Troppo amore per nulla

Faccio sempre più fatica a stare al mondo. E non me ne capacito. Invecchiando, speravo di apprendere l'arte di vivere. Ma mi illudevo: ancora resto appesa a qualcosa che, più che esistenza, è resistenza. Una strenua, disperata, fallimentare lotta ai nemici di cui pullula la mia quotidiana vita. All'intervento salvifico di qualsivoglia alleato non credo più da tempo, ma, maledettissima me, pare ci speri ancora. Sparatemi! Perché non ha alcun senso che, qualunque nemico là fuori, con un'offensiva da nulla, condotta con armi giocattolo, possa innescare devastazioni interne degne del peggiore degli inverni nucleari. Per quanto abbia accettato la contradditorietà quale insita proprietà dell'essere umano, la mia, proprio non mi va giù: desiderare l'approvazione della "gente". Ossia della macro-categoria i cui elementi mi disgustano, sia presi essi ad uno ad uno, sia raggruppati in insiemi più o meno densi [(perché, dunque, curarmi di lor, invece di guardar e passare (alle mani?)] . E sono persino stufa di ripetermi l'odio verso tutti, tanto più che, di esso, a nessuno frega un cazzo. Per non parlare della tragedia legata al fatto che, tale oscuro sentimento, non è che riflesso, proiezione, manifestazione dell'avversione che nutro nei miei confronti e che di me si ciba. Danneggiando, appunto, solo me. Nel tentativo di esorcizzarla, ho scritto di rabbia in lungo e in largo. Eppur essa non cessa di tormentarmi. Il che non sarebbe un dramma, se conducesse alla tortura di un qualcuno qualsiasi (o, ancor meglio, tutti) là fuori. Invece no: si traduce in tristezza cosmica nel giro di poco. Ed è difficile riuscir nell'atto di sterminarvi per le strade, tra singhiozzi ed occhi ciechi di lacrime. Più facile cilindri un palo. Però devo scendere a patti con la certezza che non è più sostenibile destinare le mie già flebili energie all'odio profondo per gente che non vale manco il "vaffanculo" che dovrei indirizzarle. È dunque necessario analizzare attentamente il problema, al fine di uscirne. O, almeno, farlo sfogare. E, come al solito: internet a me... Bene, vediamo... Ecco... Che cos'è la rabbia? Quali effetti ha sul mio organismo? Ebbene, pare ch'essa sia: 1) una reazione alle frustrazioni derivanti dal mancato raggiungimento d'un obiettivo; 2) una risposta alle ingiustizie; 3) una difesa da situazioni percepite come minacciose, stressanti o tristi; 4) una funzione adattiva dovuta all'istinto di sopravvivenza. Effettivamente, la maggior parte delle volte che ho a che fare con la gente mi sento minacciata. La cosa mi stressa o mi intristisce (3). Di conseguenza, per sopravvivere (4) all'ingiustizia derivante dal fatto che siffatta gente esista e mi tocchi averci a che fare, cerco la risposta giusta (2). Quando mi rendo conto che la sola risposta giusta possibile, sgorgata spontaneamente dal cuore e sintetizzata nel sempre verde ed esaustivo "vaffanculo", non è altro che l'obiettivo mancato (perché finisco sempre di ingoiarlo, invece di vomitarlo fuori), ecco che mi frustro (1). Frustatemi. Di buono c'è che la rabbia aumenta pressione e frequenza cardiaca: in pratica è la sola cosa che mi scalda e fa battere il cuore, tenendomi praticamente in vita. Di un po' meno buono c'è, invece, l'alterazione degli equilibri ormonali. Ma almeno ho scoperto la possibile causa dell'insonnia, che imputavo alla premenopausa. Uffa... Io la volevo... Ecco... Altro motivo di frustrazione per il mancato raggiungimento dell'obiettivo... Chevitadimmerdaoh!
E non è ancora finita, c'è ancora il punto 5): la rabbia come conseguenza o distrazione dalla depressione. Insomma un meccanismo di difesa che mi costringe a rivolgere la mia attenzione all'esterno, per distrarmi dalle sofferenze interiori. Ma che cazzo... Se è proprio guardando là fuori, nel mondo che pullula di gente, che sento salire dentro di me i sintomi tipici della rabbia: espressione contrita del viso; desiderio di proferire parole cattive ed offensive che, in confronto, un "vaffanculo" diventa un augurio di Natale; compiere gesti inconsulti verso se stessi e gli altri... Lo sanno tutti che dietro alle persone eccessivamente pacate, concilianti e pacifiche, che subiscono per anni cattiverie, aggressività ed invidia da chi li circonda, c'è spesso celato un potenziale serial killer... E, per chi non lo sapesse, sono nata lo stesso identico dì in cui Hitler vide la luce. A 44 anni e mezzo di distanza da quel giorno, io, non vedo più luce alcuna. A parte quegli obbrobri che chiamate addobbi natalizi. Ma sento chiaramente il desiderio di sterminare tutti, farsi più intenso. Perché detesto ognuno di voi, singolarmente, così come per categorie. Ma tranquilli: potete sperare che questa rabbia mi consumi per intero, prima che scatti finalmente la molla che darà l'innesco alla più imponente opera di pulizia etica della storia. Perché sì, vi odio tanto. Non si direbbe affatto che ci fu un tempo in cui vi amavo troppo.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

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