Let it snow

Come non apprezzare il cielo plumbeo-uniforme che incombe sulle nostre teste, quando tutto il resto del mondo è sepolto da una candida coltre di acqua ghiacciata in cristalli? Come non amare la sensazione monocromatica di soffocamento/claustrofobia che ti assale quando la mattina ti affacci alla finestra e constati che: "finalmente, cazzo, nevica!"? Già... Come? Ve lo dico io: non si può, a meno di non essere in età scolare e poter tornare a letto perché: "la scuola è chiusahahahah!". Figurarsi che a me, eccezion fatta per il discorso scuole+chiuse, la neve piaceva poco già da bambina. Sì, perché stare al freddo di allora con indumenti tecnici anni '80 che non possedevo era una tortura per liberarmi dalla quale ero costretta, volente o nolente, a muovermi, mani e piedi dolenti, in una lotta all'ultimo sangue contro il congelamento dello stesso nelle vene. Il che conduce ad una sola, possibile conclusione: riscaldarsi&sudare al freddo. Non conosco niente di più odioso (a parte un sacchissimo di gente). Ricordo come fosse ieri il brivido, quando, penetrate le difese di sciarpa/guanti/scarponinondaneve, fiocchi-kamikaze si adagiavano sulla surriscaldata pelle del collo, dei polsi o delle caviglie, con liquido dolore. Ah, i bei tempi... Ad esser sincera, in seguito, nell'adolescenza, ho vissuto splendidi momenti sulla neve. Le discese a rotta di collo lungo i pendii roerini, per esempio, armati soltanto di sacchi neri dell'immondizia a mo' di Bob. Very cool. O meglio, vere culate, e inenarrabili... Quasi quanto il dolore all'osso sacro che ne deriva. E che durava... oh se durava... 10 giorni minimo. Per fortuna si cresce e non si è più costretti a giocare sulla neve... Ma poi si diventa genitori e, all'occorrenza, tocca tornar bambini, soprattutto se tua figlia è figlia unica. Per fortuna ora c'è decathlon e l'abbigliamento tecnico... Quindi, se vedete una rincoglionita marchiata quechua da testa a piedi che combatte battaglie di (che)palle di neve e si agita, stesa a terra per riprodurre sagome di angeli, sì: sono io con un diavolo per capello. In realtà sto soltanto: 1) riflettendo che della neve mi sta sul cazzo tutto, pure John Snow; 2) riprendendo fiato dopo cotante, ludiche fatiche; 3) sbracciandomi per inviare corporei segnali d'aiuto al cielo, affinché ci metta del suo per far sì che, lesta, giunga l'ora di rientrare in casa; 4) trovando un'abile scusa per non dar vita al famigerato pupazzo di neve. O meglio dare LA vita PER il pupazzo... perché non so se ci avete mai provato, ma tra fatica e tempo, forse una vita non basta. Pupazzo del cazzo... Comunque, esiste un lato positivo della neve: attutisce suoni e rumori. Per ciò dovreste essere davvero molto vicini per poter udire salir al ciel, dalla sagoma dell'angelo, le accorate mie bestemmie.
P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare! 

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