L'uomo senza scarpe - part 2 -


Con gli occhi fissi sui piedi dei soli individui di sesso maschile in cerca del paio scalzo, ci accingevamo alla frequentatissima panchina. Giunti quasi nei pressi, notiamo la presenza di una volante dei carabinieri, intenti, in quel frangente, a parlare con un civile fuori dall'auto. Apriti cielo: l'ipotesi che qualche dramma si fosse consumato somigliava sempre più ad una certezza, se già gli sbirri facevano domande in giro. Che fare dunque? Eravamo rosi dalla curiosità: se le forze dell'ordine erano già sul posto dovevano certo saperne più di noi. Ma mentre decidevamo se rendere partecipi i "colleghi" delle nostre elucubrazioni degne di C.S.I., più che altro per carpire a nostra volta interessanti particolari, questi salgono in macchina e se ne vanno, lasciandoci lì da soli a smazzarci il lavoro sporco. A nulla è valso corrergli dietro a piedi. Tornati dal tentato inseguimento, scopriamo che la panchina era ancora assediata da tre giovanissime, così inebetite dai loro telefoni (di certo più smart delle loro espressioni) da non notare i nostri sguardi insistenti stile stalker e i commenti a denti stretti (ma non strettissimi) del tipo: "Ma quando si levano dal cazzo, oh?!". Capiteci: avevamo indagini da svolgere, controlli da effettuare, un caso da risolvere, per quanto disperato. Emerse, infine, dai loro personali torpori, finalmente le tizie levano le tende proprio mentre, dalle vie del centro, sopraggiunge un uomo di una sessantina d'anni o più. Si trascinava dietro altre 2/3 valigie più borsame di plastica vario che ha mollato vicino alla solita panchina. Si è guardato intorno, ha verificato che il pacchetto di sigarette lasciato sulla panchina vicino a quella in questione fosse effettivamente vuoto, lo ha gettato a terra, ha esclamato a mezza voce: "Ho dimenticato..." e si è diretto di nuovo verso il budello, lasciando lì il valigiame (pieno di budella?). Appena certi si fosse allontanato a sufficienza, designato tra noi un "palo", ci siamo avvicinati alle valigie. Ma ora che l'uomo senza scarpe (ma in ciabatte) non era più senza volto né, per fortuna, senza vita, pareva brutto mettere mano nei cazzi suoi. Quindi ci siamo limitati a valutarne il peso: erano tutte pesantissime tranne la prima, che sembrava vuota. Non restava che aspettare il ritorno del tipo, che si è fatto attendere non poco. Quando è tornato si è diretto ad una delle valigie pesanti, l'ha aperta di fronte a 5 paia da occhi a palla e ha preso a estrarne coperte e telame, ripiegando con cura, prima di richiuderla, un costume rosa da bambina. Che avesse scordato la bambina da qualche parte? O era un assassino che collezionava souvenir delle vittime che stipava a pezzi nelle valigie prima di disfarsene in mare? Quale malcapitato attendeva la valigia vuota? Ma, subito, l'uomo ha cominciato a prepararsi un giaciglio sulla panchina con i teli e le coperte. Mistero risolto: era un senza tetto che di quella panchina aveva fatto letto. Triste... e banale per giunta. Anche se rimaneva il costume: a chi apparteneva? Era egli, dunque, un padre rovinato dalla perdita, anni fa, della figlia adorata? Un uomo distrutto che aveva perso tutto dopo aver perduto la "cosa" più importante? Insomma: la faccenda, da intrigante, si faceva via via più tragica. Era ora di lasciare perdere le elucubrazioni folli, lasciar dormire il tizio e andare a casa. D'altronde il caso era (quasi) chiuso e a noi, casi umani di cui all'inizio accennavo, non restava che ritirarci mesti, ma sollevati di aver evitato la figura di merda di sproloquiare con gli sbirri dei nostri sospetti e, in fondo, frementi per le nuove e mirabolanti avventure che avremmo certamente vissuto. 
P.s. Comprate il libro NUOVO, così la smetto di scassare! 

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