Cose di casa
Mi chiedo spesso cosa fanno le cose quando non le osserviamo. No, non sono pazza. Cioè, sì, lo sono altroché, per cui mi perdonerete se mi piace immaginare che gli oggetti abbiano una vita segreta. Senza timore di essere etichettata animista, procedo dunque a ipotizzare quel cazzo che fanno, a mio parere, gli arredi, le piante, gli elettrodomestici, la gatta e la casa tutta quando la top ehm la tipa (che sarei io) non c'è. Allora, Malù se la cava sicuramente dormendomangiandodormendovomitandorimangiandoridormemdo quando non è troppo impegnata nella fase depilatorio-ossessiva dell'interno cosce, cosicché al mio ritorno possa io trovar ciuffi di pelo ovunque. Il che dimostra che nessuno, o meglio niente, in mia assenza, si occupa delle pulizie. Gli accendini giocano tra di loro a nascondino e, date le ridotte dimensioni, ogni anfratto della casa è buono. Non per me, quando li cerco, perché finisce che spesso si addormentano nel nascondiglio scelto per uscirne ore, a volte giorni, dopo. Le coperte né si piegano né si spezzano. Le stoviglie sembrano delle vere fancazziste dato che, sia che le lasci pulite sul ripiano della cucina, o sporche nel lavandino, al mio rientro le trovo esattamente come le ho lasciate. Gli indumenti invece, sembrano riprodursi ed aumentare, adagiati ad cazzum sulle sedie. Sedie che giocano alla sfilata, dimostrando grande spirito adattivo e di collaborazione. Le scale diventano mobili in salita e scivolo in discesa, per la gioia del Folletto, l'aspirapolvere che si diverte come una pazzo, quando non rompe le palle a tutti coi suoi scherzi idioti. Il tostapane fa squat e plank per diventare ancora più tosto e la lavatrice se ne sta in disparte, triste per la mia assenza: son l'unica amica che ha. Eppure glielo dico sempre che dovrebbe fare programmi per il fine settimana, farsi un giro ogni tanto, una vita, insomma. I fogli, bianchi e non, giocano a shangai con le biro, ma solo come scusa per toccarle. Le biro si scandalizzano di venir trattate da oggetto e organizzano manifestazioni femministe. Le orchidee indicono concorsi di bellezza di cui vorrebbero giudici i tronchetti della felicità. I tronchetti se ne sbattono le palle e cantano. O ridono in faccia a tutti. Mentre le piante litigano, provano balletti, canzoni e sculettamenti e schiamazzano, i libri per bambini della libreria accanto cominciano a raccontare storie a raffica per zittire il casino. I letti, dopo una dura notte di lavoro, riescono a dormire persino in quel bordello; i cuscini, invece, non sono ancora stanchi e giocano alla lotta. Il divano vorrebbe guardare un film, ma il pc preferisce le serie, dunque per lo più litigano anche loro e finiscono di vedere un cazzo. Anche i libri discutono animatamente per motivi vari: 1) politici, per cui troviamo Montanelli, Pansa, Lampedusa, Guareschi Vs Pavese, Fenoglio, Terzani, mentre la Fallaci non sa più da che parte stare perché non la vogliono né di qua né di là; 2) letterari, per cui sentiamo la Christie, Camilleri, Ellroy e Poe rivendicare il diritto del genere "giallo" d'esser considerato al pari degli altri. Idem Ende che non ne può più di veder le sue grandi verità, relegate esclusivamente a racconti di fantasia per ragazzini; 3) logistici, ossia la scalata alla conquista delle posizioni migliori sugli scaffali della mia enorme libreria, che scatena una guerra tutti contro tutti; 4) razziali: i libri già letti perculano i non ancora letti perché nessuno li ha ancora cagati. I non letti meditando vendetta per quando passeranno tra i letti.
Gli scheletri, spifferando ai 4 venti i cazzi miei con la complicità delle finestre prontamente aperte, prendono il posto dei sogni nei cassetti ed i sogni, pallidi come dopo un incubo, si chiudono negli armadi, giusto così per uscire dalla loro zona di sconfort. I lampadari oscillano accendendosi e spegnendosi per giocare, con le ante dei mobili che si aprono e chiudono, alla casa infestata. Le cinture si annodano tutte insieme per tentare la fuga dalla finestra, mentre asciugamani e stracci prendono lezioni di volo dal tappeto del bagno. Le spugne bevono (vedi vecchio post "Cosa resta quando l'amaro finisce"). Gli specchi si specchiano a vicenda per capire chi sono. Spazzolini e dentifrici son stufi di stare sempre in bocca e si lamentano un casino. La carta igienica, sentendoli, s'incazza per ovvi motivi. Il frigo piange. Le foto chiacchierano, per lo più amabilmente, dei bei tempi andati. Le immondizie varie si psicanalizzano a vicenda per elaborare il problema della paura del rifiuto e dell'abbandono. Le porte, da chiuse restano porte, ma una volta aperte son portoni. Se ne sbattono un po' di tutto e tutti e sbattono ogni volta che due stanze comunicanti cominciano a litigare o a far troppo casino. Capito perché, quando torno, Malù è sempre sulla porta, pronta alla fuga... Non ne può più di una casa che più che altro è un caso, quasi umano, strano. Praticamente un casino.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare!
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