Dell'amore si sa nulla

"Mi manchi!": modo di dire interessante. Quando ce lo sentiamo dire ne siamo compiaciuti. E lo stesso vale per tutt'un'altra serie di espressioni quali: "Ho bisogno di te!" o "Senza di te non vivo!". Il fattore che accomuna tali locuzioni è il concetto di carenza che vi sta alla base. In ambito di tossicodipendenza, la carenza è quello stato in cui la mancanza di una determinata sostanza si ripercuote negativamente sul corpo e sulla mente dell'individuo che ne abbia abusato fino a poco prima. Quindi mi chiedo come sia auspicabile, in ambito relazionale, venir considerati alla stregua di una droga che venga, appunto, a "mancare". Peccato che le mancanze di cui ciascuno di noi crede d'esser vittima, non possono che essere colmate da noi stessi. Addirittura c'è chi dice che sono illusorie perché ciascuno di noi è corredato di tutto il necessario fin dalla nascita. Ma questo è un altro discorso. Torniamo a noi: siamo sicuri di voler instaurare relazioni con persone che si credono piene di mancanze? Davvero vogliamo diventare il "bisogno" di qualcuno? Se sì, è perché ci sentiamo incompleti a nostra volta e, per complicare ancor più le cose, andiamo a cercarci esseri simili a noi al grido di: "Siamo angeli con un'ala sola e possiamo volare solo restando abbracciati". D'altronde "chi si somiglia si piglia". È chiaro che secoli e secoli di baggianate sull'amore con la "a" minuscola diffuse da canzoni, libri e film abbiano arrecato danni irreparabili nel modo comune di pensare della gente che già di suo capisce un cazzo. Basti pensare alla canzone di Sting "Every breath you take" che, pur raccontando un episodio di stalking, è stata eseguita a migliaia (se non milioni) di matrimoni come fosse la canzone d'amore per eccellenza. Ma come può un'ossessione essere confusa con l'amore? Come può un tale desiderio di controllo su di una persona, manco fosse un oggetto, essere scambiato con l'attenzione e la cura verso qualcuno? È ovvio: perché l'idea di "bisogno" va di pari passo con quella di "possesso". Infatti si ha bisogno di quel che non si ha. E pur di ottenerlo si fanno pazzie. Tant'è che un'altra idea malsana in fatto d'amore è che esso renda ciechi di follia. Invece l'Amore con la "A" maiuscola brilla come un faro nella notte che tutto rischiara. È un Amore che non vuole possedere perché basta a sé stesso. Nulla vuole in cambio perché solo dona. Diversamente è un bisogno, un'idea di possesso, una furia cieca. E così andrebbe chiamato. Ma non è finita qui. Una delle cose più sconcertanti che ho scoperto sull'amore è che esso non è tanto il contrario dell'odio, quanto, piuttosto, della paura (di cui, poi, l'odio sarebbe conseguenza). Pensiamo, per esempio, alla paura di perdere l'altro, di essere traditi, di rimanere soli, di non essere all'altezza dell'amato/a, di non valere nulla senza di lui/lei.. tutte situazioni che spesso ci incatenano a relazioni tossiche o, come minimo, sbagliate. Ma questo, in nessun caso può essere Amore. L'Amore non dubita: si fida. L'Amore non rattrappisce: espande. L'Amore non chiude: si apre. In conclusione, per dirla alla De Mello: "Cos'è l'amore?" "L'assenza totale di paura", disse il maestro.
"E cos'è che temiamo?"
"L'amore!"
P.s. Comprate il TERZO libro così mi consolo per il secondo!

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