la vita è bulla

Spesso e volentieri mi pizzico le dita nel cassetto dei sogni. Chissà perché mi ostino ancora a sbirciarci dentro... Sarà che sono tutta sola, qui, nel mio castello in aria, che negli armadi trovo solo scheletri da spolverare, e che mi annoio... Dunque, mi ritrovo ad aprirlo per liberare chimere, speranze ed illusioni, che, leste, balzano fuori, si separano e sparpagliano per nascondersi negli anfratti più reconditi delle infinite, ampie e polverose stanze del castello. Per quanto le insegua, esse sono abilissime nel seminari e confondermi, e, prima che riesca a decidere su quale di loro concentrare i miei sforzi, si sono dileguate tutte. Se, per caso, ne scovo una, già si è trasformata in disillusione, nel migliore dei casi. Nel peggiore, in incubo. In compagnia della delusione di turno, dunque, mi ritiro in camera da letto e, non avendo speranze a disposizione, nutro al loro posto dubbi e timori già di per sé obesi, mentre accarezzo idee che andrebbero prese a pugni e tento di farmi domande che non ci stanno. Del tipo: "Qualora esista, quanto conta il caso?". "Non so!, mi rispondo, ma certo, io ne conto parecchi di disperati...". Meglio convincersi che tutto avviene per un motivo. E, in effetti, quasi tutto è, per me, motivo di sconforto. Comunque, io, più che nelle mani del destino, mi ci sento sotto i piedi. Per questo mi sfogo spesso con l'acqua gin. Soprattutto se ho finito la Schweppes. Faccio bene? Faccio male? Nel dubbio faccio schifo! È che non so come investire il tempo senza ucciderlo: odio i tempi morti. E poi la patente mi serve ancora. E non ho voglia di uscire. In fondo non sto così male nel mio castello in aria: se mi affaccio da una delle tante finestre posso stare con la testa tra le nuvole... Non sarà il settimo cielo, ma a volte riesco a toccarlo con un dito. Soprattutto quando penso che un dì sfonderò... No, non il muro a testate. Anche perché, di certo, sceglierei uno di quelli portanti, facendo crollare tutto. A volte mi sembra di credere fortemente che ce la farò, in un mondo o nell'altro. Anche se preferirei in questo: basta con 'sta storia della celebrità solo dopo la morte! Non voglio godermi la fama in veste di fantasma. Primo, perché non ho lenzuola bianche; secondo, perché non credo ai fantasmi. Soprattutto a quelli che infestano il mio castello: sono dei bugiardi nati, anche da morti. Pensate che giusto in questi giorni, uno di quegli spirito-si, mi ha riferito che ti manco sempre. La cosa mi sembra altamente improbabile, dato che ho sempre avuto un'ottima mira. Vero è che, probabilmente, ti sposti spesso, messo male come sei. Non è così semplice centrare bersagli in movimento. E m'ha detto pure che pensavi davvero d'avermi colpita, ma si sbagliava: m'hai mancata pure tu. Comunque, a costo di passar da maschilista, mi sento di affermare che la colpa è di noi donne: dovremmo farci i furbi. Ed io dovrei trovare uno che si strappi i capelli per me: mi piacciono i pelati. Nel frattempo, farò come non ci fossi per non rovinarti l'inesistenza e cercherò di smettere d'arrovellarmi sul paradosso per cui tu, pur essendo un uomo di bella presenza, ti sei distinto per la tua assenza. E, soprattutto, devo pensare a me, tenere a mente che sono viva e vegeto. E che la vita non è fatta per essere sopportata. Infatti io non la sopporto. Che io mi aiuti: devo uscire dalla mia zona di sconfort, sperando di non passare da un castello in aria ad uno di carte. 
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

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