La festa di Montà

Sia chiaro: parlo per me, ma la Festa di Montà, quando finisce, lascia dietro di sé una scia di malinconia che ha nulla da invidiare alle scie delle pisciate degli ubriachi che si possono trovare, tutte in fila, nei pressi del muraglione di cinta del castello in questi giorni. È una malinconia che sfocia praticamente in un mare di tristezza. Sarà che la fine della Festa decreta un po' la fine della bella stagione, un'ultima fiammata d'estate quando le giornate si sono fatte già visibilmente più corte. Passare per piazza San Michele andando a lavorare il primo lunedì dopo la chiusura delle "danze", ha sempre un qualcosa di desolante: piazza vuota; musica spenta; plance accatastate le une sulle altre in attesa di essere riposte chissà dove fino a chissà quando; gazebo chiusi riuniti vicino ai tavoli del salotto, chiuso anch'esso; palcoscenico svuotato di tutta l'attrezzatura tecnica; spillatori non ancora smontati ma, ahimè, già privi di fusti; cestini dell'immondizia traboccanti della qualunque; bottiglie di vino e bicchieri semivuoti disseminati lungo tutto il tragitto che porta dalla piazza alle scalinate delle scuole elementari, ove da che mondo è mondo ci si trova a far quel che tutti sappiamo e dunque non dirò. Pensare che l'attuale scenario (eccezion fatta per l'immondizia non ancor del tutto raccolta) è molto simile a quello di quando si sta allestendo la piazza perché la Festa è alle porte. Ma ovviamente, nel frangente in cui fervono i preparativi, l'atmosfera è frizzante d'attesa, come quando la donzelletta de "Il sabato del villaggio" s'appresta al dì di festa ornandosi il petto e il crine. Adesso, invece, pare di trovarsi nel cimitero delle Feste e non perché ci siano effettivamente dei morti (per fortuna), a parte le suddette bottiglie e i già citati bicchieri semivuoti abbandonati per tutto il paese, bensì perché la tristezza si può tagliare col coltello. Ma d'altronde è fisiologico che sia così: quando un evento atteso volge al termine, lascia spazio ad un senso di vuoto (come la piazza), ad una tristezza e ad un'irrequietezza quasi insopportabili. Questo tipo di depressione ha un nome: Post Event Blue, ed ha delle cause note, tra le quali annoveriamo: lo stress accumulato durante l'evento (es.: intrattenere relazioni sociali con tutto un paese ivi incluso chi ti sta sulle palle); le aspettative non soddisfatte (es.: l'assenza di un sano rave nei boschi); il ritorno alla routine (da una quindicina d'anni a questa parte in Montà e dintorni c'è più un cazzo da fare); la solitudine (es.: dove siete Betta e Wich?); la pressione di essere felici (è faticoso dimostrare di esserlo sempre cantando, ballando e soprattutto bevendo, in particolare ad una certa...). A proposito di età la sola cosa buona dell'invecchiare, ma solo in questo caso, è che il tempo vola. In un attimo sarà Natale; di lì, in quattro e quattr'otto avremo Carnevale; subito dopo Pasqua e a quel punto in tempo zero due settimane di vacanze estive che non si ha manco il tempo di accorgersene e già sono andate. Poi finalmente di nuovo lei: la tanto attesa Festa di Settembre. Perché passano le proloco, passano i sindaci con le loro giunte comunali, passano le sbronze... solo una cosa non passa mai: la voglia di fare festa.
P.s. Grazie proloco!

Commenti

Post popolari in questo blog

Una malattia chiamata adolescenza

Beati quelli che piangono

Cresci