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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

Vai forte

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È una delle mie preferite quella foto in cui ti si intravede appena. Ricordo perfettamente il momento che ritrae, nonostante, come sai, io tenda a dimenticare tutto. O forse non lo sai. A dirla tutta temo che siano molte di più le cose che non sappiano l'una dell'altro. In fondo siamo (eri) sempre stati entrambi di poche parole, soprattutto in famiglia. La foto immortala Viola a due anni circa che, incoscientemente lasciata in piedi, dietro, tra i due sedili anteriori della tua auto, ti sprona come era suo solito: "Nonno vai forte!". Ricordi? A ben pensarci le donne della tua vita ti hanno sempre rotto le palle quando eri al volante. Mamma per esempio era tutto un: "Va piaaaaan!". A me, che odiavo guidare già ai tempi, bastava invece che mi portassi, quindi mi limitato ad un: "Andiamo!" Ad oggi Viola si è fatta più paurosa come è normale che sia, crescendo. E sono sicura che anche lei, come sua nonna, ti intimerebbe di andare piano. Ade...

Le domande dei bambini

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Ieri una bambina di sette anni mi ha chiesto: "Perché nasciamo se poi muoriamo?". Bene. Anzi male: come si spiega la morte ad un bambino? Come lo si convince che c'è un senso, anche quando non pare esserci affatto? Avendo più tempo a disposizione, avrei potuto correre il rischio, conoscendomi, di impegnarmi in una risposta scientifica stile: "Devi sapere, mia dolce creatura, che la Natura vive della morte dei suoi figli. Tuttavia nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Pensa all'albero che, al momento giusto lascia cadere le foglie, sue figlie, affinché, col tempo, esse possano decomporsi e mescolarsi alla terra diventando nuovo nutrimento per l'albero stesso." Facile no? Funziona così bene per tutto ciò che è naturale. Anche per noi umani. Tuttavia non consola affatto pensare ad un caro, o a noi stessi, "fare terra" per nutrire altri esseri viventi che a loro volta ne nutriranno altri, in un susseguirsi di passaggi c...

Mezz'età

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Sono nel pieno di una crisi di mezz'età. Quando ti rendi conto che frequentare i locali di un tempo assomiglia sempre di più ad una gita alla scuola dell'infanzia, quando realizzi che, come tu ti accorgi della gioventù dipinta sul volto degli avventori, anch'essi notano le rughe incise sul tuo, quando concludi che non ti garba che ti si chieda: "Scusi!" quando, nella calca di una serata danzereccia o di un concerto, ti viene pestato un piede o affibiata una gomitata nelle reni, ebbene... les jeux sont faits, rien ne va plus. E cosa resta? Una sfilza di serate cui avresti avuto voglia di aver voglia di partecipare e la coperta del divano cui affidare, manco fossi Linus, tutta la delusione e la frustrazione per non aver più l'età e, soprattutto, la grinta per farlo. Restano un sacco di tempo per pensare e qualche sporadico ricordo dei fasti del passato. Come chi, molto bello, ha sempre puntato tutto sul suo aspetto fisico e si è sentito perso allo sf...