Chi sono mai?

Per sopravvivere, negli ultimi 3quasi4 anni (cazzo, già?), ho trovato utile stordirmi di chiacchiere su spiritualità, ricerca di sé e crescita personale, sapientemente dispensate da gente del mestiere. A grandi linee, i punti saldi di tale percorso sono: 1) L' OSSERVAZIONE DI SÉ. Ogniqualvolta mi pongo come osservatore di una cosa qualunque, creo una distanza tra me (l'osservatore) e l'oggetto della mia osservazione. Ne consegue che io e l'oggetto in questione non siamo la stessa cosa (se poi questa distanza aumenta, essendo, io, miope, finisce che 'sto benedetto oggetto non lo vedo proprio più e bon: via dagli occhi via dal cuore. Come non esistesse). Se per oggetto, però, intendiamo un pensiero, magari fisso e/o generante emozioni dannose/inutili, diventa fondamentale sapersi collocare ad una certa distanza da esso. "Io non sono solo i pensieri che faccio", così come non sono soltanto la mia mano. E meno male, perché non ho mani bellissime e, soprattutto, penso principalmente improperi e parolacce. Anche perché, se e quando mi sovviene che devo osservare (cosa che andrebbe fatta "solo" costantemente: facile no?), è sempre già troppo tardi. Così, tuttalpiù, mi ritrovo ad osservarmi (allibita) ribattere quando avrei dovuto tacere, e tacere ove avrei dovuto ribattere. Capite, dunque, il perché delle suddette, solite bestemmie che elegantemente sfilano in ordine di blasfemia crescente nei meandri della mia oscura mente... In pratica devo applicarmi di più: basta con 'sto "occhio non vede cuore, non duole"; è tempo di "guardarsi e stare male". Anche se, effettivamente, vedendovi, io già lo faccio. 2) LA SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO su di noi, su ciò che d'intorno succede e sugli altri. Del tipo: qualora mi renda conto di aver appena formulato un pensiero d'invidia nei confronti di qualcuno, l'ultima cosa da fare è sgridarmi stile: "Eccooo... Vedi? Hai di nuovo provato invidia... Vergogna. Non devi farlo mai più...". Perché giudicarmi è il miglior modo per ricaderci. Strettamente legato alla sospensione del giudizio, sopraggiunge il punto 3) L' ACCETTAZIONE. Insomma: mi accorgo di un pensiero" cattivo", lo osservo, non lo giudico, ma lo accetto. Per riuscirvi, dovrei cantarmi miliardi di volte al dì: "Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu" guardandomi fissa nello specchio, ma ho espressioni facciali sconcertanti, imbarazzanti, che mi turbano e già così non dormo la notte... Non mi resta che passare al punto 4) RICONOSCERE che i difetti che più ci infastidiscono degli altri, incarnano lati di noi che non abbiamo ancora "visto"; qualora visti, non li abbiamo accettati, ma sottoposti a giudizio. Va da sé che nemmeno gli altri andrebbero giudicati. Madre Teresa di Calcutta diceva che  "se giudichi le persone, non avrai tempo di amarle". Perfetto: avendo mille validi motivi per odiare tutti, è chiaro che il giudizio mi diventa fondamentale. Per evitare troppi danni però, cerco di uscire il meno possibile dato che, della gente, mi infastidisce praticamente tutto ed è troppo doloroso accettare che l'odio con cui penso ad essa, sia, in realtà, tutto per me. Ad oggi potrei accettare giusto il regalo della vostra dissolvenza nel nulla [lettori esclusi (forse)]. Nel frattempo soprassediamo e passiamo al punto 5) FIDARSI DELLA VITA. Quasi fosse un'entità divina, essa tutto vede, a tutto provvede, sta sempre dalla nostra parte ed elargisce quel che crede, perché sa meglio di noi ciò di cui necessitiamo e di cosa, invece, non abbiamo bisogno. Come a dire che tutto avviene per un motivo, o che le persone entrano nella nostra vita per una ragione. Solo a me pare che la maggior parte ci entri a torto? Che poi il torto sia mio, che ancor mi ostino a tentare approcci con altri umani, oppur di questi, che si ostinano ad esistere e capitarmi tra le palle, beh... Bo!? Ma eccoci al punto 6) REALIZZARE che sono molto di più della persona che credo di essere. Son più di una fumatrice, un'educatrice, una depressa, una figlia, una poetessa, Lois, una rabbiosa, una madre, un'amica, una miope, un'inconcludente, una donna, una pigrona, un'ingenua, Luisa, una bidella, una che odia tutti e ama ilmarelenuvole&lafisica, un'insicura, una Ruchina, una delusa, un'insonne, una pazza, una che deve smetterla con 'sto cazzo d'elenco... In pratica si tratta di porsi la domanda delle domande (Chi Sono Io?) già sapendo che qualunque risposta non sarà quella giusta, perché in qualunque modo scelga di definirmi, starò delineando, invece, la mia personalità, uno dei ruoli che quotidianamente interpreto nella vita, lati di me o malsane (mie) idee sul mio conto, radicatesi nel tempo. Ed è inutile chiedere aiuto ad altri dato che (punto 7) "NESSUNO PUÒ AIUTARE NESSUNO", alias "il miglior modo di aiutare qualcuno è non aiutarlo" e (punto 8) "IO (ed io soltanto) SONO MAESTRA DI ME STESSA". Sarà... ma io, per ora, ho l'impressione di esser più bidella.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

Commenti

Post popolari in questo blog

Non oggi

L'uomo senza scarpe

Al di là delle ombre