Dio gioca a dadi


L'altro giorno guardavo un video di divulgazione matematica intitolato "Come funziona la probabilità?" . La preparitissima autrice del suddetto spiegava, servendosi del pratico esempio dei lanci del dado, che ogni lancio è indipendente dai precedenti, per cui ogni volta, ogni numero, ha la stessa probabilità di uscire rispetto agli altri. Tuttavia, se vi chiedessi quale numero avrà più probabilità di uscire dopo 6.000 lanci in cui il 6 non si è fatto vedere neanche una volta, voi probabilmente sareste portati a pensare che la seimilaunesima volta  dovrà per forza capitare il 6. Invece, come detto, esso ha esattamente le stesse probabilità di uscire degli altri, ossia una su sei. Dunque sembrerebbe impossibile fare previsioni sul singolo lancio. Eppure esiste una legge matematica "nascosta" detta "Distribuzione" che sembrerebbe dire ai dadi: "Fate un po' cosa volete, ma alla fine di tot lanci il 2 e il 6 dovranno essere usciti + o - lo stesso numero di volte. E, più assurdo ancora, è come se ogni dado pensasse ad ogni lancio: "Ok, di sicuro qualche collega deciderà per il 2 o il 6... Io, che ho le facce come il culo, faccio cosa voglio: Tiè un bel 3!".
Oppure:"Se la legge dice 2 e 6, io vado al massimo: ecco un 6!".
Così, dopo un nutrito numero di lanci, si può osservare che tutti i numeri sono usciti grossomodo lo stesso numero di volte. Insomma: la legge non è in grado di decidere l'esito del singolo lancio, ma dà indicazioni sul risultato di un numero di lanci ipoteticamente infiniti, al punto tale che, pur essendo ogni lancio indipendente dagli altri e pur non avendo (credo) i dadi la capacità di comunicare tra loro, alla fine di innumerevoli lanci i numeri si distribuiscono in maniera omogenea, come la legge prevede. Pazzesco.
Al che, l'alato mio pensiero vola nella terra della fisica quantistica. Nell'infinatemente piccolo i quanti si comportano come onde di probabilità apparentemente regolate dal Caos. Eppure la realta è costituità di particelle di materia che ci appare definita e regolata (casa mia esclusa; io nel mio infinatamente piccolo, lotto quotidianamente col casino di casa. E quanto!).
Per intenderci, la sedia della cucina è proprio lì, solida, stabile nella sua forma, col suo colore e le sue dimensioni (me ne accorgo ogni volta che le do un calcio a mignolo scalzo, nonostante sia rossa e si veda bene). Ma se potessimo osservare nel dettaglio, vedremmo che i quanti di cui è composta si comportano come onde di probabilità che, ad un certo punto "decidono" dove stare (di solito, appunto, contro il mignolo scalzo del mio piede). Come i lanci di dado, quindi: nel "piccolo" indeterminabili, nel "grande" soggetti a leggi osservabili. Il tutto mi conduce ad un'amara constatazione: matematica e fisica dimostrano che la teoria secondo la quale il pensiero di massa è facilmente prevedibile rispetto a quello del singolo, forse non è così campata in aria. E forse è per questo che ci vogliono il più omologati possibile.
Ma insomma: che cazzo siamo? Automobili? Io, in paga, mi omologo un cazzo. Infatti fò 'na vita dimmerda. Ma che fare ormai? "Alea iacta est!".
P.s. Comprate il libro così la smetto di scassare!


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