Vecchia foto

Qualche giorno fa lo spacciatore di ricordi ha colpito ancora, recapitando al numero di telefono di mia madre una vecchia foto di te bambino. L'istante è stato rubato in classe, nella ormai chiusa scuola di San Rocco. Tu sei seduto nell'ultimo banco vicino a quello che, mi piace pensare, è di certo il tuo amico del cuore, ed indossi un bel grembiule nero con tanto di fiocco e colletto. Ammetto che, in prima battuta, non ti ho individuato, proprio a causa della smania di farlo che mi faceva scorrere troppo frettolosamente quei giovani volti sconosciuti. Ma alla fine ti ho trovato. Alla fine mi sono trovata: il tuo è lo stesso viso che compare nelle mie foto di bambina, in una versione leggermente più femminile (lo sai no, che mi confondevano sempre coi maschi?). Nel ritratto in questione sfoderi un'espressione seriosa, compita ed allo stesso tempo sognante, distante. Come se con la fantasia potessi vedere al di là dell'obiettivo del fotografo. D'altronde se non viaggia la mente dei bambini... Chissà cosa ti passava per la testa normalmente a quell'età...
In ogni caso, ora che so che "quello" sei tu, mi par impossibile non averti individuato all'istante: la tua è la "ghigna" dei Ruchin, di lì non si scappa. E poi le mani, che solo si intravedono, sono proprio le mie. Così tanto mi hai dato di te. Cose che non ho apprezzato per lungo tempo: le dita storte, le labbra sottili e quella sorta di doppiomento sommamente antiestetico. Difetti che oggi osservo con occhio più indulgente: sono pezzi di te che mi accompagnano nel mondo anche adesso che manchi da un po'. Vedendoti così piccolo mi rendo conto che non so nulla del tuo passato. Chissà se eri un bambino tranquillo ed obbediente, come io fui a quell'età, o scalmanato e monello. Eri ligio al tuo dovere di scolaro o facevi il lavativo? Sarai stato un leader o uno di quelli che si lascia "trascinare" dai più forti? Non eri certo un bullo, dato che proverbiale era la tua bontà d'animo. In ogni caso sono domande che rimarranno sospese. È proprio vero che bisognerebbe dirsi di più nel breve periodo che ci è concesso trascorrere coi nostri cari. Perché è spaventoso rendersi conto dei "colori" mancanti ed irrecuperabili che lasciano in mano un quadro della situazione dipinto solo a metà. Ma forse non è conoscere tutto di una persona che rende un legame speciale. Forse è quel che resta quando uno dei due non c'è più. A me, per esempio, restano le tue mani dalle dita storte, le labbra fini, la pappagorgia, la miopia, ma anche le gambe dritte e snelle, i capelli fini e ondulati, l'animo buono seppur mai quant il tuo. E son sicura che, da qualche parte, dev'esserci anche quell'estremo ottimismo che sfoderavi come una carta vincente anche nelle situazioni critiche. Sono fiduciosa che, cercando bene nel cassetto delle cose che mi hai lasciato dentro, un dì lo troverò. Se no a Viola chi lo dice: "Sta tranquila, rangiuma tut"?
P.s. Comprate il TERZO libro così mi consolo per il secondo!

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