Mai dire mai - part 3 -


Ed eccoci all'attesissima terza parte del rocambolesco racconto "Mai dire mai". Penserete: "Ma quanto dura un mese a casa tua?". Risponderò: "Come siamo attenti, cari i miei secchioni, che ancora ricordate la filastrocca Trenta giorni ha Novembre etc... Bravi, promossi!". Anzi, questo lo penserò soltanto. Effettivamente ribatterò: "Ho deciso di fare di cotanto, miracoloso esercizio (assegnatomi da una persona straordinaria di cui dirò), uno stile di vita. Posso?". Quindi, se siamo tutti d'accordo procederei, non prima di avervi rassicurati del fatto che, al massimo,  a questa, seguirà ancora una quarta parte, e poi bon. Allora... Tocca subito lamentarsi della pioggia che mi impedisce parecchio nel mio proposito di lavare la macchina la quale, dalla prematurissima dipartita del mio caro padre, mai più fu intenzionalmente lavata. Ma, dato che le intenzioni contano quanto le azioni e il pensiero crea, la segno sulla lista e mi arrogo pure il diritto di affermare che la discesa di cotanta, abbondante, agognata acqua sia merito proprio del mio proposito di fare una cosa mai fatta. Cioè nettare l'auto. Potreste pensare che, del veicolo in questione, esiste anche un "dentro" su cui sfogare la mia smania di pulizie di primavera, perché chi, per sua disgrazia mi conosce bene, è al corrente delle condizioni di precari igiene&ordine in cui esso versa [cioè... sono io che (ci) verso... di tutto... ovunque]. Ma dato che ho di recente tentato di introdurmi su una vettura di modello e colore identici alla mia, converrete con me che, se assumesse un aspetto interiormente normale, potrei trascorrere intere giornate nell'intento di scassinare veicoli altrui. E io non ho tempo da perdere.
Procediamo: mai stata a Palermo. E qui ci sarebbero fiumi di parole da dire, ma pare piova già abbastanza. Quindi, mi limiterò alla parte del viaggio. Intanto, mai capitato che, effettuando il check-in on line, mi si assegnasse lo stesso identico posto sia all'andata, sia al ritorno. Ben più assurdo è che lo stronzo di turno del volo Torino/Palermo, non solo si sia seduto al mio posto finestrino, per altro da me ambitissimo, ma che pure, una volta puntualizzato quel che credevo un errore di disattenzione da parte sua, egli, con tutta la faccia di cazzo di questo mondo, si sia permesso di guardarmi con aria di sufficienza (l'unica che avrà preso, immagino) mista schifo/scazzo, latrandomi: "Si sieda lì (indicando l'odiato sedile lato corridoio)... È un problema?". E qui arriviamo al mio "mai", ossia quando mi perdonerò per non avergli tenuto testa. Spiaccicata contro il finestrino. Mentre lo pigliavo a schiaffi. Ma dato che è un periodo di quelli "c'è tutto che va", ho rimediato dall' hostess(o) un bel tre posti libero, che aspettava solo me. Peccato non finisca qui. Perché vi giuro, vi giuro che è la pura verità: sul volo di ritorno, stesso (mio) posto occupato dalla stessa giovane, perfida, faccia di cazzo, stessa mia non reazione, ma non stesso hostess(o) o comunque non stesso aereo (più corto, questo) per cui: nessuna fila vuota per me. Bensì odiato lato corridoio. E quel che è peggio è che il bruttimbusto, manco ci guardava fuori dal finestrino. Gli auguro di rubare al più presto il sedile alla persona sbagliata, ossia a quella giusta per insegnargli che, nella vita, bisogna saper stare al proprio posto. Soprattutto su di un aereo. Su cui viaggio pure io. E su cui abbia avuto il culo di farmi assegnare il lato finestrino, senza sceglierlo e pagarlo. 
Concludo, volutamente sorvolando su Palermo [non fisicamente, idioti. Fossi ancora in aereo, sarei in modalità aereo e non potrei postare. A proposito di post(i)], ma confermando che sto attivamente e prolificamente, lavorando sul versante "innamorarmi della persona giusta", accennato nel capitolo 2 di questa saga. Ma non vi dirò né come, né perché, né, tantomeno chi. Vi dico solo che è una cosa seria e che preferisco, per ora, custodire come un tesoro, un segreto. Al sicuro dalle invidie delle brutte persone che tutt'ora, seppur meno, bazzicano di tanto in tanto dalle mie parti, alle quali, come di consueto, ricordo che mai, in vita mia ho spiegato che se la loro vita è una merda, riversarla gratuitamente sul prossimo non servirà a nulla. Che la merda capita e va capita. E che se non hanno ancora realizzato che "chi è causa del suo mal, pianga se stesso", ebbene, qui, di voglia di farle piangere ne abbiamo.
P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare! 

Commenti

Post popolari in questo blog

Non oggi

L'uomo senza scarpe

Al di là delle ombre