Un anno fa


Mi manca il cielo del deserto di Wadley, Messico. Mi manca la straordinaria immensità con cui, greve di nuvole, incombe sulle cose del mondo. Imminente al punto che sembra così semplice, anche per un bambino, allungare una mano, afferrarne un frammento e metterlo in tasca. Mi mancano le nuvole che giocano col sole a tutte le ore, tra albe e tramonti sgargianti, regalando, di tanto in tanto, impressioni di mare, più che di cielo. Impressioni che si fanno più realistiche di notte, quando il vento scuote i bassi arbusti e invita alla danza la sabbia del deserto, imitando lo sciabordio delle onde. Mi manca la vegetazione schiacciata al suolo e costretta ad armarsi di foglie puntute per difendersi da un cielo che minaccia di caderle addosso ad ogni istante. Mi manca l'incapacità del mio sguardo nel contenere la grandezza di una terra che è tante terre. Mi mancano i colori della Sierra che virano di sfumatura in sfumatura ad ogni cambio di passo d'un cielo sempre solcato da mastodontiche creature di vapore acqueo e cristalli di ghiaccio. Mi manca l'illusione della pioggia creata ad arte dalle bacche degli alberi mosse dal vento che picchiettano sulla lamiera del portico sotto cui un'amaca mi culla. Mi mancano i richiami degli animali e i frammenti di idiomi stranieri che giungono da strade e cortili polverosi. Mi manca la polvere sui piedi. Mi mancano le decine di cani sempre a zonzo e il fischio dei treni in corsa, lunghi una vita. Così come i vagoni marchiati Union Pacific in sosta per giorni e giorni su uno dei binari, che si spostano di qualche metro solo quando nessuno vede. Mi mancano le persone che ho conosciuto e che mi hanno accompagnato in quel tratto di vita. Mi strazia pensare che, molto probabilmente, non le rivedrò più. Mi manca persino quella maledetta serratura che non scattava mai e che ho imparato ad aprire quando era giunta l'ora di cambiare "casa". Mi manca restare ferma in un mare di niente da fare, ché di impellente c'è solo la meraviglia di fronte ai giochi di luci ed ombre in cui sole e nuvole si contendono i colori per dipingere la polvere del deserto e far sanguinare il cielo verso sera. Mi manca, in fin dei conti, la capacità di non restare attaccata alle cose, di stare nel qui e ora e di accettare che va bene così: anche se non è vero che siamo tutti sotto lo stesso cielo.
P.s. Comprate il libro NUOVO così la smetto di scassare! 

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