È proprio lunedì

Sono abbastanza persuasa che ognuno di noi riconosce negli altri solo ciò che già conosce. Questo perché sono un'ottima ascoltatrice e osservo (basita) con molta attenzione l'orrendo teatrino umano che quotidianamente mi si propina. E non conto più le volte in cui mi son sorbita l'ennesima lamentela in merito ai deplorevoli atteggiamenti di Caio, da parte di Tizio, il quale, del tutto inconsapevolmente, mette in atto gli stessi, identici comportamenti. Ne ho dedotto, dunque, che più qualcosa mi disturba, urta, infastidisce, più m'appartiene, seppur io non ne abbia coscienza (vedi pagliuzza dell'occhio altrui Vs trave nel mio). E qui casca l'asina [chi mi conosce e/o legge con costanza (ciao e grazie, Costanza) già dovrebbe sapere che, essendo una persona grave, cado in modo continuo e uniforme, spesso e volentieri]. Perché più invecchio, più tutto&tutti mi disturbano, urtano, infastidiscono. Detta in soldononi: tutta la merda che vedo fuori è null'altro se non una proiezione della merda che porto dentro. E meno male che non sono stitica! Pur costituendo il fatto, già di per sé, una tragedia, è niente in confronto alla consapevolezza di essere inconsapevole al pari di Tizio. Infatti m'osservo è m'ascolto un sacco, quando non sono sopraffatta dalla cacofonia e dalla violenza delle immagini da film horror che la realtà esterna proietta. E mi par di vedermi, per lo più, come persona, in linea di massima (ciao Massima e grazie della linea) pacata, gentile, disponibile, educata, onesta, buona e, addirittura, seppur con sforzo immenso, sorridente. Per carità, pur trasudando rabbia&trstezza da ciascun poro, ovviamente. Ma è probabile chedebba cambiare deodorante ed abbia una visione di me stessa completamente distorta, se, di rimando, il mondo mi si offre aggressivo, sgarbato, insensibile/ingrato, cafone, bugiardo, cattivo, scontroso. Perché, insomma, io, regina del "sì" e dell'assenso devo reggere una corona di rifiuti tempestata di "no"? Forse è del mondo che ho una visione falsata? Non so. So solo che, se è vero, come disse Joyce, che la vita è un'eco che altro non fa, se non rispedire al mittente il messaggio da questi inviato, è probabile che, quantunque io creda di aver detto "Ciao!", dev'essere passato un concetto diverso, tipo "Vaffanculo-ulo-ulo-ulo!". Maledetto linguaggio del corpo. Eppure lo so che costituisce più del 65% della comunicazione complessiva ed è universale. Ma, nonostante tutto, non ci presto attenzione, forse, e alzo il dito medio senza neanche accorgermene, ad ogni saluto che invio. Fatto sta che preferisco morir, se vero è che gli altri sono il mio specchio. Ma dato che morir non voglio, me la racconto con la storia dello specchio convesso, quella che si canticchia da bambini e recita: "specchio convesso non son io, ma tu il malmesso". Sapete no? Quelli che ti deformano rendonoti più alto, basso, magro, grasso...? Ecco: il mio rende tutto più stronzo. Anche se, in effetti, non serve disturbare gli specchi convessi, dato che uno qualunque di quelli normali, restituisce sempre un'immagine capovolta, ribaltata rispetto alla realtà. Quindi il problema non sono io, giusto? Se poi ci aggiungiamo pure che, anch'io, a mia volta, sono specchio dell'altrui "effige", possiamo concludere che il marciume che rifletto non mi appartiene, essendo solo ciò che degli altri rimando. E se c'è una cosa che rimando da veramente troppo tempo è questa: mettere le mani addosso ad un sacco di gente. Che si sa... un po' di sano linciaggi ops... linguaggio del corpo conta più di mille parole-olè-olè-olè-olè!
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

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