Smart-yes

Nell'ultimo post (vi piacerebbe fosse stato l'ultimo davvero, eh?! Eh ben: invece no!) avevo individuato due possibili argomenti di discussione ed optato per il secondo di questi. E, per quanto mi renda conto che voi speravate lo avessi scordato, vado oggi a recuperare il primo: la percezione che crea la realtà. Torniamo per un attimo all'esempio da cui siamo partiti la scorsa volta: l'esplosione di un forte botto. Dal mio miope punto di vista (o, meglio, di udito) si era trattato dello sparo di un fucile da caccia. Per un'altra persona la responsabile del botto era sicuramente l'esplosione di una bombola di gas. Un altro ancora si precipita alla finestra per scrutare il cielo, perché crede si tratti di un tuono che preannuncia il temporale. Se nessuno di noi tre avesse avuto modo di verificare, come me che mi trovavo molto vicina al luogo del "misfatto", che trattavasi, invece, di un semplice idiotops, petardo, ognuno si sarebbe tenuto ben stretta la sua realtà, diversa da quella degli altri e, dal suo punto di vista, unica e vera. Ergo: esistono molteplici percezioni per ogni singola realtà. Ma ancor più sconcertante è il fatto che, se chiedessimo a più individui di riprodurre su foglio lo stesso albero, otterremo tanti disegni diversi quante sono le persone coinvolte, e non soltanto perché le capacità artistiche di ciascuno differiscono tra loro. È la percezione dell'oggetto osservato che fa sì che il "mio" albero sembri un vecchio scopino dal cesso e il "tuo" un secolare cedro libanese. Ma cosa determina la percezione facendo sì che quella dell'uno sia diversa da quella dell'altro? Le emozioni che suscita un dato fenomeno, originali ed uniche come ciascuno di noi. Ma se la realtà non è univoca e ne esistono tante quante siamo, allora è possibile assumerne una come punto di vista privilegiato? Si può dire: "Questa, e solo questa, è la vera verità!"? No: ognuna di esse conta quanto le altre (fatta eccezione per la mia, che conta molto di più, ma questo è ovvio. Tuttavia è bene ribadirlo). D'altronde già Giordano Bruno, 500 anni fa, ebbe l'intuizione che portò poi alla relatività di Einstein: se affermo che un gatto, [anzi una gatta, nella fatispecie la più magnifica tra le gatte che risponde (solo et se ne ha voglia) al nome di Malù (o Palù, Malla, il Mallo, Mallona, MalliPalli...)] è grassops, grossa, devo specificare rispetto a chi o cosa lo è. Se la paragono ad una pulce (che, modestamente, ha mai dovuto sopportare) essa appare certamente grossa. Ma se la paragono ad uno dei cani che, stando alle dimensioni delle merde di cui i marciapiedi sono disseminati, girano in pace&amore per le vie del risibilops, ridicops, ridente paese, allora devo affermare che essa è piccola. Se, poi, alcuni di questi cani sono elefanti (sempre stando alle merde), ebbene essa è minuscola. Quindi Malù è grossa o piccola? Non so: nel mio cuore, comunque, ci sta giusta-giusta. Ma bando ai sentimentalismi (ciao Malù: so che mi stai leggendo)... Il punto è: come raccapezzarsi in un mondo costellato di merdops, di realtà individuali spesso così diverse tra loro? Facilissimo: non si può. Non mi dite che vi è sfuggito il piccolo (ma piccolo rispetto a cosa?) particolare che il mondo è un puttanaio un cui ogni singola scheggia impazzita che lo popola crede di avere la vera verità in tasca: "Il mio albero è più albero del tuo e quello di prima era lo sparo di un cacciatore, idiota!", (togliendo la virgola prima di "idiota" cambia il senso, cambia l'idiota, ma va bene comunque lo stesso. Siamo o non siamo in ambito di relatività?) . Ma la realtà è che 'ste tasche sono bucate e la verità si è frantumata in mille pezzi cadendo. Tutto per colpa dell' intelligenza emotiva che non sa cucire e, soprattutto, dà vita alla percezione. Abbiamo, dunque, due problemi: 1) l'emotività, soggettiva dato che legata al vissuto personale (sento lo sparo perché provengo da un famiglia di cacciatori; penso all'esplosione di una bombola di gas perché è un evento che da sempre mi terrorizza; sono certo che è un temporale perché sono un contadino preoccupato per la siccità che perdura). E su questo fronte possiamo fare ben poco: ognuno si tiene il vissuto che ha e nessuno di essi ha diritto di essere preso in considerazione più o meno di altri. Poi: 2) l'intelligenza... Eh beh... qui, invece, possiamo fare qualcosa per sfoltire la faccenda. Se stiamo tutti il più fermi possibile, in modo che il sistema di riferimento sia lo stesso per tutti, possiamo verificare sperimentalmente che esiste un rapporto di proporzionalità tale per cui: la gente scema aumenta, quella intelligente scema.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

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