo. Sono cambiate un sacco di cose da quando te ne sei andato. È cambiato il mondo. O forse è rimasto sempre uguale e, ad esser mutata è "soltanto" la mia percezione della realtà. Potrebbe trattarsi di storie vecchie che, di volta in volta, cambiano d'abito per andare in scena. Ma i veli sontuosi dietro cui si celano perdono via via di consitenza, evidenziando, in trasparenza, la sostanza. E la sostanza, al di là di ogni apparenza, è sempre la stessa. Anche tu, quando eri piccolo, osservavi le formiche? Sicuramente: in quanto piu vecchio, hai vissuto quell'epoca in cui la vita dei bambini non era piena di impegni, velocità e giocattoli, ma abbondava di tempo autogestito, lentezza e giochi. Quindi, avendo osservato anche tu quelle piccole creature nel loro incessante andirivieni fatto di improvvisi arresti, ripensamenti, drastiche inversioni di rotta, e nel marasma di azioni caotiche ed apparentemente prive di senso, a...

Paradossi e follia

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Adoro i paradossi. Probabilmente perché, spesso e volentieri (si fa per dire, dato che mi complica la vita che non avete idea), rientro anche io nella definizione del termine stesso: "contraria all'opinione comune". Tra i tanti, ho scoperto che ne esiste uno curiosissimo chiamato "paradosso del comma 22" che può essere spiegato con una serie di esempi semplici, del tipo: ho lasciato le chiavi dell'auto chiuse dentro l'abitacolo, di conseguenza: A) mi servono le chiavi per aprire l'auto, ma B) devo aprire l'auto per prendere le chiavi (di sicuro si sono ispirati a me con questo esempio di problematica stile dovecazzosonolechiavi?). Oppure: sono in cerca del mio primo lavoro ma: A) il datore richiede esperienza... peccato che, B) l'esperienza si matura lavorando. Insomma, due casi di cane che si morde la coda (il che mi consola del fatto che la mia gatta non sia la sola psicopatica che mastica parti di sé). Un ulteriore esempio è qu...

Chi sono mai?

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Per sopravvivere, negli ultimi 3quasi4 anni (cazzo, già?), ho trovato utile stordirmi di chiacchiere su spiritualità, ricerca di sé e crescita personale, sapientemente dispensate da gente del mestiere. A grandi linee, i punti saldi di tale percorso sono: 1) L' OSSERVAZIONE DI SÉ. Ogniqualvolta mi pongo come osservatore di una cosa qualunque, creo una distanza tra me (l'osservatore) e l'oggetto della mia osservazione. Ne consegue che io e l'oggetto in questione non siamo la stessa cosa (se poi questa distanza aumenta, essendo, io, miope, finisce che 'sto benedetto oggetto non lo vedo proprio più e bon: via dagli occhi via dal cuore. Come non esistesse). Se per oggetto, però, intendiamo un pensiero, magari fisso e/o generante emozioni dannose/inutili, diventa fondamentale sapersi collocare ad una certa distanza da esso. "Io non sono solo i pensieri che faccio", così come non sono soltanto la mia mano. E meno male, perché non ho mani bellissime e,...