Impercettibile


Perché non vieni a prendermi come facevi una vita fa? Un sabato sì ed uno no, uscendo dal portone, ti trovavo lì, contro il muro antistante la scuola, fermo ad aspettarmi. Certo, ora sono grande, anzi vecchia, il liceo è finito da un pezzo (a breve dovrò iscriverci Viola), ma io ho ancora bisogno di te. Che, quando ne combinavo una delle mie, tipo rimodellare l'aspetto della Lancia Y a suon di "na botta deqquà, una dellà" , dicevi: "Sta tranquila... Rangiuma tut!". Perché sai? Son piena di cose da aggiustare, a partire da me. Solo, credo, prima dovresti aiutarmi a raccogliere i cocci. Son sempre stata fragile. E la vita, raramente maneggia con cura i suoi figli. Ma negli ultimi tre anni il ritmo del mio sgretolamento ha aumentato i battiti. Potrei consolarmi nella speranza che gli spigoli di "ciò che resto" siano taglienti al punto da scoraggiare chiunque si avvicini. Ma non mi consola nemmeno più stare sola: da quando ci sguazzo, nel mio isolamento antisociale, sono diventata il peggior nemico di me stessa. Forse era meglio quando uscivo ed odiavo tutti. 
Mi piace credere, o meglio "sento", che ciascuno di noi sia custode d'una goccia d' eternità che, alla morte del corpo, va a diluirsi col Tutto. Eppure io fatico a ritrovarti nella maestosità dei colori d'un tramonto, nella freschezza d'un improvviso soffio di vento in estate, in quella luce che filtra dalla finestra e flirta con un fiore d'orchidea. E, per quanto ti ritrovi nelle dita storte delle mie mani e nella forma dei miei piedi, che a furia di camminare col tuo "andi", si stanno trasformando nei tuoi, non mi basta. Sembra impossibile che la sola condizione intimamente intrecciata alla vita, quale la morte è, sia praticamente impossibile da elaborare veramente. Insomma: "memento mori" ok, ma chi lo accetta/realizza fino in fondo? Non io. Io non ci riesco. Magari perché, intuitivamente, so che, in qualche modo, nessuno, mai muore davvero. Allora perché non ti "sento"? Ho cercato dappertutto: tra le fusa del gatto, nelle tinte incendiate d' autunno, nei frammenti di luna sul mare, nella puzza del fumo di sigarette... ma niente: non pervenuto. Di certo stai giocando a bocce in qualche luogo del tempo e dello spazio, dimentico di manifestarti attraverso le piccole, straordinarie magie di tutti i giorni. Ok... però guarda che m' andrebbero bene anche cenni tipo fantasma&poltergeist. Davvero: ho visto "Il sesto senso" e "The others" un sacco di volte e lo giuro: non mi spavento. Anzi: amo il genere. O almeno dammi un aiutino e fa in modo che ricordi i sogni, in maniera tale che diventino teatro dei nostri incontri. Non vedo l'ora di fumare con te (sì, fottesega se siamo in teatro) una cicca delle tue, di quelle senza filtro e, sputacchiando tabacco, chiederti: 
1) Come stai?; 
2) Dove cazzo sei stato per tutto questo tempo, papà? 
P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare! 

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