Scemo più scemo
Mi piacerebbe essere un'altra persona. È uno dei primi miei pensieri. Probabilmente perché ho sempre avvertito che nella mia diversità c'era qualcosa di strano; che qualcosa in me non andava. All'asilo, osservando le altre bambine intente nelle loro occupazioni, non riuscivo a capire, per quanto mi sforzassi, come potessero divertirsi giocando "alle mamme" o "alle maestre". D'altronde io preferivo scorrazzare con i maschi. Il problema è che, non essendo un maschio pur avendone l'aspetto, spesso venivo da questi esclusa o discriminata. Tutte queste cose, insieme, hanno contribuito a far sì che mi sentissi sempre più sbagliata ed inadeguata. E va da sé che la mia autostima ne è rimasta compromessa al punto da non spingersi mai oltre livelli subacquei. Tuttavia, purtroppo o per fortuna, il mondo è tanto pieno di coglioni che, alla fine, la stima in me stessa ha preso a risollevare la testa. E non sarebbe un male se, in maniera inversamente proporzionale, non diminuisse quella che nutro per il resto del mondo. Insomma non posso stimare contemporaneamente me stessa e gli altri: siamo troppo diversi. Qui si tratta o di amarmi e disprezzarvi o di odiarmi e apprezzarvi. E non so se sto peggio quando sono io a sentirmi l'ultima idiota indegna, o quando a sembrarmi tutti coglioni siete voi. Che vita di merda: frustrazioni in ogni dove. Per fortuna ho elaborato alcune strategie. Per esempio, quando mi sento troppo intelligente e corro il rischio di insuperbirmi, allora mi torturo con semplici problemi di logica (tipo un mattone pesa 1 kg più mezzo mattone. Quanto pesa il mattone?), e nel momento in cui constato che mi ci vuole una buona mezz'ora per risolverlo, mi do una ridimensionata. Se non basta, ne cerco di più difficili, così da sentirmi scema anche di fronte alle soluzioni spiegate. In alternativa tento di sistemare le scarpe nella loro scatola di cartone, operazione che richiede un tipo di intelligenza, quella spaziale, di cui sono del tutto sprovvista. E anche qui, dopo il terzo/quarto tentativo, me la tiro molto meno. Qualora invece mi senta l'ultima degli idioti, basta che esca di casa e mi guardi attorno. Spesso non è nemmeno necessario ascoltare i discorsi della gente. I periodi di mezza stagione (come questa) per esempio sono ideali per andare a caccia di intelligenti che si denudano "perché è Maggio" anche se ci sono 10 gradi. Per tutte le stagioni invece basta buttare un occhio ai guidatori intenti a scrollare il telefono. Quando non me la sento di rischiare di essere travolta sul marciapiede da uno di questi, o non ho voglia di sfoggiare il piumino in mezzo a gente in canottiera mentre c'è la bora, allora è sufficiente aprire i social, dove tra foto ai cibi e ai bambini nudi o ai post stile "3479 giorni di te/noi", mi rincuoro un po': c'è chi sta peggio di me. Quindi è vero: vorrei essere qualcun'altro o, per dirla alla Willie: "A volte vorrei lasciarmi, ma non saprei con chi altro andare". Allora "mi innamoro di me e ritorno a ballare...". Rigorosamente da sola. A casa. Perché oggi è una di quelle in cui odio tutti (e amo me). Ma tranquilli... lo faccio per voi: dicono si debba cominciare ad amare se stessi, prima di chiunque altro no?
P.s. comprate il TERZO libro così mi consolo per il secondo!
Commenti
Posta un commento