Mezz'età

Sono nel pieno di una crisi di mezz'età. Quando ti rendi conto che frequentare i locali di un tempo assomiglia sempre di più ad una gita alla scuola dell'infanzia, quando realizzi che, come tu ti accorgi della gioventù dipinta sul volto degli avventori, anch'essi notano le rughe incise sul tuo, quando concludi che non ti garba che ti si chieda: "Scusi!" quando, nella calca di una serata danzereccia o di un concerto, ti viene pestato un piede o affibiata una gomitata nelle reni, ebbene... les jeux sont faits, rien ne va plus. E cosa resta? Una sfilza di serate cui avresti avuto voglia di aver voglia di partecipare e la coperta del divano cui affidare, manco fossi Linus, tutta la delusione e la frustrazione per non aver più l'età e, soprattutto, la grinta per farlo. Restano un sacco di tempo per pensare e qualche sporadico ricordo dei fasti del passato.
Come chi, molto bello, ha sempre puntato tutto sul suo aspetto fisico e si è sentito perso allo sfiorire della sua bellezza, io devo aver dato un po' troppa importanza al divertimento. Ed ora che le occasioni di uscire sono scivolate dalle mie vecchie mani a quelle dei più giovani, io mi ritrovo con un pugno di mosche. E io odio le mosche.
Insomma: la vita era già dura allora, tra lavoro, incombenze e problemi, ma poi, puntuale, giungeva il venerdì a sciacquare le brutture della settimana  e portare una ventata d'aria fresca. E allora si usciva, si andava a ballare, ai concerti, ad allegre cene. Adesso, lavorare si continua a dover lavorare, incombenze e problemi persistono, anzi sembrano moltiplicarsi... solo divertirsi non è più contemplato. Anche le occupazioni che un tempo riempivano i miei pomeriggi e che, ad oggi, potrei spalmare sulle sarate del fine settimana, hanno un retrogusto rancido. Leggere, per esempio: negli anni, ho letto così tanti libri che trovarne uno che mi colpisca è possibile solo se mi viene lanciato contro da qualcuno dotato di ottima mira (ho buonissimi riflessi). Passeggiare è rischioso perché di moda e si rischia d'incontrare gente. E io odio tutti. Ora, un conto era il bagno di folla sotto cassa, ove ogni possibilità di comunicare era preclusa dai volumi proibitivi, un conto è il bagno di folla "sotto casa": c'è il rischio che diventi un bagno di sangue.
Dormire è ormai un sogno. Ma ad occhi aperti: soffro di insonnia.
Scrivere è diventato un problema dati gli scarsi stimoli e le insignificanti esperienze che la mia piatta, noiosa vita fornisce allo scopo. A proposito di scopo: dovrò mica trovarmi un fidanzato? Ma come, se non si esce? Tinder? Ma se già dal vivo attiro solo ed esclusivamente disagio di cui non mi accorgo se non quando è troppo tardi, figurarsi se saprei subodorarlo da dietro uno schermo!
Almeno sapessi cucinare... altro che gallina vecchia fa buon brodo: il mio fa schifo.
Son dunque qui a chiedere ad altri vecchi come me: che fate per farvela passare? Io nulla: fisso spesso l'oblò della lavatrice (che aziono di preferenza nei fine settimana nella speranza di risparmiare, e per avere compagnia) e fumo come una turca sulla tazza del wc, attanagliata dalla sgradevole sensazione di dover far qualcosa. Ma senza sapere cosa. E nel caso in cui sappia cosa, non so come.
È davvero finita così? Cosa fanno le persone normali nella fase che intercorre tra la febbre del sabato sera e le gite ai cantieri della propria città? Aiutatemi. Fatelo almeno per Carlo, l'oblò della lavatrice, che ha 'na certa pure lui e non mi sopporta più. Aiutatemi, che qui, più sto dentro, più vado fuori.
P.s. Comprate il TERZO libro così mi consolo per il secondo!

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