Decadimenti

Anni ed anni di lavoro a contatto con la vecchiaia e niente: ancora non mi ci sono rassegnata. In questi giorni ho scoperto un ulteriore inestetismo, frutto, appunto, della mia vecchiezza, a causa del quale diminuiscono le zone di corpo che posso scoprire mantenendo un minimo di decoro e, va da sé, aumentano quelle su cui è necessario stendere veli pietosi sotto forma di indumenti più coprenti. Pensar che sembra ieri che scoprii la mia prima ruga: quella sulla fronte, tra gli occhi. Ero in quel di Lisbona, di fronte allo specchio dei bagni di un campeggio e l'abbronzatura metteva ancor più in rilievo la presenza della maledettissima. Tant'è che la mia ormai ex amica me la fece notare con un sorriso beffardo spalmato sul viso. Sempre scelto belle amicizie io. Un po' come gli uomini... Comunque, all' epoca avevo 28 anni e, a ben pensarci, probabilmente quella ruga era già lì da mo'. Perché la vecchiaia inizia prima. Molto prima. La mia è iniziata a circa 18 anni, quando, per la prima volta, ho preso atto con immenso dolore di essere portatrice sana di cellulite. Che, per carità, non sarà una conseguenza diretta della vecchiaia, ma siamo tutti d'accordo che va aumentando vertiginosamente con l'età. Quella volta mi trovavo in un camerino di prova di un negozio di abbigliamento. E tutte sappiamo quanto siano inclementi, infami e bastarde le luci al neon di quei luoghi di perdizione. Ricordo che non ci potevo credere: io, appena uscita dall'anoressia, con la cellulite nell'interno cosce? Ho alzato e riabbassato i pantaloni che stavo provando almeno tre volte, come quando, di fronte a qualcosa di brutto, si chiudono gli occhi nella speranza che, una volta riaperti, questo sia svanito. Ma niente: la bastarda è rimasta. E negli anni è aumentata. Esattamente come le rughe.  E adesso ci si stanno mettendo pure: la pappagorgia cadente, i capelli bianchi, i peli delle gambe che a furia di non essere estirpati si sono rassegnati a cadere da soli per non ricrescere più ed i peli in faccia che, viceversa, cominciano a proliferare. Il problema è che non basta rassegnarsi una volta: le cose vanno peggiorando praticamente a vista d'occhio e ad ogni nuova magagna si deve attraversare una crisi, se non riorganizzare l'abbigliamento. E come la mettiamo quando hai gli armadi pieni di vestiti acquistati 25 anni fa che ti piacciono ancora ma: o sono gonne/pantaloni troppo corti che più non si addicono a ginocchia cascanti e cellulite varia, o canottiere/magliette troppo scollate e/o troppo corte per seno, braccia, pancia non più così toniche? Come la mettiamo con l'idea che è forse è meglio che cominci a vestirti come tua madre la quale cominci a capire quando ti diceva: " No, le gonne corte non me le posso più permettere con le mie gambe piene di vene!". Eh? Come la mettiamo. La mettiamo che niente: io non riesco a non fare una crisi ogniqualvolta ne salta fuori una. Stile che farei proprio i capricci. Ma dico io: invece di tante minchiate, perché non si inventa un metodo per "invecchiare" fino ai 25 anni per poi continuare a vivere fino alla morte, ma senza decadimento fisico? Ah scienziati! Ci han già fatto pure un film su sta cosa. Daje! Nel frattempo, indossando una canttiera perché non ho cuore di optare per magliette con manica dato il caldo, devo fare molta attenzione a come muovo le braccia in pubblico e all'angolatura con cui le espongo alla luce. Anche se, in effetti, una cosa buona dell'età e che si impara a sbattersene altamente le palle di quello che pensano gli altri in merito all'appropriatezza o meno degli indumenti che decido di indossare. Perché, alla fine, il problema è con me stessa. Quindi, in fondo, basta non mi guardi allo specchio. Ah specchio, specchio delle mie grane...
P.s. Comprate il TERZO libro così mi consolo per il secondo.

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