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Visualizzazione dei post da maggio, 2024

Cara micia ti scrivo...

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... così mi rilasso un po', siccome non posso condurti pel mondo alfin di goder dei tuoi favori in forma di fusa, che notoriamente posseggono poteri taumaturgici in fatto di cura dell'animo. Con questa mia, vorrei chiederti scusa per tutta la negatività che hai dovuto accollarti ed assorbire per causa mia: tu, esserino peloso e nero di appena 2 kg scarsi, te ne sei sobbarcati 50 e rotti di presomalismo pressoché costante. E da 11 anni ormai, dato che a breve sarà il tuo compleanno. Strano tu sia viva e non abbia appreso la sottile arte della bestemmia pesante. Eppure sembra ieri che entravo nel gattile con Viola ancor piccola. Lei avrebbe scelto il/la tuo/a compagno/a di cella dal vello bianco e nero, ma io ti avevo già adocchiata. E quando sei venuta verso di noi, come a dire "son io che vi scelgo", ho capito che eri tu. Così, con un semplice "... però anche questa tutta nera è bella" ho facilmente convinto Viola, che all'epoca era decisamen...

Giornate mondiali

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Oggi (che, quando deciderò di pubblicare quest'ennesima farneticazione, non sarà più ques'oggi) è la giornata mondiale del collaboratore scolastico. Del bidello insomma. È niente: mi sarei aspettata, andando a scuola, intanto di non dovervi andare, e poi, se proprio devo, di essere accolta da grandi festeggiamenti comprensivi di: servizio in camer... ops bidelleria, astensione dalla pulizia dei locali, valletto apri-porta, centralinista, manifestazioni d'affetto, performances a tema vario di maestre e bambini, omaggi e ossequi, per me e le mie colleghe. Invece niente. Ora, non voglio insinuare manchevolezze varie da parte delle maestre e dei pargoli: non è un problema imputabile a dimenticanza o mancanza di rispetto da parte loro nei confronti della nostra rispettabilissima figura. La questione è che, se si deve festeggiare qualcosa ogni giorno, si perde inevitabilmente il significato del concetto di "celebrazione". Ma andiamo a vedere nello specifico....

Vite rotte

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Essendo sempre più convinta che ciascuno di noi è malattia, dottore e cura di sè stesso, mi sono cimentata nella lettura del libro di cui parlerò, al fine di indagare, il più possibile in autonomia, le cause ed i sintomi della mia condizione di disturbata (da voi e di mio). L'autore ha grandi pretese: paragonare l'animo delle persone alla ceramica, materiale suscettibile di facili rotture. Egli ci accompagna, dunque, in un viaggio alla scoperta dell'antica arte giapponese del Kintsukuroi, che si serve di fogli d'oro o d'argento per ricomporre i frammenti degli oggetti in ceramica rotti. L'intento non è certo quello di mimetizzare o nascondere le riparazioni; al contrario, si tratta proprio di mettere in evidenza le crepe per rendere l'oggetto più bello e desiderabile, nella sua nuova veste lucente e preziosa. Insomma sembra l'arte delle seconde opportunità. Il libro crea un parallelismo con le persone: anch'esse, qualora si rompano, posso...

Darsi un tono

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Avendo preso la mano a tale indagine dei tratti che definiscono la mia specifica pazzia, ho continuato il ripasso degli appunti di psichiatria  con annesso ascolto esperti vari. Il tutto dopo aver attraversato ciascuna delle straordinarie fasi dell' "elaborazione del lutto". Che sono: 1) NEGAZIONE, ovvero "Ma che cazzo scrivono? Ah... Già gli appunti li ho scritti io... Va be... Che cazzo mi hanno fatto scrivere? Io non ho nessun disturbo. È il mondo che mi disturba. È la gente ad essere disturbata, non io... ". Oppure "Io sto benissimo. A patto di star da sola, non uscir di casa e aver nulla da dover fare...". A mano a mano che ci si avvicina alla seconda, ci si lancia in esternazioni quali: "Ok... Se ho un disturbo io, allora tutti gli altri?", che denota che si è maturi per la: 2) RABBIA. "È che cazzo! Spacco tutttooo. Di chi è la colpa? Cosa mi avete fatttooo, maledetttiii..." e, tanto per aver le idee confusamente c...