Ancora questa, poi basta

E poi, all'improvviso cade l'occhio sullo specchio della vecchia cassettiera, dove so d'averci nascosti, dentro ad una delle tante scatole di latta o dietro la cornice d'altre foto. Non ricordo. Ma so che ci siamo e siamo raggianti in quegli scatti: 4 istantanee che ci fissano in un attimo eterno d'amore già finito. Ti convinsi a farle, trascinandoti nella cabina d'un automatico a Chieri. Già... Chi eri? Non ho più avuto il coraggio di prenderle in mano: troppo presa, finora, a riprendere in mano la situazione. Ma confido di farlo un giorno di questi, per capire se posso ravvisare, tra particolari impressi su pellicola, segnali, suggerimenti, indizi di ciò che davvero sei, nascosti ad arte tra ciò che sembri. Magari saprò ravvisare un paio di pixel della realtà che ti abita. Già, ma quali? Stronzaggine e cattiveria? Falsità e vigliaccheria? Oppure chiusura e ottusità? Chissà... Intanto, l'unico foglio cui relegare tali, inutili e dolorosi pensieri che voglio comunque regalare al mondo, è quello che reca il testo di quella canzone. La mia preferita tra quelle che mi dedicasti nelle tue serenate virtuali. Virtuali, appunto... Come tutto il resto, tra noi. Prendeva polvere sul comodino, ma pare fosse già a portata di mano una delle ultime volte in cui ho consultato l'I Ching seduta sul mio letto. Sospetto che la domanda rivolta all'oracolo, in quel frangente, sia stata: "Com'è che il primo che passa, ha il potere di distruggermi? ". Anche ora son seduta sul mio letto. E penso che la risposta a quella domanda sia: "sono io che lo permetto perché la mia, più che autostima, è autolesionista". E ti dirò: sbagliano a paragonare alcuni uomini ai cuscini da divano, a (giusta) causa della loro inenarrabile inutilità. Perché, in effetti, il cuscino che fu" tuo", posizionato sotto le ginocchia qualora sia supina, o tra le ginocchia laddove decida di girarmi sul fianco, regala alla mia persona più gioie di te. 
Comunque, scusa davvero se scrivo ancora male della tua persona. È che: 1) batto il chiodo finché è caldo perché battere te non posso: latiti; 2) ho l'impressione di stare meglio, dunque temo che, a breve, questo filone narrativo sarà prosciugato; 3) è utile, di tanto in tanto, agganciare i lettori con qualche miniserie... Netflix docet; 4) la merda capita e, come quella che hai lasciato serve a me, parimenti, quella che ti lancio, dovrebbe servire a te, se saprai farne tesoro, "tesoro"; 5) pur non meritando nulla, te lo meriti; 6) da un po' di tempo girano strane voci. Ma mai quanto i coglioni. Quelli girano da sempre. E non intendo (solo) i miei: come ho detto, mi sta passando. Voglio dire che, coglioni che girano, nel mondo, ce ne sono a volontà. Che poi basterebbe girarssero alla larga... In ogni caso, se ti consola, fa incazzare pure me doverti dedicare tali e tanti brutti pensieri. Perché mi depriva di un sacco di energia che mi serve ed è chiaro che, ancora, ti sto dando l'importanza che non meriti (repetita iuvant). Ma, ribadisco, ne sto uscendo. No, non di testa. Cioè sì: era piena di pensieri troppo rumorosi, dolorosi, ridondanti... Non ci stavo dentro. Ma ciò che s'ha da fare, s'ha da fare. Così mi sono imposta di tornarci. E nella palude insalubre (ti prego di porre l'accento sulla vocale giusta, che non suggerirò) che m'hai lasciato, non posso che effettuare opera di bonifica. In merito al bonifico sul mio conto per danni morali, umorali, semimortali, invece, quando vuoi.  Se preferisci calcoliamo un mutuo a tasso fesso. O mi compili un assegno... Come puoi... L'importante è che la paghi. 
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 


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