Pericoli
L'altro giorno ho visto la morte in faccia. Per fortuna, intendo, io ho visto "lei". Perchè "lei", invece, non mi ha vista proprio, se non all'ultimo. Io, di contro, l'avevo così vicina da poterla riconoscere, ma non ne farò il nome per gentilezza. Tra l'altro era una vita che non vedevo la persona in questione: proprio vero che chi non muore si rivede. Ma non sempre ti vede: non nel mio caso, almeno. La morte, quel giorno, non era vestita di nero, non impugnava la falce e, di certo, non indossava gli occhiali da vista. Però era alla guida del macchinone che, spuntatomi alle spalle mentre transitavo diligentemente sulle strisce pedonali, nello svoltare a sinistra nella mia direzione, non vedendomi, se non quando già troppo tardi, mi ha sfiorato di un soffio. Non è un'esagerzione: letteralmente di un soffio. E ad una velocità sostenuta, se si pensa che eravamo in centro paese. Io non so se la morte viaggi ubriaca o col telefono in mano. Ma so che indossavo la mia invidiabile, chiccosa, vistosissima pelliccia arancione, cappuccio in testa compreso. Quindi, considerando che era, sì, l'imbrunire, ma tutti i lampioni erano già accesi, c'è da chiedersi cazzo guardasse il tipo. Spero non il telefono: piuttosto ubriaco. Fatto sta che me ne stavo tranquillamente tornando a casa da lavoro e riflettevo sulla maledizione delle bidelle del piano terra che paiono avere la tendenza, ultimamente, a cadere e rompersi la spalle (siamo già a meno due nel giro di due mesi). Quella sera, nel chiedermi se fossi io a portare sfiga alle altre, o se questo malocchio riguardasse anche me, stavo pensando appunto che avere un incidente di fronte ad un po' di testimoni, durante il tragitto lavoro-casa mi avrebbe garantito un bell'infortunio. Ed è proprio qui che è successo, o meglio, non è successo il fattaccio. È vero, mi sarò risparmiata una quasi certa gambizzazione e/o fratture multiple e scomposte al bacino, se non addirittura la morte. Però addio infortunio e meritato riposo: tocca andare a lavorare. Per la serie mai una gioia. Il fatto curioso è che, diversamente dal solito, quel giorno non ho tirato dritta come un treno (per incontrare meno gente possibile) verso casa, ma me la son presa comoda per spiare se i negozi cui li avevo dati, avessero affisso i manifesti della presentazione del mio libro di venerdì scorso. Quindi è probabile abbia schivato il disastro proprio per questo. Diversamente, facendo come sempre, ci sarei finita dentro in pieno. Che significa? Che non era la mia ora? Che la vita ha ancora qualcosa in serbo per me? Qualcosa d'importante intendo... Quando si verificano casi come questo, molti tendono a volerci vedere la mano di Dio o del destino, due "cose" apparentemente diverse cui affidiamo gli stessi poteri. C'è chi, invece, non ci trova nulla di trascendentale: c'erano molte probabilità che si verificasseun fatto, ma anche altrettante variabili atte a modificare il corso degli eventi. Poteva andare così, come no. In fondo quando lanciamo un dado non diamo particolare significato all'uscita di un numero piuttosto di un altro. Le cose vanno cone vanno. È un caso. Eppure, in situazioni di morte certa scampata per miracolo, ecco che la maggior parte di noi deve tirare in ballo Dio. Pensiamo già solo all'espressione "per miracolo" da me appena usata. Ebbene, se c'è lo zampino di Dio, che cosa vuole egli da me? Non lo sa che, in generale, un poeta diventa famoso solo alla morte, preferibilmente tragica? Allora non mi ha salvata, ma boicottata! Insomma, quale messaggio devo recepire da questa vicenda che, tutto sommato non mi ha scosso poi molto (no: nessuna illuminazione improvvisa sull'importanza e sul senso profondo della vita o sulla straordinarietà della nostra esperienza qui sulla Terra), eccezion fatta per l'infortunio mancato? Che se voglio morire affinché la mia arte ne giovi, devo comprarmi una pelliccia nera e coricarmi in mezzo alla strada? Che è meglio rinunci ai sogni di gloria? O forse il messaggio, qualora ce ne fosse uno, non era indirizzato a me, bensì al folle guidatore o ai vari testimoni? Io spero che dopo Natale, Dio si faccia anche lui uno smartphone come tutti, finalmente, affinché possa mandare messaggi un po' piu chiari e mirati. Con Whatsapp, per esempio. Perché qui si capisce più un cazzo!
P.s. Comprate il TERZO libro così mi consolo per il secondo!
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